
Edito da Luna Jadeheart nel 2020 • Pagine: 322 • Compra su Amazon
Sognare ci permette di vivere in quel mondo che non siamo in grado di raggiungere davvero. Molti sogni ci accomunano, innamorarsi è uno di quelli. Elisabeth è un’adolescente all’ultimo anno di liceo come tante altre, forse solo un po' più spaventata dal mondo di quanto non voglia ammettere. Il sogno di diventare una dottoressa, una famiglia disfunzionale e un segreto taciuto a tutti si nascondono dietro al suo sguardo profondo. Quando i suoi occhi incrociano per caso quelli di Kyle, di un blu così intenso da farla sentire intrappolata in un abisso senza fine, capisce subito che saranno legati, anche se nel modo più sbagliato. Lui è cattivo, freddo, e l’unico sentimento che sembra provare per il mondo è il disprezzo.
Ma chi è questo ragazzo?
Perché sembra che nessuno lo conosca davvero?
Le loro vite, ormai intrecciate, non faranno altro che annodarsi sempre di più. Lei, con l’amore nel cuore. Lui, con l’esatto opposto.
In una città romantica come Parigi, puoi davvero innamorarti di qualcuno che incarna esattamente ciò che hai evitato per tutta la tua vita?
Elisabeth questo sta per scoprirlo, al di fuori di ogni sogno, nella realtà più profonda.

Quando ho cominciato a paragonarmi alle altre ragazze mi sono resa conto di non assomigliare a nessuna di loro. Tutte pensavano a divertirsi, a comprare trucchi e a bere alcol ogni fine settimana, come se questo le rendesse più attraenti. Pensavo di appartenere a un mondo diverso dal loro, eppure vivevamo tutte sullo stesso pianeta.
Durante le lezioni in classe mi ripetevo che non era il mio comportamento a essere sbagliato, ma erano loro a esagerare.
Non sei tu quella anormale, mi ripetevo, sono loro che non hanno a cuore la loro salute.
La prima volta che parlai con Michela fu durante il primo giorno di scuola alle superiori. Mi ritrovai seduta di fianco a lei. La prima cosa da cui fui colpita furono i suoi occhi. Un verde brillante, così acceso che mi sembrava di osservare due gioielli esposti in una vetrina. Capelli biondi con una frangia spettinata e sbarazzina. Aveva un sorriso sereno, rassicurante. Mi osservava con aria distesa, cercando di trasmettermi la sua serenità. Probabilmente si era accorta della mia tensione e, senza che le chiedessi nulla, mi rassicurò ancor prima che potessi aprir bocca semplicemente osservandomi.
«Primo giorno saturo di tensione, che dici?»
Mi morsicai il labbro.
«Mi sembra un po’ presto per trarre una conclusione del genere, ci siamo appena sedute.»
«Ne sei certa? Sono sicura che se facessi scivolare un foglio accanto a te si taglierebbe seduta stante. La tua ansia si percepisce fino a qui!»
Feci una smorfia, non ero certa di quale fosse il suo intento.
«Non sono solita parlare così apertamente con gli estranei.»
«Come sei gelida!» mi rispose stringendosi nelle spalle e fingendo di scaldarsi. «Fai sempre così con tutti?»
«Così come?»
«Non so, Elsa di Frozen ti dice niente?»
Nascosi un sorriso. Era un’analogia carina, anche se nessuno mi aveva mai definita “fredda”. Forse solitaria, distaccata, introversa. Ma mai fredda. Alzai un sopracciglio.
«Comprendo. Tuttavia, il mio nome è Elisabeth. Tu, invece, sei…?»
«Puoi definirmi il tuo angelo custode» mi disse facendo l’occhiolino. «Oppure, puoi semplicemente chiamarmi Michela.»
Mi tese la mano. Aveva le unghie lunghe e smaltate di un azzurro brillante. L’afferrai immediatamente. Quella stretta fu l’inizio di quel legame che, ancora oggi, ci unisce indissolubilmente. Da quel giorno, nessuna delle due ha più fatto a meno dell’altra. Siamo cresciute insieme in quell’ambiente nuovo e mi sono sorpresa di ritrovarmela un giorno davanti completamente cambiata.
Quando la vidi arrivare a casa mia quel mercoledì pomeriggio con i capelli verdi rabbrividii. Lei scoppiò a ridere, divertita dalla mia espressione disgustata.
«Oh, andiamo, sono meravigliosi!»
«Miky, sembra che qualcuno ti abbia rovesciato in testa un secchio di vernice.»
«Vernice favolosamente in tinta con le mie iridi!»
Alzai gli occhi al cielo.
«Si può sapere a cosa stavi pensando quando hai deciso di far diventare i tuoi bellissimi capelli biondi una sorta di prato verde?»
Lei si accarezzò una ciocca.
«Avevo voglia di cambiare. Sai, dare “una svolta alla mia vita”, o una cosa del genere.»
«E intonarsi al giardino di casa fa parte del programma?»
Scoppiò a ridere, non mi stava minimamente prendendo sul serio.
«Andiamo, dovresti goderti un po’ di più la vita!»
«Godersi la vita non significa assomigliare a una siepe.»
Rise ancora, poi entrò in casa mia pretendendo del tè per fare merenda.
Sono passati anni da quella follia e, ancora oggi, non ho capito di quale svolta stesse parlando quella volta.
Ricordo bene quando, giorno dopo giorno, il suo look iniziò a cambiare sotto i miei stessi occhi. Prima i capelli, poi gli abiti, poi i piercing sulla faccia. Non riuscivo a darmi una spiegazione per il suo comportamento, ma continuavo a volerle bene comunque, ad adorarla come puoi adorare una ragazza che condivide con te un pezzo della sua anima, sebbene si stesse reincarnando in quel tipo di persona che, da sempre, detesto a priori.
Perché, di tutti gli stili che puoi scegliere, devi diventare proprio una punk?
Me lo chiedevo spesso. In terza superiore si mise con un ragazzo che frequentava già da un po’, all’incirca da poco prima che la sua trasformazione ebbe inizio. Lui non mi piaceva, aveva l’aria da bullo, con quella cresta blu elettrico, gli occhi verdi e i vestiti strappati. La prima volta che ebbi l’enorme piacere di interagirci fu un pomeriggio all’uscita da scuola. Io e Michela dovevamo lavorare a un progetto assieme ma, fuori dal cancello, lui la stava aspettando. Lei gli corse incontro come un cagnolino raggiunge il suo padrone, e io feci una delle mie espressioni più seccate. Mi avvicinai a loro mentre, stretti in un lungo e caloroso abbraccio, cercavo di evitare l’enorme imbarazzo nel quale stavo piombando. Mi guardavo i piedi, intensamente, sperando che una botola si aprisse sotto di me per sprofondarci dentro.
«Betty, ti presento il mio James.»
Sollevai lo sguardo, ancora più schifata.
Il tuo James? Ma vi conoscete da due mesi!
Lui mi guardava sorridente. Aveva la faccia coperta di così tanto metallo che se fosse passato vicino a una calamita ci sarebbe rimasto attaccato. Mi porse la mano, indossava un sacco di anelli, uno più raccapricciante dell’altro. Teschi, serpenti, croci rovesciate. Avevo paura che, toccandoli, mi avrebbero sciolta come acido.
«È un piacere conoscerti, finalmente. Michela mi ha parlato tantissimo di te. Le brillano sempre gli occhi quando mi racconta delle vostre giornate passate assieme.»
Colpita da quelle parole mi decisi a guardarlo sul serio. Nei suoi occhi scorsi la stessa aura di serenità che mi trasmise Michela la prima volta che ci incontrammo. Continuava a essere un soggetto estremamente inquietante ma, da qualche parte, sembrava esserci del buono in lui. Strinsi la sua mano, sforzandomi di nascondere le sensazioni negative che provavo. Non capivo cosa Michela ci trovasse in lui, ma smisi di chiedermelo dopo un anno che si frequentavano seriamente. Quando si allontanò da me per via della sua relazione mi sentii molto sola. Il nostro rapporto cambiò. Non ci vedevamo più tutti i giorni dopo scuola e le uscite fra noi si ridussero di molto.
Tuttavia, cercava in tutti i modi di non buttare all’aria questi anni di amicizia mantenendo tutti i giorni i contatti con me, anche se magari solo telefonicamente. Alla fine, credo che lei tenga a me tanto quanto io tengo a lei. In realtà, non so perché sto parlando di lei, o forse sì. Lo faccio perché mi fa sentire un po’ meno sola il fatto di avere una vera amica al mio fianco, mentre tutti gli altri mi hanno sempre snobbata.
In tutti i miei diciott’anni e mezzo di vita non mi sono mai avvicinata troppo a qualcuno, tralasciando qualche piccola eccezione. Michela è senz’altro una delle poche persone con cui ho condiviso di più. Con cui mi sono aperta di più. Non ho ben chiaro il motivo di questo mio distacco emotivo, ma il fatto di avere una madre psicologa e un padre avvocato forse ha influito…
Mi sento sotto pressione, il più delle volte per via di mia madre, che mi tratta come se fossi un oggetto da esposizione che deve proteggere a ogni costo, troppo accecata dalle sue conoscenze per trattarmi come una madre tratterebbe normalmente sua figlia.

Come è nata l’idea di questo libro?
Domanda complessa! Diciamo che è una storia che ho sempre vissuto dentro di me. Avete presente quando arriva la sera, ci si sdraia nel letto per cercare di dormire e non si riesce a fare a meno di viaggiare con la fantasia? Immaginando gli scenari più assurdi o, molto spesso (soprattutto quando si inizia a conoscere l’amore nella prima adolescenza), sognando il proprio “lieto fine” con la persona per la quale si ha una cotta? Ecco, questa storia è nata all’incirca così. Le mie fantasie hanno iniziato a “gridare”. Non mi bastava più immaginarle, avevo bisogno di scriverle per dargli vita. E così sono nati i miei personaggi. Con il tempo, le esperienze vissute mi hanno permesso di rendere il mio racconto sempre più reale, perché cosa c’è di più vero di una sensazione che si è vissuta sulla propria pelle? Ciò che la mia protagonista vive sono emozioni che io, in prima persona, ho sperimentato. Molto di lei mi appartiene e non c’è nulla di più bello al mondo di vedere realizzati i propri sogni! Così, pagina dopo pagina, lei cresce e sperimenta, un po’ come è successo a me.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Non troppo, in realtà. Ciò che ritengo sia stato davvero difficile è stato trovare il coraggio per pubblicare i miei scritti. Le persone che mi conoscono sanno quanto di me ci sia in ogni mio racconto, figuriamoci in questo che è il mio primo libro (nonché primo volume di quella che sarà una trilogia!). Pubblicare “Sogno Lucido” equivale a mostrare apertamente una parte di me che, tendenzialmente, tengo nascosta. Ero dannatamente terrorizzata! Ma ora, a romanzo pubblicato, mi rendo conto di essere estremamente felice! Liberarmi della mia paura mi fa sentire molto più libera e leggera.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Penso che se li elencassi tutti ne uscirebbe un elenco infinito!! Leggo moltissimo, camera mia è praticamente una libreria (ci sono più libri che vestiti!). Non ho un autore/autrice preferito, ma ce ne sono moltissimi che apprezzo!! Ciò che amo della scrittura è proprio la sua meravigliosa dote di poter spaziare in ogni ambito. Benché i miei libri preferiti siano i romanzi rosa (sono decisamente innamorata dell’amore!) amo anche i racconti horror (come non nominare un pilastro come Stephen King?), o la famosissima saga di HP? J.K. Rowling è uno dei miei miti, ho seguito la sua storia, visto un sacco di documentari su di lei (ho addirittura pianto davanti al televisore!). Attualmente sto leggendo tutti i libri di Valérie Perrin, non riesco a staccarmi dalle sue parole!
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo in Valle d’Aosta da sempre. Si tratta di un posto molto carino da vivere come turista, ma se sei residente qui è un posto troppo “piccolo”, almeno per me. Qui mi sento decisamente intrappolata! Il mio sogno? Andare a vivere a Milano. E sono certa che, un giorno, ci riuscirò!
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Scrivere, scrivere e ancora scrivere. Dentro di me ci sono ancora tantissime emozioni che desidero imprimere su carta. Tantissime riflessioni e vissuti che voglio condividere e che, spero, riescano a colpire anche i lettori!! Il mio desiderio più grande è suscitare nelle persone che leggono i miei lavori tantissime emozioni, dalla più triste alla più felice. Ogni libro è un viaggio, e spero che le persone desiderino farlo con me.
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