
Edito da Edizioni Espera nel 2017 • Pagine: 88 • Compra su Amazon
SULLE TRACCE DEI NOSTRI ANTENATI IN ITALIA…
Cronache dal Lazio preistorico per piccoli antropologi itinerantiIn principio erano vulcani, elefanti e mammut... Così potrebbe cominciare questa storia.
È una storia che si svolge in Italia, nel Lazio in particolare, e nel corso della preistoria, come primo incontro con l’evoluzione umana così come si è sviluppata nel nostro territorio. È soprattutto la storia degli uomini di Neanderthal e dei loro antenati, che vivevano in un territorio abitato da grandi mammiferi estinti e dove i vulcani del territorio a nord e a sud dell’attuale città di Roma erano ancora molto attivi.
Scritto a sei mani e impreziosito dalle illustrazioni di Giada Giannetti, il libro è un affascinante viaggio nel tempo alla scoperta di mondi scomparsi, seguendo le tracce lasciate dai nostri antenati. I luoghi abitati dagli uomini della preistoria, documentati da fossili tanto misteriosi quanto affascinanti, sono i protagonisti della narrazione, insieme ad animali e paesaggi che possiamo provare a immaginare.
Il volume è articolato in tre parti, facilmente individuabili dai diversi colori, e rappresenta un unicum nel panorama editoriale divulgativo-scientifico per bambini. Per la prima volta infatti, viene pubblicata una narrazione ampia e completa sulla realtà preistorica laziale adatta ai più piccoli. Nella prima parte, evidenziata dal colore rosso, vengono trattati i temi dell’evoluzione umana con uno sguardo particolare a quanto accaduto in Europa e in Italia. Viene inoltre fornita una ricostruzione di com’era il Lazio nelle ultime centinaia di migliaia d’anni, a partire da milioni di anni fa. Nella seconda parte, in blu, vengono narrate le cronache delle scoperte, condite da aneddoti e curiosità. Infine, nell’appendice (in verde), viene riportata un’agile guida di tutte le realtà museali diffuse sul territorio dove è possibile incontrare i nostri antenati.
FLAVIA SALOMONE [Roma, 1965] vive e lavora a Roma. Biologa e antropologa fisica, dopo la laurea presso la Sapienza Università di Roma, per alcuni anni ha condotto ricerche sulla biologia delle popolazioni umane del passato su campioni scheletrici di epoca romana (I-III sec. d.C.), presso il laboratorio di antropologia della Sapienza e del Museo Nazionale Preistorico ed Etnografico Luigi Pigorini di Roma. Si occupa di divulgazione scientifica, anche attraverso le nuove tecnologie multimediali e dal 2014 propone attività educativo-didattiche presso le scuole elementari e le librerie specializzate per bambini. Autrice di varie pubblicazioni scientifiche, con Edizioni Espera ha pubblicato “C’era una volta... Homo”.
Luca Bellucci, naturalista e paleontologo, autore di varie pubblicazioni scientifiche, studia la sistematica dei grandi mammiferi plio-pleistocenici italiani. Si occupa anche di divulgazione scientifica con laboratori didattici. Progetta e realizza inoltre app, modelli e stampe 3D di fossili. Attualmente assegnista di ricerca presso il Polo museale Sapienza, è membro del consiglio direttivo dell’Istituto Italiano di Paleontologia Umana.
Giorgio Manzi, Professore ordinario di Antropologia alla Sapienza Università di Roma, dove è anche direttore del Museo di Antropologia G. Sergi e del Polo museale Sapienza. Le sue ricerche, documentate da oltre 150 pubblicazioni scientifiche, principalmente riguardano argomenti di paleoantropologia e di biologia di popolazioni umane antiche. Come divulgatore, collabora con quotidiani, riviste, radio e TV; fra i libri più recenti, "Il grande racconto dell’evoluzione umana" (Il Mulino, 2013) e “Ultime notizie sull'evoluzione umana” (Il Mulino, 2017).

Una legenda narra che la maga Circe dai “riccioli belli” dopo aver tentato di trasformare Ulisse e i suoi compagni in maiali, come raccontato nell’Odissea, lo accolse per un anno dandogli preziose informazioni su come tornare nella sua casa nell’isola di Itaca in Grecia.
Molti dei nostri giovani lettori già conosceranno il Monte Circeo che, con il suo caratteristico
profilo, ha le sembianze di una donna assopita e proprio per questo sembra che questa storia si sia svolta proprio lì. Ma all’interno delle grotte che costellano il promontorio si celano
storie molto più antiche e un cold case degno delle più popolari serie TV.
Andiamo indietro nel tempo, al decennio d’oro della paleoantropologia in Italia, ovvero agli anni ’30 del secolo scorso. Alberto Carlo Blanc, protagonista delle ricerche paleoantropologiche di quegli anni, concentrava le sue attenzioni in un territorio che stava cambiando profondamente: la pianura pontina. Da epoche remote quelle zone erano rimaste uno degli angoli più selvaggi d’Europa, con paludi estese e con la malaria che uccideva i pochi che vi abitavano. Dal 1924 al 1937 un’intensa operazione di bonifica fece in modo che terreni
fertili vennero alla luce per essere coltivati e con essi i numerosi fossili conservati al loro interno e stratificati nei sedimenti della Pianura Pontina.
Le ricerche di Alberto Carlo Blanc erano ben conosciute da quelle parti e in un giorno di inverno del 1939 venne allertato dal Signor Guattari, proprietario di un albergo situato
ai piedi del Monte Circeo presso il mare. Come racconta lo stesso Blanc, il Signor Guattari proprio in quei giorni stava “operando uno scasso nel terreno adiacente al suo albergo”
e durante i lavori erano emerse numerosa ossa fossili di animali. Blanc si era premurato di tenerlo informato se fossero uscite altre ossa. Sapeva bene che quell’area era stata frequentata sin dalla preistoria, avendo trovato nella pianura numerosi strumenti
prodotti da un’umanità arcaica ed era convinto che prima o poi avrebbe scoperto anche l’autore di tutti questi strumenti. Questa scoperta infatti non tardò ad arrivare.
La mattina del 25 febbraio 1939, mentre continuavano i lavori presso l’albergo del Signor Guattari l’operaio Vincenzo Ceci “aveva scoperto l’apertura di un cunicolo sotterraneo: il Guattari stesso vi si era avventurato carponi, giungendo dopo qualche metro in una vasta cavità interamente oscura il cui suolo era cosparso di ossa”, racconta lo stesso Blanc.
In un antro secondario del vano principale giaceva capovolto insieme ad altre ossa un cranio
umano al centro di rocce annerite. Possiamo solo intuire l’emozione e la suggestione di trovarsi di fronte a questa scena alla luce traballante di qualche lampada!
Di chi era questo cranio? Perché era capovolto con la base allargata e al centro di pietre annerite? Proprio un cold case come si potrebbe chiamare oggi ovvero un
caso giudiziario irrisolto. Rispondere alla prima domanda non fu troppo complesso
e se ne occupò il professor Sergi, studioso dei reperti di Saccopastore. Il cranio apparteneva a un maschio adulto e aveva una morfologia da Neanderthal. Ancor di più dei crani di Saccopastore era un tipico Homo neanderthalensis ed era vissuto durante le ultime ere
glaciali ovvero circa 50 mila anni fa.
La seconda domanda era quella più difficile a cui dare una risposta, chi lo aveva ucciso? Iniziò a prendere consistenza un’ipotesi molto suggestiva: sarebbe stata, secondo Blanc, la prova di un complesso rituale dei Neanderthal che avrebbero allargato la base del cranio
per estrarre e cibarsi del suo cervello, quasi per impossessarsi della sua anima. Tutto sembrava tornare, compresa la posizione del cranio al centro di un cerchio di pietre annerite, forse testimoni di un antico focolare, la volta della grotta così bassa e suggestiva e ovunque ossa di animali, resti di banchetti funebri preistorici.
Questo cold case fu ripreso e affrontato definitivamente cinquanta anni dopo la scoperta, in ricerche condotte da diversi studiosi che culminarono in un convegno scientifico internazionale che si tenne proprio nei pressi del Monte Circeo, a Sabaudia, e dove intervennero i più importati scienziati. Le pietre erano annerite non dal fuoco ma
da ossidi di manganese e le numerose ossa avevano evidenti tracce di un predatore molto comune nel Pleistocene, la iena. Cervi, caprioli, cavalli, buoi e anche l’uomo erano state le sue prede e il cranio era ciò che rimaneva del suo pasto.
Il “colpevole” è stato trovato, ora non ci resta che risolvere il caso della maga Circe.
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