Edito da Paolo Valeri nel 2019 • Pagine: 130 • Compra su Amazon
Anziani rapinatori e contrabbandieri troppo romantici. Ragazze che partono e padri che tentano di tornare. Preti di strada e compagni di quartiere. Ladri poco professionali e amici immaginari che ti rovinano la vita. Un affresco di umanità dolente sullo sfondo di una metropoli senza nome, magica e inquinata. Una vicenda corale che si sviluppa attraverso vari racconti, ognuno portatore di una cifra stilista di genere e una prosa particolareggiata. Una manciata di favole metropolitane, da leggere tutto d'un fiato o una per giorno, che costruiscono un universo coerente in cui personaggi che sembrano usciti da un film di Tarantino incontrano la delicatezza umana del piccolo mondo antico di Guareschi.
Il Lupo
Il lupo non si preoccupa mai di quante siano le pecore.
Voltaire
C’è un lupo! Un lupo di voi! Un lupo in ognuno di voi!
Un ubriaco sotto casa mia
– Hey, Faber, l’hai visto?
– Chi? Dove?
Il tenente aveva gli occhi taglienti come i rasoi, un vago sentore di sguardo verso l’infinito e l’ottusa capacità di obbedire. A parte questo era un bravuomo.
Il suo sottoposto guidava una macchina ribassata con un impianto stereo fuoriserie e i cerchi in lega. A parte questo, e una collezione di compact di musica house, era uno stronzo.
Se li si metteva tutti e due nella stessa inquadratura diventavano Zorro e il Sergente Garcia: erano i due sbirri mascherati.
I tre ragazzi e la ragazza stavano nella stanza degli interrogatori. Calmi fuori e inquieti dentro: credo sia la normale reazione che hanno quelli come loro, quando vengono portati in questura per rispondere della scomparsa di una ragazza ventiduenne di cui hanno solo sentito parlare.
– Vogliamo sapere dove l’avete vista l’ultima volta?
– Ancora?
– Ma cazzo, capo, te l’abbiamo appena detto.
– E noi vogliamo saperlo di nuovo.
– Tre giorni fa, in un locale sulla circonvallazione.
– Beveva con il Lupo.
– Chi è il Lupo?
Non è facile rispondere.
La domanda è mal posta o comunque non pertinente.
Nella stanza scende il silenzio: muti tutti e quattro, due seduti e due in piedi. Da destra a sinistra: il primo, in piedi, è Don Jaime.
Chi è Don Jaime?
Ci sono due tipi di uomini; quelli che fanno le cose e quelli che le insegnano… quelli che vivono e quelli che esistono… quelli cattivi e quelli che fanno solo finta di essere bravi…
E via così: alti e bassi, magri e grassi, mori e biondi, stupidi e intelligenti, coraggiosi e paurosi, vincenti e perdenti. Per quanto si cerchi di dividere il mondo in due la questione risulta sempre un po’ più complessa… ci sono le donne, ad esempio. Ma, ignorando l’universo femminile e continuando con questa idiozia; ci sono gli uomini che andando a vivere in una baita in mezzo ai boschi la sistemano e quelli che invece si adattano a dormire con gli spifferi. Non saprei dire a quale delle due categorie appartenga Don Jaime: e con questo credo di aver detto tutto quello che c’è da sapere su di lui.
Quello seduto, invece, è Faber.
E’ opinione comune che Faber sia un alcolizzato: sbagliato.
Vedete, il problema non è che Faber non può stare lontano dall’alcool, bensì che l’alcool proprio non ce la fa a stare lontano da lui.
Con questo abbiamo descritto un terzo della sua persona.
– I due che rimangono?
E’ un uomo a due ruote: era già un motociclista prima che gli regalassero il triciclo.
Due terzi abbondanti.
E’ grosso… abbastanza grosso.
Finito.
Di fianco a Faber è seduta la ragazza, quello dietro di lei che sta massaggiandole il collo è il Rabbi.
Chi?
Il Rabbi. E’ un uomo con tendenze di megalomania, quindi è descrivibile solo per comparazioni con se stesso.
Il suo cinismo è pari solo alla sua vigliaccheria.
La sua ignavia è pari solo alla sua mestizia.
Il suo odio è pari alle paglie che fuma.
Certa gente afferma che se smettesse di fumare diventerebbe una persona normale. Io non lo credo, e in ogni caso lui non sopporterebbe di essere una persona normale.
Per quanto riguarda la ragazza…
Chi è la ragazza?
Non posso soffermarmi troppo su di lei. Ha occhi profondi, un nome dolce e adora raccontarsi… ma come vi ho già detto, non posso dire di più.
Perché?
Perché lei è solo di passaggio.
Come è nata l’idea di questo libro?
Dalle storie di disperati veri che ho conosciuto, gente che ha vite avvincenti e molto poco facili.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Scriverlo è stato facile, è bastato lasciar fluire le parole.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Ellroy, Buzzati, Wu Ming.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo in un paesino sulle sponde del lago di Como, in quel famoso ramo che volge a mezzogiorno di manzoniana memoria. Ma sono nato e cresciuto in un quartiere alla periferia di Milano.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Un thriller storico ambientato a Milano, a cavallo tra gli anni sessanta e settanta.
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