
Edito da Pezzini editore Viareggio nel 2017 • Pagine: 333 • Compra su Amazon
"Shekhinah" racconta la storia di Fyodor e Iveta. Personaggi creati dalla mia fantasia ma posti all'interno di un quadro storico verosimile, quello delle deportazioni degli ebrei lituani e degli oppositori al regime, operate dai sovietici negli anni più crudeli della dittatura staliniana. Il romanzo è anche una storia di amore e redenzione, quella dell'ex guardia dell'NKVD (poi KGB) Fyodor e di Iveta, giovane ebrea lituana deportata nei gulag. Sarà l'amore di lei a redimere e riscattare dal senso di colpa Fyodor al termine di un lungo e drammatico percorso esistenziale.

“Vedi, Fyodor, la voce del tuo serdtse qualche volta parla troppo forte, e tu la prendi per quella del glubina dushy.”
“Spiegati meglio, per favore.”
Inclinò la testa all’indietro e scoppiò a ridere. Poi si avvicinò e mise una mano sul mio braccio. Sentii un fremito lungo la schiena e per poco non lasciai cadere il bocchino. Rimase seduta al tavolo senza quasi alzare lo sguardo. Le colsi negli occhi un intenso bagliore. Era un bagliore che testimoniava la gioia e il desiderio di vivere.
“Quand’ero bambina, prima della deportazione, ogni venerdì pomeriggio andavo in sinagoga. Rav Moshe, un anziano rabbino, preparava noi ragazzine alla festa dello Shabbat, del Sabato. Un po’ come fate voi cattolici con il catechismo. Stranamente Rav Moshe nelle sue lezioni non usava mai il termine serdtse per cuore. Un sostantivo usato dai russi per intendere l’organo corporeo e qualche volta il centro delle emozioni. Lui utilizzava l’espressione della lingua russa glubina dushy: il cuore dell’anima, la profondità dell’anima. Un’espressione chiaramente spirituale. Riesci a seguirmi?”
Annuì col capo, cercando sul tavolo il pacchetto di sigarette.
“Non sempre il cuore è affidabile. Iveta. Talvolta ci inganna, ci racconta bugie.”
“E’ vero del serdtse, Fyodor, ma non del glubina dushy.”
Infilai la sigaretta nel bocchino e l’accesi. “Non sono sicuro di conoscere la differenza”.
“Sì, è questo il tuo vero problema.
“Suppongo di sì. Ma che cosa posso farci? Sono quello che sono.”
“Sciocchezze. Nessuno di noi è quello che pensa di essere. Ascolta, voglio raccontarti quello che mia madre mi disse poco prima di morire: “Iveta – mi disse – l’unico cuore intero è quello spezzato spezzato.”
“Quello spezzato?” Dissi a disagio, guardandola negli occhi in cerca di un sorriso di conforto. Ora, però, lei non sorrideva più. Nei suoi occhi, al contrario, si potevano leggere amore, sofferenza, determinazione.
Mi rivolse uno sguardo velato di tristezza: “Credo che mia madre volesse dirmi questo: quando il tuo cuore, il serdtse, sarà completamente spezzato, allora, e solo allora, troverai il tuo vero cuore, quello spirituale, il glubina dushy.”

Come è nata l’idea di questo libro?
Dall’idea di raccontare una storia troppo spesso dimenticata e che mi permettesse di trasmettere l’idea che “Amor omnia vincit”, anche nelle situazioni più estreme e delicate.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Ho già scritto altri romanzi e non ho incontrato difficoltà. La scrittura è un piacre che ti assorbe e cattura.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Leggo tantissimo ma non ho degli autori precisi di riferimento. “Tutto è utile, tutto serve, tutto arricchisce”.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Sono nato e cresciuto a Torino, dove mi sono laurato in Lettere con una tesi in Filologia Romanza sui Valdesi e sulla loro lingua. Vivo a Viareggio dal 1986 e insegno al Liceo Classico “Carducci”
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Al presente ho il mio ultimo romanzo “Shekhinah” in concorso ai Premi letterari di Prato e Cortona. Ho quasi finito un nuovo romanzo “La biblioteca fra le nuvole” ispirato alla vicenda biografica di padre Sergio De Piccoli che creò ai piedi del Monviso una biblioteca straordinaria di quasi 80.000 libri.
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