
Edito da Link Edizioni nel 2018 • Pagine: 166 • Compra su Amazon
Milano, inizio del nuovo millennio.Un ragazzo cresciuto in una classica famiglia
borghese, complici una serie di eventi e di casualità entra in contatto con persone che
lo porteranno a capire qual,è la sua più grande passione: la musica. Insieme a loro,
sfidando anche la legalità e gli iter burocratici, mette su la sua prima band e mano a
mano che il tempo passa, la sua passione cresce e in quella stessa passione trova tutte
le risposte. Siamo lontani dai talent show, l’Ipod stava lentamente prendendo il posto
dei walkman e smartphone e tutte le innovazioni tecnologiche di oggi non esistevano
neanche nelle menti di chi le ha create dopo. Al tempo la musica era vivere insieme,
condividere, sudare e superare insieme ogni ostacolo.

Il Martinique Café era un’isola felice.
Se ne stava lì da anni, in via Paolo da Cannobbio, una piccola strada nel centro di
Milano e per chi lo conosceva, non era certo un posto dove darsi appuntamento.
Era sufficiente venire lì e ci si incontrava tutti.
Se qualcuno mancava, ci si chiedeva la motivazione, ma la cosa finiva lì e la vita riprendeva il suo corso come se nulla fosse successo. I proprietari, nel corso degli anni, erano cambiati.
All’inizio c’era Andrej, che tutti pensavano fosse slavo, ma pochi sapevano che in realtà era pugliese, ma nessuno ha mai capito se il suo nome fosse quello vero oppure se lo fosse inventato lui per darsi un tocco di originalità.
Dopo qualche anno, Andrej se ne era andato, scomparso.
Nessuno sapeva che fine avesse fatto.
Qualche anno dopo era ricomparso sulla “scena”. Aveva aperto un locale in zona
Isola, ma dopo qualche mese aveva chiuso per fallimento.
La magia del Martinique non si poteva ricreare.
Ci sono posti che hanno delle caratteristiche speciali che non si possono trasferire.
I luoghi, le mura le case, tutto si sposta, le emozioni no.
Dopo Andrej, c’è stato Gabriele, poche parole, ma grande bevitore di rhum e grande amante di sigari cubani.
Al Martinique nessuno lo chiamava con il suo nome, tutti lo conoscevano come il “Mascetti” perché si atteggiava esattamente come il personaggio interpretato da Ugo Tognazzi in Amici Miei e durante la sua permanenza, il locale era conosciuto anche come il “supercazzola”.
Durò solo un anno, poi un giorno ci disse che partiva per le vacanze e che aveva
trovato un’occasione per il Brasile.
Non è più tornato.
Si dice che in realtà fosse ricercato dalla polizia, perché aveva alloggiato per una settimana in una suite di un albergo vicino al casinò di Lugano, firmando assegni a vuoto e spacciandosi per un industriale brianzolo. Il “Mascetti” appunto.
Infine fu la volta di Miguel.
Per uno strano scherzo del destino, il “Mascetti” era volato in Brasile e un brasiliano aveva preso il suo posto.
Miguel divenne un po’ il fratello maggiore di tutti.
Se avevi bisogno di un consiglio, se ti sentivi giù di corda, per qualunque cosa lui c’era.
Ascoltava tutti senza distinzione, che fossero clienti, che fossero sconosciuti appena arrivati in città, se anche i cani parlassero, avrebbe ascoltato anche loro. E’ stato proprio al Martinique che ho conosciuto Lele.
A qualunque ora, solo o in compagnia, Lele lo trovavi lì.
Vedendolo lì, si poteva pensare che facesse parte dell’arredamento o addirittura che fosse il proprietario del locale.
Sempre lì con il suo Martini Dry, la sua sigaretta penzoloni dalle labbra e un’agendina dove si annotava sempre qualcosa, che fosse una poesia, un testo di una canzone o un pensiero sparso che gli girava nella testa. Era il poeta del Martinique.
Io e lui siamo diventati amici per caso e da allora abbiamo riso, abbiamo pianto, abbiamo litigato, preso sberle, abbiamo fatto vacanze insieme.
Mi ha fatto vedere il mondo sotto un’altra prospettiva.
La sua storia, la mia storia, questa storia parla di lui, parla di me, parla di musica, d’amore, di rabbia, di gioia e di dolore e di tutte quelle persone che hanno gravitato attorno al Martinique Cafè e non solo.
E soprattutto di quel SognOscuro di cui ho fatto parte anch’io e con i quali ho passati i migliori anni della mia vita.
Comunque procediamo con ordine.

Come è nata l’idea di questo libro?
Il libro è nato in un particolare momento della mia vita. Stavo per diventare padre che è un’emozione fortissima da provare e così quasi per caso mi sono messo a scrivere quello che poi sarebbe diventato il primo capitolo. Pagina dopo pagina mi sono reso conto che stavo raccontando un periodo della mia vita altrettanto emozionante, in qualche modo esorcizzavo il mio passato di musicista con quelle pagine.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
A dire il vero c’è voluto circa un anno, ma più che altro perché scrivevo nei momenti più strani e per giunta usando solo un iPad.
Quali sono i vostri autori di riferimento?
Autori che apprezzo sono tanti, tra gli italiani metterei Niccolò Ammaniti, Marco Missiroli ed Emilio Clementi. Tra gli stranieri un nome su tutti Nick Hornby, il mio scrittore preferito.
Dove vivete e dove avete vissuto in passato?
Sono nato a Potenza, ma vivo sin dalla nascita a Milano. Ho viaggiato molto, ma alla fine Milano resta nel cuore, è la mia fonte d’ispirazione.
Dal punto di vista letterario, quali sono i vostri progetti per il futuro?
Attualmente sto lavorando al secondo romanzo che sarà una storia completamente diversa. Nel frattempo continua la mia collaborazione con il blog Sul Romanzo e il portale RockShock.