Edito da Maurizio Agostini nel 2019 • Pagine: 428 • Compra su Amazon
Guglielmo Marconi, l’inventore che più di tutti ha forgiato il mondo in cui viviamo, creò in vecchiaia un’arma elettromagnetica potentissima: il Raggio della Morte. Quasi nulla è trapelato di tale invenzione ma è noto che Mussolini rimase convinto fino alla fine che, se Marconi non fosse morto all’improvviso prima di rivelargliene il segreto, le sorti della guerra mondiale sarebbero cambiate.
Marcello e Francesca, gli ‘investigatori per caso’ protagonisti dei romanzi di Maurizio Agostini, incontrano Eleonora, una lontana discendente del grande inventore, determinata a svelarne il mistero. La ragazza ritrova, in un rudere sulla costa ligure, dei documenti inquietanti che rivelano particolari inediti sia della attività scientifica che della vita privata di Marconi.
Ne nasce una spy story che coinvolge governi, politici, scienziati e agenti segreti che continua fino ai nostri giorni. E ne nasce anche un conturbante menage a trois, parallelo a quelli cui sembrava indulgere il grande Guglielmo.
In un romanzo in cui niente è uguale a quello che sembra, i tre protagonisti, nello svelare il principio costruttivo dell\'arma marconiana, derivante da una stupefacente intuizione musicale, giungeranno a una conclusione sconvolgente e di impressionante attualità.
Il primo romanzo della serie delle investigazioni di Marcello e Francesca, dello stesso autore, è Aelia Laelia Crispis, L\'enigma della Pietra. ed. Pendragon.
I servizi segreti del Duce
«Ely, il casino che hai sul tavolo da cucina mi impedisce di approntare alcunché per cena!» esclamò Marcello, falsamente irritato.
Eleonora sollevò gli occhi dalle sue carte, beffarda: «Cosa ti impedisce? Di ‘approntare’ che cosa?».
«Alcunché, alcunché, ovverosia ‘un cazzo di niente’, come dite voi».
«Ecco che torna fuori il liceo classico» disse Francesca.
«Certo che sì».
«Ma come sei finito a fare il commercialista?» gli chiese Eleonora.
«Come? Mah, non so. O forse lo so. Dopo il liceo classico ho pensato che qualcuno che pagasse l’affitto delle case al mare ci voleva, se no si stava a casa».
Francesca che stava trafficando nella credenza scoppiò in una sghignazzata: «Certo fra voi due è una bella gara!».
Eleonora si alzò di scatto: «Touchè. Metto via, ma ve ne pentirete».
Marcello non era in vena di litigare quella sera, anzi. Si avvicinò alla ragazza, le sfiorò il sedere con una mano e le chiese: «Prima fammi vedere cosa stai studiando».
Anche Eleonora non era in vena di litigare. Si avvicinò impercettibilmente a Marcello per fargli capire che aveva gradito il segno di pace: «Guarda cosa ho trovato nelle carte perdute nella casa di Marconi» e mostrò dei fogli ingialliti che avevano un’aria molto ufficiale. Marcello strinse gli occhi e lesse ad alta voce: «Ministero degli Interni. Polizia Politica. E che c’entra la Polizia Politica con Marconi?».
«Ah, certo che c’entra. Marconi era sorvegliatissimo dalla PolPol, perché il Duce non si fidava troppo di lui o forse perché erano tutti sorvegliatissimi. Mi sto perdendo in tutte queste carte: rapporti seri, indiscrezioni, puttanate senza ritegno… Non so cosa pensare».
Si inserì Francesca: «Ehi, per quanto ne so la Polizia Politica del Duce era una cosa seria».
«Ecco la spia, quella sì che se ne intende» punzecchiò Marcello.
«Guarda qui». Eleonora passò a Marcello un foglietto unto e bisunto.
Obbediente Marcello lesse il pizzino: «Aprile 1933. Marconi sta studiando segretamente e da solo, soprattutto nel laboratorio della sua nave, l’Elettra, le onde ultracorte. Sembra che ciò preluda a una grande scoperta di natura militare di importanza veramente eccezionale. Firmato Diana».
«E chi sarebbe questa Diana?» si lasciò sfuggire Marcello.
Fu Francesca a rispondere: «Diana era il nome in codice di Bice Pupeschi, una delle più importanti spie della mitica OVRA, il servizio segreto del Duce. Era una giovane e bellissima attrice fiorentina reclutata da Arturo Bocchini, il capo della Polizia del Fascismo, di cui era l’amante. Si occupava soprattutto del Vaticano e, a quanto pare, di Marconi, visto che lui era sensibile alle belle donne e alle attrici.
Marcello capiva ancora poco: «E allora?».
«Bice gestiva una specie di boudoir nel centro di Roma dove vari personaggi potevano incontrarsi in segreto. Soprattutto i preti ci andavano per scopare e per confidare segreti alle loro occasionali amanti».
«Comunque non ho ancora capito l’importanza della cosa» ribadì Marcello.
Adesso fu Eleonora a tirare fuori altre carte: «Guarda questi otto rapporti».
Marcello chiese: «E chi li ha scritti?».
«Virginio Trojani, cugino acquisito di Gabriele D’Annunzio».
Marcello li sfogliò velocemente: «Sempre sulla super arma inventata da Marconi».
«Ecco guarda questo. 13 agosto 1935. Si dice che Mussolini fece una ispezione a La Spezia ma con scarsi risultati. Però pochi giorni dopo vi fu una nuova dimostrazione a Roma in cui furono fermati dei motori e uccisi diversi maiali. Mussolini disse: Ciò vorrebbe dire che tutte le macchine da guerra di oggi saranno rese inservibili e che la fanteria e la cavalleria saranno di nuovo la forza dell’esercito!».
«Mussolini e i suoi 8 milioni di baionette. Infatti contarono molto» chiosò Marcello.
Eleonora insistette: «E guarda questo. Il pizzino è datato 10 dicembre 1935. Un agente dell’ambasciata italiana di Parigi, tale Guido Valiani, mandò un messaggio urgente alla sede romana della Polizia Politica riferendo che il primo ministro inglese Stanley Baldwin aveva telefonato al primo ministro francese Laval nel mezzo della notte, tenendolo al telefono più di un’ora e dicendogli che Marconi aveva paralizzato i sistemi elettrici di un sottomarino inglese».
«E quindi vuoi dire che anche inglesi e francesi sapevano tutto?».
«Esatto. Le prime indiscrezioni della PolPol iniziarono nel 1934 ma il boom avvenne nel maggio del 1935. Tutti sapevano tutto ma non sapevano niente di come costruire l’arma. A questo rapporto seguì una serie di articoli su tutta la stampa mondiale che parlavano della nuova arma. The News Chronicle pubblicò che le microonde potevano fermare gli aeroplani. E leggi questo».
Marcello lesse mentalmente e tacque.
«E allora? Cosa dice?» lo sfidò Francesca.
Marcello la guardò: «Dice che Marconi si suicidò per non voler dare il Raggio della Morte a Mussolini e soprattutto ai tedeschi che odiava e che da sempre erano i suoi nemici. A firma di un certo Umberto di Marco, articolo di Stampa Libera, febbraio 1945, censurato».
«Cazzo» rispose Francesca.
Intervenne Eleonora: «Mussolini fu sempre convinto di aver perso la guerra perché Marconi aveva scoperto l’arma segreta ma se l’era tenuta per sé. Un grande storico, Denis Mack Smith, dice che il Mussolini di Salò non smetteva un attimo di recriminare sul fatto che Marconi si era tenuto il segreto ed era morto poco dopo. Ma la testimonianza più importante sul Raggio della Morte è quella di Rachele Mussolini, pubblicata anche in Italia e nota a tutti».
«Accidenti!» tossì Marcello. Un silenzio imbarazzato scese sui tre giovani.
Eleonora continuò a sgomberare il tavolo dalle sue carte. Marcello approntava qualcosa in cucina perplesso e Francesca non faceva niente, accoccolata accanto al camino.
Dopo qualche minuto Marcello non resse al silenzio: «E quindi tu dici che ci sono motivi fondanti per ipotizzare che davvero Marconi avesse inventato il Raggio della Morte e che, addirittura, lo abbia voluto tenere segreto».
Eleonora aveva già raccolto le sue cose ma lo seguì: «Le testimonianze del tempo, che ovviamente conoscevo già ma di cui ho trovato qui un sacco di documenti originali, non lasciano dubbi».
Marcello invece di dubbi ne aveva: «Ma scusa come faceva a esserci nella casa un ritaglio di stampa del 1945 quando Marconi era morto da 8 anni?».
Eleonora rispose: «Non lo so. Le cose che ho trovato sono una specie di dossier. Ci sono documenti originali che potrebbero essere di Marconi stesso ma ci sono anche cose raffazzonate qua e là, anche di molto posteriori alla sua morte. Sono come la bicicletta e i ritagli di giornali tedeschi che abbiamo trovato insieme, sono incongrui».
Francesca intervenne: «Sì, sono un po’ incongrui. Però mi sembrano documenti interessanti».
«Interessanti? Meravigliosi vorrai dire!» cinguettò Eleonora.
Marcello invece pensò: ‘C’è puzza di bruciato. Qualcosa non torna’.
Come è nata l’idea di questo libro?
Ho sempre avuto una particolare predilezione per Guglielmo Marconi fin da quando ero ragazzo. Un amico di mio padre, Don Giovanni Marchi era il Rettore della Basilica di San Luca a Bologna ma era anche il nipote di Tugnat Marchi, il fedelissimo servitore di Guglielmo. Molti anni fa mi raccontò aneddoti e ‘verità’ che pochi conoscono. Avevo in mente quindi da tempo di fare qualcosa per rivalutare il grande inventore che, nella mia città, Bologna, è quasi ignorato quando mi sono ritrovato in mano un libretto catacombale, fuori commercio, che riportava l’ultima intervista di Mussolini e che citava l’arma segreta scoperta da Marconi nell’ultima parte della sua vita. L’occasione era troppo ghiotta e ho pensato di incentrare proprio su Marconi la seconda puntata delle inchieste dei miei ‘investigatori per caso’, Marcello e Francesca. La prima puntata era stata pubblicata con Pendragon con il titolo Aelia Laelia Crispis – L’enigma della Pietra. Più procedevo nella ricerca delle fonti e più scoprivo cose incredibili, non solo aspetti del grande inventore del tutto inediti ma anche misteri scientifici e storici che mi hanno lasciato allibito.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Più che difficile il lavoro è stato davvero lungo e il libro, pur essendo un romanzo, beneficia di una ricerca storica approfondita. In un’appendice bibliografica si cerca di differenziare la parte di pura fiction dalla parte storica e scientifica che invece è compiutamente documentata.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
I primi che mi verrebbero in mente sarebbero Aldous Huxley e George Orwell ma preferisco indicare dei contemporanei come Valerio Varesi, con il suo commissario Soneri, che lavora a Bologna anche se è di Parma, che considero un amico, e Marcello Simoni, con le sue avventure dell’Alchimista, che conobbi in una presentazione comune dei nostri primi romanzi, anni fa.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo a Bologna e, come tutti i bolognesi, mi sposto volentieri solo per periodi di tempo limitati. In qualche modo i miei libri sono legati a Bologna. Il primo trattava di un mistero prettamente bolognese, la lapide di Aelia Laelia Crispis conservata al museo medioevale che, per tradizione, contiene il segreto della vita. Ma anche questo libro tratta di un ‘mistero’ prettamente bolognese: perché mai Guglielmo Marconi sia così poco considerato in patria. Credo che il mio libro fornisca una spiegazione esauriente, al di là del luogo comune (ma vero) che il fatto che Marconi fosse fascista lo condannasse alla damnatio memoriae nel primo dopoguerra. Oggi è tempo di fare giustizia.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Il progetto futuro è continuare la serie delle avventure dei miei ‘investigatori per caso’ , che sono diventati tre, Marcello, un commercialista senza qualità, Francesca, un transessuale deliziosamente femminile e Eleonora, una giovane scienziata di grande bellezza. Essi si ritrovano intrigati in misteri più grandi di loro, più per caso che per necessità, ma li riescono, in qualche modo, a dipanare. La terza puntata della serie è già in cantiere. Continuerò ovviamente a portare avanti il mio blog (StoriaSegreta.com) che tratta delle fake news storiche e scientifiche da cui siamo bombardati quotidianamente da una stampa e da una televisione sempre più di regime.
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