
Edito da EUROPA EDIZIONI nel 2020 • Pagine: 452 • Compra su Amazon
Il nuovo romanzo di Nicola Piovesan ha tutte le carte in regola per piazzarsi sui comodini degli amanti del thriller adrenalinico contemporaneo ma dal retrogusto ‘classico’, cui rimanda per impianto e dinamiche quel tanto che basta per non deludere gli affezionati.
La bellissima Alessandra Banti, ex Miss Italia e ora membro delle Nazioni Unite, si ritrova suo malgrado coinvolta in un autentico intrigo internazionale, che prende il via in occasione di un summit dell’organizzazione umanitaria di cui è portavoce dall’Italia a Tel Aviv.
Attorno a lei, quarantenne in cerca di un po’ di pace sul fronte sentimentale e strenuamente impegnata in cause benefiche, si muovono personaggi dai contorni più o meno ambigui, tra cui spicca, per lealtà e acume, l’amica di sempre, la criminologa Isabella Vicari, che da Roma farà molto di più che stare accanto ad Alessandra nei mesi intensi che vivrà in Israele…
Così, prendendo a pretesto un caso di presunta sottrazione di denaro alla fondazione cui Alessandra risponde, si snoda una vicenda dalle tinte fosche; omicidi, dissimulazioni, rituali massonici, sensualità… questi gli ingredienti più sapidi della storia.
Ci si sposta vertiginosamente tra Roma e Israele passando per Londra, e ci si ferma su certi aspetti della cultura e dei costumi ebraici, antichi e più moderni, davvero suggestivi.
Su questo sfondo, Alessandra verrà tirata dentro una rete in cui l’uomo che crede possa aiutarla a mettere la parola ‘fine’ a un matrimonio ormai stanco, si scoprirà essere non tanto il burattinaio che vorrebbe, quanto egli stesso una pedina, incapace di scalare i vertici di una vera e propria loggia segreta dalla tradizione secolare.
Nel nome del Maestro, o meglio del ‘Barone’, molti dei personaggi cui l’autore dà vita moriranno nel tentativo di salvaguardare interessi di portata mondiale, finché il Capitano Emanuel Biton non riuscirà a sventare i piani della setta e a salvare – con l’aiuto della Vicari e di alcuni influenti diplomatici – la vita di Alessandra. Sennonché…
E qui veniamo al gran finale, picco massimo di un inedito formidabile che sa coniugare un ritmo incalzante con la cura per i dettagli, e la passione per l’indagine deduttiva con l’uso sapiente di una lingua in grado di giocare su svariati registri. Un romanzo che fa riflettere sulla tutt’altro che netta demarcazione tra Bene e Male; un’analisi a trecentosessanta gradi della natura umana; un caleidoscopio di facce, eventi e rovesci davvero inquietante.
Proprio uno di quei libri che si muore dalla voglia di finire. E che, quando per ben due volte ci si illude di aver capito…

Roma, 20 settembre 2016
Lo studio sapeva di vecchio. Forse emanava lo stesso profumo di chi l’abitava in quel momento, l’essenza di un’età che non perdona, avanzata inesorabilmente, influenzando tutto ciò con cui l’uomo entrava in contatto.
Il presidente Tagliapietra ripose il cordless sulla base. La telefonata che qualche minuto prima Dolores, sua segretaria da una vita, gli aveva passato sulla linea privata, era terminata con un epilogo che neppure lui, dall’alto della sua esperienza, poteva prevedere. Si accasciò su una poltrona che aveva probabilmente i suoi stessi anni e attese che la mente metabolizzasse le parole appena ascoltate, frasi che appesantivano ancor più le già dense nubi sull’‘organizzazione’, facendo vacillare le solide basi su cui era costruita.
“Qualche ingranaggio si è inceppato e sta rallentando pericolosamente la macchina” gli aveva detto l’altro in tono sibillino. Non aveva aggiunto molto “per questioni di riservatezza”. Lungi da lui provare a contraddirlo. L’aveva già fatto una volta, pentendosene amaramente. Doveva solo accettare, suo malgrado, la decisione che gli era stata imposta.
Angelo Tagliapietra era un uomo dall’aspetto severo ma dall’indole tenera. Lo sguardo malinconico era incastonato nella pelle di un volto irretito da fitte ragnatele di rughe. Le più profonde custodivano ricordi di una vita non sempre facile, quelle più superficiali gli conferivano, al contrario, un fascino ancora vivo al cospetto dei settantadue anni appena compiuti. Prese a camminare tracciando un percorso perpetuo lungo i tappeti persiani disseminati sopra il parquet dello studio, muovendo morbido la sua elegante figura longilinea. Sostò davanti alla finestra osservando dall’alto l’andirivieni di turisti accalcati in Piazza di Spagna che a quell’ora – le undici del mattino – si prestavano splendidamente a scattarsi un selfie davanti alla scalinata di Trinità dei Monti o alla Fontana della Barcaccia. Il suo pensiero navigava però oltre quell’afflusso di persone, con l’eco ridondante degli ultimi avvertimenti. Da oltre vent’anni dirigeva l’organizzazione sul territorio italiano e mai, fino a quel momento, aveva dubitato di aver operato con limpida serenità al servizio degli altri. Riteneva poco rassicuranti i piccoli segnali che giungevano da altre sedi internazionali ed egli stesso, alla luce delle recenti novità, si sentiva messo in discussione.
«Signor presidente» si era appena sentito dire: «Fra circa un mese ci troviamo per fare il punto della situazione. Abbiamo bisogno che la Fusion Foundation mandi, e riceva al tempo stesso, segnali forti e chiari. Per questo motivo sono a richiederle un aiuto concreto».
Nel corso della telefonata, ascoltando le direttive, Tagliapietra si era limitato a rispondere a monosillabi riflettendo sulla remota possibilità di opporre un rifiuto.
«Forse si è già organizzato per il summit mondiale del diciassette ottobre. Intende partecipare personalmente?» gli aveva chiesto l’interlocutore, senza lasciargli tempo di rispondere. «Ascolti il mio consiglio, presidente: lasci perdere e si prenda un po’ di meritato riposo. Conosco la sua situazione, so di sua moglie. Comprendo il suo stato d’animo e proprio per questo la invito a staccare la spina, almeno per un po’». Gli aveva ricordato un lutto che faceva ancora fatica ad accettare. Un incidente stradale gli aveva portato via Maria e, allo stesso tempo, una buona fetta di voglia di vivere.
La voce aveva poi continuato, calma ma incessante. «Ha dei validi sostituti; la persona che verrà in sua vece sarà in grado di rappresentarla degnamente. In questo momento non deve pensare ad altro che a riposare. Lo stress da lavoro può essere letale, in certe circostanze».
Tagliapietra aveva assimilato in silenzio ogni concetto, abbandonando qualsiasi sforzo di ragionare ancora su quella questione. Avrebbe accettato il ‘consiglio’. Si sedette sul grande seggio. Escluse l’idea di chiamare Dolores per incaricarla di scrivere al suo posto e iniziò a battere sulla tastiera del computer.

Come è nata l’idea di questo libro?
La storia nasce da eventi realmente accaduti. La mia fantasia ha successivamente contribuito a costruire intorno a questi fatti un romanzo ricco di contenuti intrecciati, capaci di sciogliersi solo all’ultima riga del libro.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Un thriller è sempre complicato. Non è facile tessere una trama così elaborata senza cadere nella banalità o incorrere in errori consequenziali. Nel caso specifico de Il sesto passo c’è da aggiungere che non ho avuto modo di scriverlo con continuità, e questo forse ha rappresentato l’ostacolo più difficile da superare.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Scrivo gialli e naturalmente mi ispiro ad autori del mio genere: Dan Brown, Michael Connelly, Glenn Cooper sono gli scrittori che leggo maggiormente, ma non disdegno il thriller di casa nostra. Di Donato Carrisi, per esempio, ho letto praticamente tutto.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Sono nato e vivo da sempre a Vicenza. In vita mia mi sono spostato più con la fantasia per descrivere i luoghi dei miei libri che non nella realtà.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Il sesto passo è il mio quinto romanzo e le soddisfazioni da un punto di vista letterario sono in costante crescita. Sebbene debba continuare a lavorare in farmacia per mantenere la famiglia, non ho alcuna intenzione di fermare la mia vena artistica. In cantiere c’è un altro thriller e anche qualche possibilità sul campo della sceneggiatura cinematografica.
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