
Edito da Arduino Sacco Editore nel 2017 • Pagine: 108 • Compra su Amazon
L’intento di questo libro, scritto da uno psicologo e da un atleta di corsa di lunghe distanze, è di esprimere il senso dello sport, della corsa in particolare. Nel testo si parla del mondo dello sport che racchiude diversi aspetti quali il benessere psicofisico, emotivo e relazionale attraverso la partecipazione ad allenamenti e gare incontrando amici e avversari; sani stili di vita; l’aspetto mentale che ha grande importanza per il raggiungimento di obiettivi, la performance e per superare crisi e difficoltà sia nello sport che nella vita. Nel testo si parla di impressioni, sensazioni e tante emozioni; aspetti mentali quali l’autoconsapevolezza, motivazione, autoefficacia, resilienza. Giuseppe racconterà con le sue parole in corsivo le sue esperienze e le sue impressioni in gare lunghe e difficili.

Giuseppe corre e racconta, si emoziona e fa emozionare, commuove, parla della sua famiglia, dei suoi figli in particolare, i suoi tifosi.
Durante la malattia di mia madre stavo così male che ero arrivato a pensare e a pregare Dio: “prendi me se ti serve una vita”, questo perché vedevo la sofferenza di mio padre che vedeva giorno per giorno la compagna di una vita spegnersi, una coppia di altri tempi, erano sempre insieme e si vedeva che si amavano ancora, io mi sentivo il nulla, la mia vita matrimoniale stava andando a pezzi, un fallimento, dicevo: “loro si amano ancora lasciali vivere felici”, poi pensavo ai miei figli, 2 ragazzi meravigliosi Michela e Alessandro, i miei primi 2 tifosi, poi più avanti possiamo parlare di lo ro, ciao Matteo.
Con il tempo i famigliari comprendono che forse è meglio accettare questa passione e diventano i primi tifosi dell’atleta sostenendolo nelle sue imprese in modo da agevolarlo nel prendere le opportune precauzioni o attenzioni per svolgere al meglio la competizione o allenamento considerato estremo.
Gli amici inizialmente considerano l’atleta fuori di se, ai limiti della pazzia, ma con il tempo apprezzano gli aspetti del carattere che gli permettono di sostenere allenamenti e competizioni di lunghissima durata e di difficoltà elevatissima, diventando quasi fieri di essere amici e raccontando in giro le gesta dei propri amici atleti, quasi a vantarsi di conoscere gente che fa l’impossibile, extraterrestri.
Dalle risposte di ultramaratoneti ad alcuni miei questionari, emerge che i familiari inizialmente non approvano la passione di un ultramaratoneta che percorre tanti chilometri su strade o sentieri in condizioni atmosferiche difficili, a volte ai limiti della sopravvivenza, ma con il tempo comprendono che l’atleta si dedica ad una passione che lo coinvolge e che gli permette di sperimentare benessere.
Tale passione non viene praticata in maniera improvvisata ma con tutte le precauzioni per evitare ogni sorta di malessere o sofferenza, ma succede a volte che non si riesce a prevedere tutto, ci si sente troppo sicuri o non si pensa al peggio e si rischia di sentirsi male durante competizioni che ti sottopongono a stress psicofisico esagerato o in condizioni atmosferiche difficili.
1.4 Mio padre era all’arrivo, al terzo giro urlava come un matto
Giuseppe correva e continua a corre re, i suoi sono ricordi impressi nel cuore, sulla pelle come tatuaggi, ricordi di sensazioni ed emozioni che hanno a che fare con la fatica e con gli affetti, fatica in presenza di persone care che urlano per te, che sono presenti, stanno a guardare a incitare per la vita per la performance per il benessere, persone che non ci sono più ma sempre hanno un posto nel cuore e nella testa con i ricordi, persone che ti hanno indirizzato alla vita, ai valori veri di amicizia e correttezza, ti fatica e lavoro, di salute e gioia. Questo è lo sport che vogliamo.
Era il 1978, giochi della gioventù scolastici, avevo 17 anni, 1500 Mt primo classificato, mio padre era all’arrivo, al terzo giro urlava come un matto ricordando a tutti che ero suo figlio, all’arrivo mi ha sollevato come un fuscello, ora prima di ogni gara vado da lui, gli parlo, gli metto un po’ di fiori e dico: “dai papà” come quel giorno al campo sportivo, e poi si va. Da ragazzino non mi entusiasmava correre dietro un pallone come facevano altri, volevo essere libero.
Importante continuare ad avere una comunicazione con i nostri cari, sono sempre con noi, nelle nostre decisioni, nelle nostre battaglie, nella risoluzione dei nostri problemi, come quando eravamo piccoli continuano a intromettersi positivamente dando consigli e illuminandoci la nostra strada.

Come è nata l’idea di questo libro?
Avevo conosciuto Giuseppe Mangione avendolo intervistato e poi incontrato in gare di ultramaratone, avevo già scritto altri libri e così parlando con lui che continuava a fare ultramaratone con tanto entusiasmo e con ottime prestazioni ho pensato che la sua storia poteva essere utile e interessante per tanti, così insieme abbiamo deciso di scrivere il libro, lui mi mandava i suoi racconti e io tiravo fuori gli aspetti psicologici che hanno a che vedere sia nello sport, soprattutto nello sport di endurance come le ultramaratone.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
È stato abbastanza impegnativo per entrambi ess3endo residenti lontani l’un dall’altro, lui mi mandava i racconti via WhatsApp o messenger e io cercavo di delineare il libro con capitoli e paragrafi facendo emergere l’importanza della pratica sportiva e gli asp3etti che incidono sul benessere e la performance.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
I miei autori di riferimento sono: Claudio Naranjo che ho avuto l’onore di conoscere e fare un percorso con lui nell’ambito dei corsi che organizzava volti alla conoscenza personale del proprio carattere; Jon Kabat-Zinn fondatore del “Center for Mindfulness in Medicine, Health Care, and Society” per aiutare i pazienti a far fronte a stress, sofferenza e malattia, per mezzo della “consapevolezza del momento presente.”; Paolo Quattrini direttore dell’Istituto Gestalt Firenze (IGF); Sergio Mazzei, direttore dell’Istituto Gestalt e Body Work di Cagliari (IGBW); William Hart, conduce corsi di meditazione Vipassana.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo a Roma dal 1987 e prima ho vissuto a Manfredonia.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Continuare a scrivere libri di psicologia e sport da solo ma anche con altri autori.
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