Edito da Paolo Moretto nel 2020 • Pagine: 494 • Compra su Amazon
Philadelphia, autunno 2013.
Il male non ha forma, né consistenza, né colore eppure esiste in ognuno di noi, nel profondo dell'anima. Lei, lo può riconoscere ma per farlo deve poter guardare attraverso i tuoi occhi, leggere la tua mente, vivere i tuoi ricordi. Il suo potere è illogico e sconosciuto ma ciò che la rende unica non significa che la renda anche immortale. Un'indagine, all'apparenza di facile soluzione, si trasformerà nell'incubo più atroce della sua esistenza. L'odio la renderà cieca e il male si nutrirà della sua debolezza esplodendo all'improvviso, in un solo colpo. Lei è Anne Clark, ma tutti la chiamano "la strega".
Philadelphia, giovedì 31 ottobre 2013, ore 02:00 A.M.
Anne era stata prelevata da casa sua in piena notte. Un paio di agenti in borghese erano venuti a prenderla con una macchina nera, senza insegne o luci di servizio. Il capitano Andrew Collins, dell’unità speciale CEI crimini efferati irrisolti, il suo responsabile, l’aveva chiamata pochi minuti prima al cellulare e lei si era vestita in fretta. Aveva fatto tutto nel massimo silenzio, senza nemmeno accendere la piccola abat-jour sul comodino per non svegliare Evette, la sua compagna, ma lei l’aveva sentita comunque.
«Te ne vai?» le chiese con voce assonnata la biondissima fanciulla al suo fianco «Mi è sembrato di sentire il telefono.»
«Sì, era Collins. Ha bisogno di me. Spero di riuscire a tornare in tempo per darvi il bacio del buongiorno.»
«Che ore sono?»
«Le due, è ancora buio fuori. Continua pure a dormire.» le bisbigliò dolcemente.
«Ok. Prima di uscire potresti dare un’occhiata a Robert, per favore? Ho come l’impressione che stia covando qualcosa. Oggi aveva un visino brutto, brutto.»
«Ci penso io, tranquilla. Dormi adesso.»
«Amore?» la richiamò a sé Evette.
«Dimmi.»
«Buon compleanno tesoro.» le sussurrò guardandola con gli occhi socchiusi per metà.
«Grazie, amore mio. A dopo.»
Nell’oscurità della stanza era riuscita a trovare un jeans pulito, un maglione dolcevita nero e le solite scarpe da tennis oramai logore.
Si era spostata nello studio e aveva adocchiato, rimanendo immobile sulla porta, il piccolo Robert, il figlio della sua compagna, dormire nel suo lettino. Si era scoperto tutto, aveva caldo. A passi leggeri per non disturbarlo gli si avvicinò e poggiò con delicatezza le labbra sulla sua fronte. Scottava. Tornò subito in camera da Evette.
«Robert dorme, ma è bollente. Penso abbia la febbre.»
«Lo sospettavo,» disse Evette alzandosi subito dal letto «vediamo quanta ne ha. Tu vai pure, ci penso io.»
«Sì, ho giù la macchina che mi aspetta. Scappo.»
Dopo essersi infilata il suo giaccone in pelle era uscita di casa chiudendo a chiave la porta.
La borsa in cuoio marrone, che aveva ciondolato dietro l’uscio, la prendeva con sé solo al mattino quando si recava a scuola. L’istituto di scienze Bryn Mawr di Philadelphia le forniva, già da qualche anno, la giusta copertura. Il ruolo d’insegnante di psicologia, che svolgeva con passione, si alternava a quello di agente operativo dell’FBI con specializzazione in criminologia e tecniche d’interrogatorio. Il bureau la faceva intervenire solo quando la situazione era davvero critica e servivano delle risposte certe alle indagini in corso ma lei, non disdegnava anche tutta la parte investigativa che portava all’individuazione del sospettato.
Il suo metodo spartano d’interrogatorio non piaceva a molti, anzi, a dire il vero, non piaceva a nessuno, nemmeno a Collins. Anne fondava la sua efficienza sul terrore, sullo stress psicologico, sullo sfiancamento fisico e per ultimo sulla tortura mentale. Non appena riusciva a impadronirsi del tuo cervello era in grado di rivoltarlo come un calzino fino a quando la sequenza dei tuoi ricordi non mostrava la veridicità di quanto era realmente accaduto.
Il nomignolo che le era stato affibbiato sin dall’accademia le calzava a pennello. La chiamavano “la strega”, ma per lo più era dovuto al suo aspetto esoterico e non a ciò che la sua volontà si sforzava di nascondere agli altri da sempre. Una chioma rossa riccioluta pareva arderle sulla testa come un intero bosco in fiamme. Il viso, costellato di lentiggini, la faceva apparire come una bambina ingenua e debole ma lei era esattamente l’opposto, scaltra e dal carattere forte, deciso. Il suo aspetto ingannava lo sciocco, lo sprovveduto. Lo sguardo ammaliava così tanto da sentirti rapito ogni volta che ti scoprivi a fissare i suoi occhi color smeraldo divenire oro. Era una trappola, ma quando te ne rendevi conto era troppo tardi. Ignaro, ci eri appena cascato dentro.
Assassini, stupratori, killer seriali, nessuno poteva sfuggirle, nessuno poteva resisterle. Diventava te, s’impadroniva della tua lucidità facendoti provare ciò che eri stato capace d’infliggere alle tue vittime. Terrore, paura, angoscia, non c’era posto nella tua mente ove rifugiare la tua anima dannata. Ti faceva viaggiare a ritroso nel tempo, ti obbligava a ricordare ciò che pensavi di aver cancellato per sempre. Alcuni di loro riuscivano a farlo abilmente, cancellavano il ricordo di quello che avevano commesso mostrandosi vittime piuttosto che carnefici. Ma i loro sforzi erano inutili, non potevi scapparle.
Se ti fossi pentito di quello che avevi commesso, ti avrebbe lasciato con un ricordo perpetuo su cui riflettere, così da poterti redimere dal peccato e chiedere perdono a Dio per la tua malvagità. Se le resistevi, se le mentivi, se ciò che avevi commesso era così grave che il diavolo in persona si sarebbe vergognato d’accompagnarti all’inferno, era inutile chiedersi fino a quando la tua mente vuota avrebbe girovagato nel nulla. Ti aspettava la dannazione eterna e nient’altro.
Per fronteggiare a muso duro delinquenti di ogni specie, menti malate e contorte, bisognava avere molto fegato e Anne ne aveva da vendere. Nulla, di quegli esseri immondi la spaventava, anzi, il più delle volte succedeva esattamente l’opposto. Da dentro lo stanzino li sentivi urlare fino a slogarsi la mascella ma non capivi cosa in realtà stesse succedendo. Se ti fosse stato concesso di guardare attraverso lo spioncino di sorveglianza sistemato al centro della pesante porta blindata, avresti visto Anne seduta in maniera quasi sempre composta davanti al mostro, fissarlo semplicemente negli occhi e nient’altro. Allora ti saresti subito fatto una domanda: «Perché quel tizio sta urlando così tanto?»
Dopo l’incidente alla centrale di polizia di Philadelphia nel 2010, nel caso del macellaio Palatici, il capitano Collins aveva preteso che durante un qualsiasi interrogatorio di Anne, al parcheggio esterno, fosse sempre presente e in allerta un’ambulanza, con il motore acceso e l’equipe medica pronta a intervenire. All’inizio, i ragazzi della squadra avevano pensato che fosse una precauzione per il detenuto, nel caso si fosse sentito male improvvisamente ma poi, con il passare del tempo, avevano capito che l’ambulanza era a disposizione per la loro collega e non per il prigioniero.
Alcune volte, Anne usciva dall’Auditorium con il viso così provato dallo sforzo da sembrare addirittura sfigurato. In quel momento, solo Collins poteva avvicinarsi a lei senza pagare il prezzo per aver superato l’immaginario anello di sicurezza che la proteggeva. Gli occhi iniettati di sangue, la bava alla bocca e una chioma ramata scura e intrisa di sudore tanto da gocciolare sul pavimento, la facevano apparire un demone uscito dai peggiori inferi. Stremata, si lasciava cadere in ginocchio, tossendo e vomitando lo schifo che aveva appena dovuto sentire e sopportare.
Anche l’interrogatorio di Mike Lee si chiuse come tutti gli altri, con un indiscusso successo. L’unica differenza fu che questa volta la strega riuscì a uscire dalla porta dell’Auditorium reggendosi da sola sulle gambe, senza aver bisogno che il suo capitano l’aiutasse a sostenersi in piedi.
«Le ha uccise entrambe!» disse con voce rauca, non appena fu fuori nel piccolo atrio. I pochissimi presenti la guardarono senza dire nulla.
Collins deglutì preoccupato.
Sul viso sudato della ragazza un’espressione incredula, i suoi dolci lineamenti stravolti dalla fatica, i suoi luminosi occhi smeraldini spenti dal dolore «Le ha seppellite sotto il letame, nella vasca in cemento che ha sul lato della fattoria. Sono lì anche tutte le altre. Da quanti giorni avete in custodia questo tizio?»
Il capitano le rispose abbassando lo sguardo e infilando le mani nelle tasche dei pantaloni «Una settimana. L’abbiamo preso al limitare del parco pubblico in Madison Street. Teneva la piccola Nancy per mano. Per ora siamo stati a casa sua in centro, non sapevamo della casa in campagna.»
Anne lo guardò come se stesse ammonendo un bambino, con la testa piegata da un lato e il dito indice sulle labbra a intimargli di fare silenzio e di ascoltare «La prossima volta chiamatemi prima. Andate alla casa in campagna. Le due gemelle sono morte e le troverete dove vi ho detto se i vermi non se le sono già divorate.»
Il caso di Mike Lee, detto il ‘prete’, teneva il sindaco Morrison, l’opinione pubblica e il procuratore alle indagini con il fiato sospeso da circa un anno. Molti erano gli indizi che portavano a quell’uomo ma furbescamente era sempre riuscito a cavarsela. Adocchiava le sue vittime con anticipo, studiando le abitudini famigliari e ogni singolo spostamento. Prediligeva le bambine bionde, di non più di dieci anni. Quando era sicuro della riuscita del piano agiva e, senza che nessuno se ne accorgesse, le faceva scomparire nel nulla in un momento. Il caso delle gemelle White aveva cambiato di poco il suo stile. Le aveva rapite entrambe lo stesso giorno, adescandole al parco giochi, dove erano solite passare i pomeriggi dopo la scuola. L’uomo usava vestirsi da prete, con tanto di vangelo tra le mani e un pacchiano crocefisso in plastica a penzoloni sulla tunica nera. L’avevano visto in molti aggirarsi nei parchi dove erano avvenute le sparizioni, ma nessuno dei testimoni aveva dato la giusta importanza a quel soggetto. Il suo viso angelico, i capelli appiattiti sulla testa e la sua minuta corporatura non lo facevano di certo assomigliare a un omicida seriale, a un professionista del crimine. Era una figura innocua, invisibile agli occhi di molti.
Sul caso era intervenuta l’unità CEI del capitano Collins. Sia l’unità informativa sia quella operativa erano state impegnate per settimane, ma alla fine erano riusciti a catturarlo al culmine del suo ennesimo rapimento. Comprese le due gemelline, erano in totale sei le bambine bionde sparite a Philadelphia. La raccapricciante media di una ogni due mesi. Quando l’uomo aveva sentito l’odore della trappola tesa dal capitano, si era tirato indietro all’ultimo momento e non ci era cascato. Poi però, dopo qualche settimana, non era riuscito a resistere. Gli mancavano le urla, gli sguardi terrorizzati, i gemiti e le implorazioni delle sue piccole vittime ed era tornato a cacciarle come il più vile dei predatori.
Come è nata l’idea di questo libro?
Come avrei potuto, dopo il successo de “L’albero della vita”, lasciare i miei lettori senza la possibilità di vivere una nuova intrigante indagine di Anne Clark, la strega di Philadelphia? La trama era già scritta nella mia testa, è bastato metterla su carta.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Come per il primo romanzo, anche questo si è materializzato in breve tempo. La storia ha subito pochissime revisioni, ma quelle che sono state apportate, sono servite a migliorarlo e a renderlo più coinvolgente. Sono molto soddisfatto del lavoro svolto e questo grazie anche all’impegno dei miei collaboratori e dei miei beta reader che hanno fatto un lavoro eccelso. Li adoro.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Mi appassionano i romanzi di Wilburn Smith e lo seguo da anni sempre con attenzione, cogliendo ogni sfumatura dei suoi scritti. Leggo anche Jeffery Deaver, Clive Cussler e Tom Clancy.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Sono nato e cresciuto a Milano. Ora vivo nell’hinterland milanese con mia moglie e mio figlio.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Sono molto indeciso. Tutto dipenderà dal successo di “Un solo colpo”. Ascolterò il parere dei lettori perché nella mia grande pentola bollono molte storie avventurose e non tutte riguardano il futuro di Anne Clark. Staremo a vedere.
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