
Edito da Simone Giudici nel 2017 • Pagine: 340 • Compra su Amazon
Chestertown, Maryland, 1889. Ernest Christian Reiche, bizzarro inventore di origini tedesche, costruisce la prima tavola Ouija della storia, allo scopo di dare il via ad una lucrosa attività commerciale. Quando però la proverà per la prima volta, ne verrà lui stesso terrorizzato.
Isola di Marettimo, estate 1989. La giovane Annele Morris manda avanti da sola la pensione “Stella Marina”, aperta anni prima dalla mamma e dal nonno, morti misteriosamente quindici anni prima. La notte di San Lorenzo Annele acquista da un misterioso individuo una vecchia tavola Ouija e grazie al fortuito ritrovamento del prezioso diario di guerra del nonno Alfred , riuscirà finalmente a svelare il mistero che avvolge da tempo la sua famiglia e liberare la magia che si cela da più di un secolo nella tavola Ouija.
Da Monterey a Baltimora, attraverso l’infernale deserto del Marocco, fino alla magica Isola di Marettimo: questo libro vi terrà incollati alle sue pagine fino all'imprevedibile e sconvolgente rivelazione finale.

Si dice che su quest’isola le persone muoiano solo di infarto o dopo una lunga vecchiaia. Nella maggior parte dei casi si tratta di un’affermazione veritiera, eppure, per quel che mi è dato sapere, ci sono state rare eccezioni: escludendo incidenti di pesca e casi di annegamento, le morti violente avvenute a Marettimo negli ultimi cinquant’anni, si contano sulle dita di una mano sola.
Due di questi tragici eventi avvennero addirittura lo stesso giorno, più precisamente la sera del 10 Agosto 1974.
La straordinarietà dell’accaduto, si deve soprattutto al fatto che vi furono coinvolti un vecchio pescatore e la sua unica figlia. La donna, uscita di casa attorno alle nove per recarsi allo Scalo Nuovo, dove si stava svolgendo l’annuale Festa delle Stelle Cadenti, non fu più vista e fu ritrovata solo alcune ore dopo: due ragazzi che si erano appartati in una pineta, rinvennero il suo corpo esanime e lo riportarono in paese. Sebbene avesse il cranio fratturato, oltre a diverse escoriazioni e ferite, Alexandra Morris era, per miracolo, ancora viva. Trasferita in ospedale a Trapani, rimase in coma per diverse settimane e, dopo una lunga degenza, fu dimessa, ma con nessuna speranza da parte dei medici, di vederla riprendersi dallo stato catatonico in cui versava. Morì pochi mesi dopo, senza aver mai più proferito una sola parola o, almeno, così si è sempre supposto.
Suo padre Alfred, invece, uscito in barca durante l’imprevista tempesta che si scatenò proprio quella sera, fu ritrovato cadavere il mattino successivo, il corpo incastrato tra gli scogli, le ossa sbriciolate dalla furia delle onde, il viso martoriato e del tutto irriconoscibile.
Le indagini sulla morte dell’uomo e sull’incidente occorso alla figlia, furono condotte in modo sbrigativo e non approdarono a nulla: alcuni testimoni furono ascoltati ma nessuno venne mai sospettato e tanto meno incriminato. A sentire il comandante del locale presidio dei carabinieri, quella notte «ci furono solo sciagure e fatalità» e i fascicoli relativi ai due casi vennero chiusi e presto dimenticati.
A far piena luce su quel che accadde, fu la figlia della sventurata donna che, bambina all’epoca della tragedia e già senza padre, era dunque rimasta orfana. Una volta cresciuta, la ragazza scoprì la verità su quanto era successo ai propri famigliari, grazie ad una misteriosa tavola ouija, comprata per caso su una bancarella dell’usato.
Sebbene oggi le ouija siano considerate poco più di un passatempo e vengano vendute – soprattutto nei paesi anglosassoni – nei negozi di giocattoli, quella acquistata dalla ragazza nel 1989, fu di certo la prima ad essere stata creata.
Il suo misterioso ideatore aveva deciso per oscure ragioni di sbarazzarsene, e il brevetto della tavola fu successivamente registrato a nome della Kennard Novelty Company, che ne iniziò la commercializzazione dal 1890.
E così avvenne che un oggetto nato per mettere in comunicazione i vivi con gli spiriti dei defunti, iniziò a diffondersi come un semplice gioco da tavolo, prima nel Maryland, poi in tutti gli Stati Uniti e, infine, nel resto del mondo.

Come è nata l’idea di questo libro?
È nata per caso un giorno in cui sul divano mi venne quest’idea: “Due ragazzi non riescono a fare una seduta spiritica a causa di una tempesta. Ci riprovano dopo 15 anni e succede di tutto”. Da qui ho creato la trama che è diventata davvero complessa e intricata.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Molto. Ci ho messo ben 4 anni. Ho dovuto documentarmi parecchio per rendere la storia verosimile. Ho studiato l’origine delle tavole Ouija, lo sbarco in Sicilia degli americani nel ’43, ho letto verbali di processi di stregoneria nella Sicilia del 1700 e tanto altro.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Stephen King, Lovecraft, Heinlein, Tolkien.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Ho sempre vissuto in un paesino in provincia di Milano
Dal punto di vista letterario quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Sto scrivendo il mio secondo romanzo e mi piacerebbe tradurre in inglese e spagnolo Lo spirito e l’isola.
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