
Edito da Santelli Editore nel 2020 • Pagine: 116 • Compra su Amazon
Questo libro affronta il tema delicato e quanto mai controverso degli affidi giudiziari, che si verificano ogni volta che un minore viene allontanato dai genitori per essere affidato ai Servizi Sociali. Gli Assistenti Sociali intervengono ogni volta che reputano che i genitori non siano sufficientemente adeguati nell’espletare la loro capacità accuditiva.
Nello specifico, il saggio delinea l’argomento da più punti di vista: inizia con un paio di racconti che pongono al centro dell’attenzione la figura paterna e materna. Successivamente riporta tre casi di chimerismo, dove le “chimere” non sono altro che persone che convivono con due differenti DNA. Il terzo e quarto capitolo riportano due casi di cronaca vissuti da un punto di vista processuale, e per questo sono narrati seguendo tutto il loro iter giudiziario. In ultimo, il quinto capitolo a cura del Dott. Paolo Cioni pone l’accento sulla figura dello psichiatra che in ambito di affidi svolge un ruolo fondamentale: verificare e garantire la salute mentale del bambino e dei suoi genitori.
Lo scopo del libro è di far luce su questo ambito giudiziario, mettendo in evidenza falle e aspetti da poter migliorare tramite una revisione del sistema attuale.

Sono convinto che, più o meno, ogni famiglia italiana sia a rischio.
So che può accadere praticamente a tutti. Può accadere che, un giorno, un Assistente Sociale suoni alla porta di casa, o più probabilmente che si presenti a scuola con un agente, o con un carabiniere, e che si porti via un figlio, o una figlia, anche se non ce n’è alcun vero motivo. Sì, sono convinto possa accadere a qualsiasi genitore, in questo assurdo Paese. Diciamo che ho aperto gli occhi nel marzo 2001, quando da giornalista per la prima volta sono entrato in contatto con la giustizia minorile. È lì che ho scoperto un mondo apparentemente senza regole e senza logica, e percorso da soggetti dotati di poteri quasi senza limiti.
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La prova del DNA non è sempre infallibile. Ciò di cui stiamo per parlare ne è la prova.
Oggi le più avanzate tecniche investigative fanno affidamento sulla cosiddetta prova regina, ossia la prova del DNA. Casi di cronaca efferati e mediatici hanno trovato una risoluzione grazie a questo “strumento”. Anche per i non addetti ai lavori, il fatto di trovare tracce biologiche sul luogo del reato dà un senso di certezza sul nome del colpevole, difficile da far vacillare.
Anche il cinema si è occupato di questo tema controverso: nel film “Bad Blood” (2015), una donna accusata di omicidio riesce a scoprire che c’è una correlazione tra il suo sangue e quello di un paziente, malato di leucemia e a cui aveva donato il midollo osseo. Un gesto di grande generosità umana che, però, gli si è rivolto contro. Il paziente, infatti, decide di sfruttare questa sua “nuova identità biologica” per commettere dei crimini e far ricadere la responsabilità sulla sua donatrice, inizialmente ritenuta come la sola responsabile di quei delitti. Un caso difficile da risolvere, che per fortuna si concluderà nel migliore dei modi, e cioè tramite la proclamazione della verità.
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In sostanza manca, e andrebbe approntata quanto prima, una banca dati sui minori in affidamento ai Servizi Sociali, sia quelli che permangono nelle loro famiglie sia quelli inseriti in strutture o presso famiglie affidatarie. Dovrebbe essere una banca dati nominativa di ciascun minore, il quale potrebbe essere identificato con un codice, attraverso l’inserimento delle terapie e dei percorsi svolti in suo favore e tramite l’indicazione dei suoi operatori; tutto questo per avere un rimando anche sul merito del lavoro svolto, giustificato dall’elenco dei motivi che stanno alla base dell’allontanamento e con l’indicazione della durata della permanenza nel centro e i vari passaggi successivi (famiglia affidataria, altro centro, rientro in famiglia).

Come è nata l’idea di questo libro?
Questo libro nasce con l’intento di difendere il concetto di famiglia e di tutelare i bambini ingiustamente sottratti dai genitori al solo scopo di specularci.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Scriverlo è stato molto bello, non difficile: all’inizio si è dovuto procedere con una coordinazione dei vari contributi, ma poi tutto è andato per il meglio, senza intoppi e con confronti costruttivi sulle varie tematiche.
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