Edito da Assobyz nel 2021 • Pagine: 422 • Compra su Amazon
Anno 392: l’Impero Romano è funestato dalla pressione dei barbari oltre il confine e da terribili lotte interne tra le forze pagane e l’astro nascente del potere cristiano. I conflitti religiosi sembrano essere il centro di un’importante svolta quando l’imperatore Teodosio dichiara la messa al bando di tutti gli antichi culti, ponendo il cristianesimo come l’unica religione ammissibile.
Mentre i templi e i luoghi di potere dei pagani vengono chiusi, un gruppo di senatori decide di opporre resistenza.
Approfittando dell’improvvisa morte di Valentiniano, il sovrano d’Occidente fantoccio di Costantinopoli, i congiurati prendono il potere a Roma ed ottengono il supporto del magister Arbogaste, che comanda le legioni della Gallia; al suo fianco c’è Flavio Eugenio, uomo di palazzo di fede cristiana, ma dalle posizioni tolleranti, che rappresenta l’ultima speranza nell’imminente guerra contro Teodosio, in un crescendo di intrighi che porterà i pagani a dare un’ultima battaglia per la libertà nella gelida valle del fiume Frigido.
Brigantia. Alpi occidentali, Gallia, luglio 442
Dagomaro e i suoi quaranta armati sopportarono ancora una vol-ta la pioggia battente e la calura solo per tornare al villaggio, prima del calare del sole. Dopo una settimana a dormire nei boschi o sulle rocce, con poca paglia bagnata come giaciglio, l’idea di tornare a ca-sa era puro cibo per l’anima.
Superarono un’alta montagna, poi finalmente videro in lonta-nanza i fumi delle case.
Una volta giunti, si salutarono come fratelli, abbracciandosi e stringendosi il collo prima di tornare dalle rispettive famiglie, felici di essere sopravvissuti… tutti, tranne lui.
Entrò in una capanna di legno e cuoio sapendo che mi avrebbe trovata.
Chi sono? Non ha importanza. Solo una donna dai lineamenti rugosi, con lunghi capelli d’argento e abito nero, che recitava for-mule in gallico rivolgendosi a un idolo di legno piantato a terra, che mi arrivava fino alle spalle. Era l’idolo della dea Madre, chiamata anche Matrona, protettrice della nostra gente e mia divinità preferi-ta.
Dagomaro si avvicinò e mi baciò le mani. «Madre, sono venuto a rendere omaggio agli dèi per avermi concesso di vivere ancora una volta, ma vedo che mi avete preceduto, come sempre».
Strinsi lentamente le dita, come fossero artigli di un rapace. «Si, figlio mio, sapevo che saresti arrivato, l’ho sognato due notti fa, perciò eccomi qui! Dai un bacio alla tua vecchia madre e racconta-mi di quanto sei stato vittorioso, sai che adoro le tue storie di spade e lance!»
«Vittorioso…» Dagomaro scosse la testa. «Ho perso tre uomini combattendo contro quei razziatori che vengono dalla pianura, quel-li alti, con i capelli biondi, ricoperti di ferro, quegli sporchi Germa-ni. Ho risposto alla richiesta di soccorso dei nostri vicini, ma il capo Brocco non mi ha nemmeno ringraziato, nonostante non avesse speranze di salvare il suo villaggio senza di noi. La gratitudine di-venta merce sempre più rara su queste montagne».
Finii il rituale lanciando una manciata di erbe e peli umani in un piccolo braciere. Si udì un sibilo acuto e stridulo, poi soffiai per dare un po’ di forza al fuoco, parlando con un poco di sdegno. «Da quando Brocco è diventato cristiano, in lui sono cresciute solamen-te la presunzione e l’avidità, faresti meglio a lasciarlo al suo destino la prossima volta, ormai quanto tempo è passato dalla sua conver-sione, due o tre anni? Il veleno del dio cristiano lo ha ammorbato, ora è in balia del fumo e della nebbia».
«Credo dieci anni, forse quindici, madre.»
Mi sentii appena confusa, ma non spaventata. Serrai la mascella, mostrando denti piccoli e consunti; il mio mento e la mia mandibo-la sono storti, piegati verso sinistra dalla nascita. «Si, forse hai ra-gione tu. Non nego che la mia memoria peggiori giorno dopo gior-no, ma ho quasi terminato il mio lavoro, poi non mi servirà più».
Dagomaro non mi diede ascolto, mi appoggiò le mani sul volto, come a volermi proteggere. «Forse dovreste stare più a riposo e me-no in questo luogo gelido, a consumarvi in mezzo ai fumi dell’incenso. Avete una certa età, perché non lasciate ad altri tutte le vostre incombenze?»
Mi scostai appena e tirai quell’insolente di mio figlio per un braccio, trascinandolo all’aperto.
Fummo investiti dalla fredda brezza alpina, che mi penetrò nelle ossa come fosse acqua gelida di sorgente.
«Riposerò quando sarò fredda e rigida. Sai bene quanto sia stato faticoso trovare le pagine dei diari, dopo tutto quello che è successo, ma ne è valsa la pena… ne è valsa la pena. Ci ho messo decenni!»
Dagomaro era a conoscenza di tutti i miei sforzi, ma non si era mai interessato fino in fondo. D’altronde, cosa poteva saperne lui? Povero figlio mio, nato in tempi troppo tristi, dominati dai barbari e dal fanatismo. Noi Veri Credenti… coloro che venerano ancora gli antichi dèi, si stanno spegnendo come le ultime candele prima dell’infinita notte. Per questo non posso riposare… non ancora… non ancora.
Iniziò a piovere.
Istintivamente, Dagomaro mi fece da scudo coprendomi con il mantello e mi scortò verso casa. I suoi stivali affondavano nel fango fino alle caviglie, io invece ero a piedi scalzi, come al solito, e avan-zavo con fatica, ad ogni passo emergeva un nuovo acciacco e le mie ossa scricchiolavano come vecchi mobili mangiati dalle tarme.
Come è nata l’idea di questo libro?
Perché proprio in Italia assistiamo alle gesta, alle parole e ai pensieri degli ultimi pagani di Roma, ormai in piena decadenza e vicini alla scomparsa totale a causa delle persecuzioni dell’imperatore Teodosio e all’imporsi del Cristianesimo, la religione che tutti noi conosciamo, ma che per una parte dell’Occidente era solamente un culto monoteista orientale, alieno, estraneo alle radice e alle tradizioni dei padri e della patria. E proprio in nome della difesa delle loro idee, gli ultimi pagani tentarono un’ultima, vivace resistenza che culmina con la battaglia del fiume Frigido. Una storia drammatica e già segnata, intrisa di mistica e spiritualità, che è affasciante proprio per questi aspetti.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
La ricerca storia è molto lunga e perigliosa. Bisogna riuscire a rendere la mentalità e i fatti del tempo senza essere pesanti, riuscendo a cogliere l’interesse di qualunque lettore, perciò il lavoro da fare è sempre duplice.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Principalmente i grandi maestri della letteratura del ‘900, Tolkien su tutti.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Ho sempre vissuto nel milanese, non mi sono mosso molto.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
È ancora tutto da definire… vedremo
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