
Edito da CTL (Livorno) nel 15 Gennaio 2020 • Pagine: 160 • Compra su Amazon
Gli ultimi tra gli ultimi, le mille voci del dolore, la vita, nella crudele inclemenza della materia di cui è plasmata la realtà.
Sofferenza, guerra, malattia e morte, discriminazione sociale e sessuale, disagio psicologico e mancanza di lavoro. Un tempo breve o lungo, l’arco dell’esistenza, ma dove ogni istante sembra essere solo, l’atroce attesa di una nuova sventura, di nuove lacrime che mai verranno asciugate, di nuove ferite, che mai troveranno guarigione, mentre i momenti di letizia appaiono così lontani, distanti, addirittura irraggiungibili.
Eppure questo non può essere possibile, non deve essere possibile, che le ombre trionfino sulla luce, e che l’afflizione e la pena possano divenire l’essenza dell’essere, quando invece non il tormento e la paura, ma il sogno, è l’energia che l’anima guida mentre la speranza, è la rosea scintilla, che il cuore umano non abbandona mai e che il coraggio e la forza, dona fino all’ultimo istante dell’esistenza, di credere in un domani migliore e di combattere perché felicità e amore, amicizia e affetto, non siano solo una pallida illusione e perché i sogni non siano solo candide nuvole spazzate dal vento ma come i più splendenti raggi del sole, il posto delle ombre nella vita… prendano per sempre.

Fiamme e fuoco. Candele dal cielo. Venti di guerra.
Pioggia, lacrime a bagnare la Madre Terra.
Madre di quelle nobili anime, ritornate a brillare come stelle troppo presto.
Milioni,
di giovani corpi, dilaniati, sventrati, mutilati, da una palla di quel cannone,
per cui non umani, solo carne, da macellare sono.
Sangue, sangue ovunque, come acqua e corpi morti, troppi, in un silenzio irreale,
nella quiete di un inferno, che di Enio sovrana è il dominio.
Il silenzio della morte… Eterno…
Eppure rotto appena, da un fiore della vita, un sospiro,
che debole lotta,
per restare in questo mondo…
tra i suoi cari che non vuole abbandonare, d’un cuore che nei sogni
e in quel futuro, strappato dagli altri, ancora vuole credere,
a quel cielo così azzurro, così immenso,
che della vita è l’ultimo ricordo, di quegli occhi senza tempo,
del giovane soldato…
senza un nome che lì giace.
Non un essere umano, solo carne da cannone.
Non un’anima a restargli accanto, né un sorriso amico…
il passaporto per il paradiso. Una sola scintilla di vento, come compagna,
della solitudine e del dolore, per quel giovane del cui sacrificio
non importa niente,
il cui coraggio non ha valore, la cui esistenza non conta niente,
se avrà fortuna,
solo un nome su una lista, magari con la data di nascita sbagliata.
Per lui né un lacrima, né una tomba, né un fiore,
solo l’oblio… Perché quel nessuno,
quel soldato senza nome, cosa vuole?
Non è un principe, non è uno statista, non è un generale, che cos’è?
UN EROE.
A Beatrice Cenci
11 SETTEMBRE 1559
Meno di una bestia…
Meno di un pezzo di carne inanimato… Meno della carogna di un’animale, dilaniato dagli avvoltoi…
Meno di niente,
ma abbastanza per pagare, per una colpa che non esisteva,
non esiste,
e non esisterà mai.
Tu vittima tramutata in carnefice… Carnefice di un demonio,
che non meritava nemmeno di esistere, inutile peso per la Madre Terra,
per il suo corpo perfetto,
perfetto come il tuo, che quel figlio dell’inferno, cui la legge degli uomini
da indegnamente il nome di padre, ha posseduto con furia,
con violenza, e con la gioia
che solo l’ultimo demone degli inferi può provare,
avendo, anche il disgustoso ed inumano, plauso della legge e del potere,
come se abusare della propria figlia fosse normale, un diritto naturale,
e che per vendicarne la giusta morte, in olocausto una vittima innocente, gli ha offerto,
colei che non era degno neppure di guardare,
di baciare la terra su cui posava il piede, colei cui doveva rispetto,
prima che amore, lui indegno di respirare,
di vivere, di esistere,
e soprattutto
di trovare il conforto dell’ingiustizia umana, che come prezzo
della dipartita
di una squallida nullità quale lui era,
ha reclamato la tua vita, il tuo sangue
a bagnare il patibolo e
come lacrime, figlie di una rosa antica, il volto di Gaia perfetta,
tu raggio di luce, che avvolgi dal cielo,
vegliando sulla
tua gente che la tua libertà reclamava, e commossa ha raccolto con amore
le tue spoglie mortali e sulla tua città, splendida ed eterna,
come eterno il tuo nome, e il tuo sorriso,
stella splendente, anima incorrotta, che il tempo,
di Dike il paladino, immortale e perfetta,
ha consegnato alla storia.

Come è nata l’idea di questo libro?
Da ciò che ci circonda, da tutto il dolore e la sofferenza che come un’abbraccio di tenebra avvolge tristemente ogni cuore umano.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Non è stato facile, perché non lo è mai dover affrontare temi così duri, come la morte, la malattia, la discriminazione, senza rimanerne inevitabilmente feriti nell’anima, senza fare propria quella sofferenza che si desidera provare ad esprimere attraverso la scrittura.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Le autrici e gli autori del passato, ma anche quelli di oggi.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Sono nata a Milano, ma da sempre la mia città è Paderno Dugnano.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Poter continuare a comunicare sentimenti, emozioni e quella melodia che sento dentro il cuore, delicata come un acquerello di luce, dipinto con i colori dell’anima , attraverso la parola scritta.