
Edito da Villaggio Maori Edizioni nel 2018 • Pagine: 180 • Compra su Amazon
Maurizio Beltrami ha trentasette anni, un lavoro che detesta e un’enorme vescica sotto un piede che si nutre dei suoi traumi e che crescerà a dismisura fino a inglobarlo totalmente.
Ipocondriaco e scettico, il protagonista di Storia di un uomo vescica sarà messo da questa straordinaria condizione di fronte all’importanza di un’esistenza libera da tutte le schiavitù della vita.
Fenomenologia di una metamorfosi che rimane annidata insieme alle nostre paure.

Maurizio guardava molti documentari, anche quelli di viaggio, ma non li guardava per sognare o per conoscere posti che non avrebbe mai visto, li guardava per deridere i documentaristi.
Dal suo salotto, dalla sua poltrona di pelle nera, con la copertina sulle ginocchia, guardava tutto con disprezzo e incredulità. Perché, per esempio, andare nel Mare del Nord ad avvistare le balene al freddo e sotto la pioggia, bardati fino al collo? Chi glielo faceva fare a quella gente? E dopo aver visto le balene uscire dall’acqua e respirare, queste persone si sentivano meglio? Sarebbero cambiate le loro vite, dopo tutte quelle “fantastiche” esperienze? Perché andare sott’acqua alla ricerca del krill? Per farlo sentire ancora più inutile?
Di lì a poco Maurizio si sarebbe alzato per prepararsi un panino prosciutto crudo, taleggio e peperoni – giusto per stare leggero – e lo avrebbe mangiato davanti alla televisione, perché mangiare al tavolo della cucina, senza nessuno seduto di fronte, lo faceva sentire ancora più solo. Ma… un momento. Sentì accadere qualcosa al piede sinistro. Sentì la pelle tirare, ora anche sulla caviglia, sullo stinco. Lanciò per terra la copertina e sollevò il pantalone del pigiama. La vescica… la vescica si muoveva! Cresceva! Aveva già ricoperto tutto il polpaccio. Maurizio era incredulo, non sapeva cosa fare. Era spaventato, ma non era ferito, non stava perdendo sangue, non era svenuto, non aveva la febbre alta. Era solo una vescica che cresceva. Maurizio adorava guardare programmi come Malattie misteriose, Malattie imbarazzanti, Io e i miei parassiti, ma non aveva mai sentito parlare di vesciche giganti. Stava cercando di ricordare qualche caso che avrebbe potuto essere simile al suo problema, quando sentì suonare il citofono. Pensò subito che si trattasse di sua madre, chi altro poteva presentarsi a casa sua?

Come è nata l’idea di questo libro?
Un giorno mi sono ritrovata una vescica su un piede e ho iniziato a immaginare questa vescica crescere per proteggermi dalle difficoltà della vita. Ed ecco l’idea per il romanzo.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Non è stato difficile perché avevo le idee molto chiare riguardo il mio personaggio. Invece trovare il finale non è stato semplice, ne ho dovuti scrivere almeno tre prima di trovare quello giusto.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Dostoevskij è stato il mio primo amore, di lui ho letto tutto, veramente tutto. Poi Albert Camus, Oriana Fallaci, Robert Musil.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo e ho sempre vissuto a Milano, ma sono nata a Jesi, nelle Marche.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Scrivere, continuare a scrivere. Scrivere sempre. Anche se nessuno dovesse più pubblicarmi o credere in me. Scrivere.