Edito da Pellegrini Editore nel 2019 • Pagine: 157 • Compra su Amazon
Perché osservare il cielo stellato? Cosa è una costellazione e quali significati ci tramanda? Come ci si orienta usando gli astri? Ѐ facile distinguere un pianeta da una stella?
Se vi è capitato di alzare gli occhi verso le “luminose” in una bellissima notte limpida e nella vostra mente sono affiorati e riecheggiano simili interrogativi, allora questo è il libro che state cercando! Qui troverete delle risposte.
Il testo, scritto in maniera sintetica e fruibile, vuole essere il davanzale di una finestra che guarda al firmamento, e fornire elementi utili per un primo approccio (e non solo) verso alcuni dei tanti aspetti che ci può offrire la pratica dell’astronomia visiva: una dell’esperienze più affascinanti che gli esseri umani possano compiere!
Perché osservare il cielo
Se è certo che gli antichi furono grandi osservatori del firmamento e che questa pratica fu per loro necessaria, oltre che piacevole, ci possiamo chiedere a cosa possa servire all’essere umano odierno, saper riconoscere le stelle. Appare ovvio che, con la diffusione capillare della tecnologia oggi a disposizione, scompare l’esigenza di orientarci con l’uso degli astri, a differenza di quanto accadeva per i nostri avi. Allora perché porre uno sguardo al meraviglioso cielo stellato e riuscire a distinguere un oggetto luminoso piuttosto che un altro? Effettivamente le motivazioni possono essere diverse. Vediamone alcune di seguito.
Concepire un concetto di natura “più ampio”
Scrutare il cielo può essere un buon viatico per acquisire conoscenze, che permettono di assumere consapevolezza su come è fatta la natura, al di là di ciò che normalmente percepiamo con i nostri sensi. Nel tempo sono state affinate tecniche e strumenti che hanno ampliato le nostre capacità di esplorare. Questo ci ha consentito di rivelare aspetti stupefacenti sulla realtà che ci circonda. Alcuni di essi, in passato, erano rimasti al più, solo studi teorici.
Basti pensare che, solo da pochi secoli abbiamo la certezza che la Terra giri intorno al Sole e non il contrario. Per molto tempo ha retto lo schema geocentrico ipotizzato dai filosofi e astronomi antichi tra i quali, Eudosso di Cnido (Cnido, 408 a.C. – 355 a.C.) che lo proprose, Aristotele (Stagira, 384 a.C. – Calcide, 322 a.C.) e Claudio Tolomeo (Pelusio, 100 d.C. – Alessandria d’Egitto, 178 d.C.), da cui prese l’espressione di sistema tolemaico.
Tutto ciò fu confermato da Galileo Galilei (Pisa, 1564 – Arcetri, 1642). Lo scienziato italiano, grazie alle sue osservazioni con un telescopio auto-costruito, riuscì a dimostrare la reale esistenza del sistema eliocentrico (il Sole al centro e tutti i pianeti orbitanti attorno ad esso), in linea con le ipotesi dell’astronomo polacco, Niccolò Copernico (Torun, 1473 – Fromborn, 1543), già introdotte molto tempo prima dal filosofo greco, Aristarco di Samo (Samo, 310 a.C. – 230 a.C.).
Oggi le conoscenze astronomiche mettono in evidenza numeri e fenomeni sorprendenti, a volte impensabili. Ecco alcuni esempi.
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Apprendiamo notizie riguardo la formazione di grandi vortici atmosferici terrestri che determinano le variazioni meteorologiche. Ma cosa sono questi fenomeni, sia pure straordinari, difronte a quelli presenti in natura, su altri pianeti? L’esempio più celebre è la Grande Macchia Rossa di Giove. Si tratta di un enorme tempesta anticiclonica, permanente (risulta presente da almeno tre secoli), con un diametro variabile nel tempo, capace, in passato, di contenere fino ad anche tre volte la Terra o, è lo stesso dire, che misurava circa 36.000 chilometri!
Sul nostro pianeta ci sono montagne altissime, fino a quasi 9.000 metri s.l.m., come nel caso dell’Everest (vetta del continente asiatico). Su Marte, tuttavia, c’è il monte più grande del sistema solare: l’Olympus, che ha una base di circa 600 chilometri e un’altezza di ben 27 chilometri.
Quando in estate il clima è afoso, mal sopportiamo le nostre temperature ambientali. Ad esempio, 30 gradi centigradi possono sembrarci un valore altissimo! Ma cosa sono 30°C in confronto ai quasi 5500°C della temperatura superficiale del Sole? E che dire dei circa 16 milioni di gradi centigradi che sono nel suo nucleo?
Se guardiamo un Gran Premio di Formula 1 vediamo sfrecciare le autovetture fino a oltre 300 km/h e questa effettivamente è per noi una grande velocità. Eppure è molto piccola se paragonata a quella della luce che, nel vuoto, è di circa 300.000 km/sec. È bene sottolineare anche che il suono, che viaggia molto, ma molto più lentamente della luce (e che a differenza di questa ha bisogno di un mezzo per propagarsi), ha una velocità, in aria, di tutto rispetto, che è pressoché di 1.200 km/h.
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ORSA MINORE E STELLA POLARE
Mitologia
La costellazione dell’Orsa Minore fu introdotta dal filosofo e astronomo greco Talete di Mileto (Mileto, ~ 640 a.C. – ~ 548 a.C.). La figura contiene un asterismo, il Piccolo Carro, chiamato così perché di forma analoga al Grande Carro dell’Orsa Maggiore. La stella polare fu invece associata a Cynosura (o Ida), la ninfa che si prese cura di Zeus da piccolo. Per riconoscenza il re degli dèi, decise di porla in cielo a brillare assieme agli altri personaggi mitologici della volta celeste.
Dov’è l’Orsa Minore in cielo?
La costellazione dell’Orsa Minore è sempre visibile, essendo “la madre” delle circumpolari. La sua componente più importante, la α, è infatti l’attuale stella polare. Per individuare il Piccolo Carro è sufficiente riuscire a identificare questa stella. La cosa è abbastanza semplice! Come accennato in precedenza, basta prolungare di circa cinque volte il segmento descritto tra le due stelle α e β dell’Orsa Maggiore (le puntatrici), lungo la direzione uscente dal dorso dell’animale. L’astro che si incontra così facendo è la stella polare, cioè quella che individua il nord e che si trova all’estremità del timone del Piccolo Carro. Quest’ultimo si estende in simmetria rovesciata quasi parallelamente al Grande Carro, di cui, come ho già detto, ne ha forma simile, ma più piccola. È facilmente visibile per intero in condizioni di cielo buone, una volta individuate (oltre alla Polare) le sue stelle più luminose, le β e γ, situate proprio all’estremità del carro.
Alcune stelle dell’Orsa minore
α Polaris
È la stella più luminosa della costellazione ed è quella dove punta attualmente l’asse terrestre (ne è di poco più scostata in cielo): dunque è l’astro che ci indica il polo nord celeste.
β Kochab
Il nome, di origine araba, al Kaucab al-Shemali, significa “la stella del nord”. Circa 3.200 anni fa, questo astro indicava il nord, in quanto l’asse terrestre (che come già detto, si sposta nel tempo per via della precessione degli equinozi) puntava in quella direzione.
BOOTE
Mitologia
Boote è identificato con Arcade, il figlio di Callisto, frutto della violenza subìta da parte di Zeus (cfr. supra). Privo della madre e del padre, fu cresciuto dal nonno Licaone. Secondo una versione, il nonno avrebbe servito Arcade, ucciso e fatto a pezzi, a Zeus, per testarne la divinità. Il dio, ovviamente, accortosi della crudeltà di Licaone, lo tramutò in lupo e ne uccise i figli a colpi di fulmine. Quindi ricompose Arcade, restituendogli la vita e lo affidò alla Pleiade Maia. Arcade adolescente fu poi traslato in cielo da Zeus, assieme alla madre Callisto, dalle sembianze di una Grande Orsa, prima che egli la colpisse con il suo dardo, compiendo il sacrilegio di uccidere chi gli avesse donato la vita.
Come è nata l’idea di questo libro?
Dopo oltre venti anni di organizzazione e conduzione di serate di osservazione astronomica dedicate al pubblico, stimolato anche dalle richieste delle persone, ho sentito l’esigenza di fornire una lettura che introduce in maniera semplice e fruibile all’affascinante pratica dell’astronomia visiva. Può essere letto da tutti in piena libertà e leggerezza poiché non contiene, volutamente, né formule, né note.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Circa quindici anni fa, scrissi un libro di astronomia illustrato molto corposo e relativamente complesso. Fu per me un’appassionante e faticoso viaggio che mi portò ad acquisire molte conoscenze sulla materia. Tuttavia, tale lavoro, a causa della sua mole, non fu pubblicabile. Così dopo diversi anni, in tempi relativamente brevi, ne ho elaborato questo più piccolo “figliolo”. Scrivere è una bella esperienza che tuttavia determina non poco lavoro e fatica.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Tra i tanti, i miei principali autori autori di riferimento sono stati Margherita Hack, Franco Piperno e più recentemente Sandra Savaglio.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Sono originario di Belmonte Calabro (CS), ho vissuto diversi anni a Rende (CS) dove ho frequentato il corso di Laurea in Fisica (Unical) e vivo attualmente a Fuscaldo (CS).
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
In futuro ho in mente di scrivere un altro lavoro inerente all’astronomia con caratteristiche diverse rispetto a questo appena uscito, che contenga elementi scientifici che riguardano la materia, ma con una elaborazione ancora più originale dal punto di vista della comunicazione/divulgazione.
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