
Edito da Isituto Bbliografico Napoleone nel 18 Febbraio 2020 • Pagine: 328 • Compra su Amazon
È un libro di racconti ironici sul volo che hanno lo scopo di allentare la tensione legata a questa attività che, come una Gorgone, è tanto affascinante quanto terribile.
L'idea di scrivere questo libro è scaturita dagli incontri che regolarmente si fanno in giro per il mondo a contatto con un'umanità varia che immancabilmente domanda sempre le stesse cose. È più pericoloso il decollo o l'atterraggio? Cos'è il vuoto d'aria? Come fate a riconoscere la pista di notte?
Sono cento racconti brevi che cercando di esaudire questa curiosità, riappacificando chi ha paura di volare con il mondo dell'aria e fornendo ulteriori spunti per alimentare l'entusiasmo di chi ama il volo.

Arrivando a Los Angeles durante un normale turno di lungo raggio ho amaramente scoperto che la mia valigia, in partenza da Malpensa, era giunta regolarmente a Singapore.
Non è una bella notizia constatare che i propri effetti personali sono dall’altra parte del mondo. Né è consolante doversi ingegnare per non rimanere in divisa due giorni, soprattutto se il periodo è distante da Carnevale e da Halloween.
La voglia di seviziare il gentile impiegato di scalo che mi ha appena comunicato lo smarrimento della valigia è indubbiamente forte, ma non voglio scadere nel passeggero incazzato a prescindere, perché l’impiegato che ho di fronte non è colui che si è dimenticato di imbarcare il mio bagaglio. È soltanto il malcapitato latore di una brutta notizia. È vero o no che ambasciator non porta pena?
L’unica cosa da fare è correre ai rimedi, ricordando la poesia di Rudyard Kipling “If”, scritta da un viaggiatore impenitente cui devono aver perso parecchie valigie. Pazienza, pazienza ed ancora pazienza, anche se sei passato da Malpensa e te ne hanno erosa una buona parte.
Quindi, si passa all’azione, prima di tutto cercando il necessaire da toilette; schiuma da barba, spazzolino da denti e dentifricio.
Il problema è che in America, quando vai al supermercato rischi la fine dell’asino di Buridano, che morì di fame perché non sapeva scegliere tra due covoni di fieno a disposizione.
Anche l’innocente cliente del supermercato si trova in una situazione analoga: cento metri di scaffali da analizzare per comprare uno spazzolino, poi altri cento per la schiuma da barba e così via. L’America è grande per poter permettersi la costruzione di questi supermercati che si possono girare tranquillamente con la motoretta per le distanze tra uno scaffale e l’altro.
Dopo attenta valutazione, ipnotizzato dalla varietà incredibile di prodotti a disposizione, la scelta non poteva che cadere su quello che sembrava essere il migliore spazzolino da denti tra i mille a disposizione. Scritte aggressive, colori brillanti, e soprattutto la dicitura Professional. Lo prendo, vado alla cassa e pago.
Arrivato in albergo mi rendo conto che non poteva essere altrimenti. Questo è il paese dove è nata la pubblicità e io ci sono cascato come un tordo.
Professional?!…..mah!
Solo lavandomi i denti ho riflettuto che non c’è nessuno che per mestiere si lava i denti. Hanno vinto ancora una volta. Mica hanno inventato la psicologia a vanvera. Da lì mi è venuta una curiosità viscerale per i trucchi dei pubblicitari. Ho capito perché le reclame dei detersivi vengono proposte all’ora di pranzo; perché è lì che trovi il tuo target, che, come dice Marcello Veneziani, è il prossimo misurato in dollari.
Ho capito anche perché le pubblicità dei giocattoli per bambini le fanno all’ora dei cartoni animati. Motivo per cui quegli incivili degli svedesi hanno vietato di programmarle.
Oppure come mai durante le partite di pallone gli articoli più reclamizzati siano le birre, le macchine, prodotti da uomo, associati inevitabilmente a belle donne in tenuta da bagno.
Adesso che ho studiato il nemico, forse potrò evitare di cadere nella trappola tesa da coloro che scrivono sulla confezione del dentifricio “il più usato dai dentisti”.
Perché il dentista i denti non li lava; li levaa!!!

Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea di questo libro è nata per rispondere alle curiosità dei passeggeri che quando incontrano un pilota lo sommergono di domande, di ansie, di timori legati al volo.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
La stesura di questo libro è stata piacevole perché è avvenuta in più di vent’anni di volo. Man mano che raccoglievo esperienze le cristallizzavo in racconti brevi per avere memoria di tutte le variegate esperienze che ho vissuto in giro per il mondo.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
In realtà non ci sono autori di riferimento, perché sul mondo del volo sono rari gli autori che hanno affrontato con humour questo magnifico ambiente. Il mio collega Pietro Pallini è quello che ha più assonanze con quello che scrivo e non a caso ha scritto “Allacciate le cinture”.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo a Roma, ma ho abitato in varie città italiane ed estere.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ho scritto diversi libri scientifici sul fattore umano, ma ho scoperto che questo tipo di pubblicazioni leggere, divulgative, riscuotono più successo. Per questo ho già pronto il secondo volume di “Slacciate le cinture”.