Edito da Dionigi Cristian Lentini nel 2019 • Pagine: 486 • Compra su Amazon
Un ricercatore precario del CNR di Pisa, esperto di crittografia e blockchain, rinviene per caso in un archivio di un’abazia toscana uno strano file cifrato contenente una storia incredibile, straordinaria, inedita… dalla quale non riesce più a distaccarsi:
In una fredda notte in cui la Storia faceva le prove generali di Rinascimento, mentre i signori d’Italia s’annientavano a vicenda per l’effimero controllo dei labili confini dei propri Stati, un giovane diplomatico pontificio dal passato misterioso preferiva di gran lunga cimentarsi nell’arte della seduzione più che in quella bellica. Chi era costui?
Non era un principe, un condottiero, un prelato, non aveva alcun titolo ufficiale… eppure parlare con lui equivaleva a conferire direttamente con il Santo Padre, si muoveva con disinvoltura nel complesso scacchiere politico di quel periodo ma non lasciava mai tracce, scriveva ogni giorno la Storia ma non compariva mai in nessuna delle sue pagine … era dappertutto eppure era come se non esistesse.
Da una signoria all’altra, da un regno ad una repubblica, tra strategie ed inganni, tra avventure e complotti, Tristano portava a termine con successo le sue missioni… fino a quando il destino non gli commissionò l’impresa più importante: scoprire chi fosse davvero.
Per farlo dovette decifrare una lettera della sua vera madre, tenuta per 42 anni nascosta dalla casta dei potenti del tempo.
Per farlo dovette attraversare indenne quell’incredibile interstizio temporale dalla straordinaria e senza precedenti concentrazione di personaggi (statisti, condottieri, artisti, letterati, ingegneri, scienziati, navigatori, cortigiani, ecc.) che hanno significativamente, drasticamente ed irreversibilmente cambiato il corso della Storia.
Per farlo dovette sedurre colei che, immortalata indecifrabilmente da Leonardo, con il suo sguardo ha sedotto il mondo.
Il vento gelido di quella sera invernale non sferzava i merli del Castello di San Giorgio quanto il vento della passione imperversava nelle sue vene pulsanti.
Era il mese di Novembre dell’Anno Domini 1482, Mantova era gelida, deserta… e Beatrice
“Beatrice” era sdraiata sul letto della sua stanza con lo sguardo trasognato, fisso sulle aquile imperiali del soffitto… ed una ritrovata immaginazione saturante la mente… indicibili pensieri che per una madonna del suo rango sfioravano l’indecenza. Sapeva che quando il chiacchiericcio della servitù dei Gonzaga avrebbe lasciato il piano nobile, lui, quell’affascinante diplomatico ormai signore del suo senno, sarebbe arrivato, incurante se non profittante della sconsiderata assenza del di lei cugino e promesso sposo (il marchesino, con suo padre, combatteva da due giorni sotto le mura di Ferrara alla strenua difesa del casato estense, minacciato dai veneziani del conte Roberto di San Severino
“Roberto di San Severino” ).
Due soli tocchi sulla porta: parvero alla giovane spasimante rintocchi in una campana, come il greve pendolo della sua mente che ora oscillava tra l’estremo pudore e l’estrema audacia.
Non quello sprezzante del periglio del suo marchese tra le balestre e gli archibugi bensì il vero coraggio fu quello di impugnare quella chiave, di girarla e di permettere al suo amante di varcare quella soglia, ultimo baluardo di un cuore già profanato.
Mentre il fuoco del camino allungava l’ombra dell’uscio che si apriva nella stanza, e l’impavido cavaliere vi penetrava, Beatrice si voltò di scatto lasciando sensualmente cadere sul pavimento una perla del suo copricapo.
« Dimmi che non è peccato » supplicò.
Lui lentamente si chinò, raccolse il pendente, le cinse i fianchi e sfiorandole con le labbra il collo le sussurrò la prima, l’unica frase di quella notte:
«Lo è certamente. Ma non commetterlo sprecando questo momento lo sarebbe ancor di più.»
In quell’istante chiuse gli occhi ed ignara dell’amara notizia che all’indomani sarebbe giunta dal campo di battaglia, si voltò dolcemente e si abbandonò alla passione. E mentre il suo promesso veniva umiliato dalla cavalleria veneziana, lei, amazzone in sella, si esaltava, libera per una notte di essere se stessa.
Così, quando anche l’estremo strepito di spade nel campo cessò e l’ultimo ceppo di legna nella stanza si consumò, la nuova aurora non venne a notificare la sempre più imminente caduta di Ferrara … ma solo l’ennesima conquista di Tristano Licini dei Ginni.
Come è nata l’idea di questo libro?
Scrivere per me non parte da un’idea, piuttosto da una necessità. Era da tempo che avvertivo il bisogno di riversare nell’inchiostro le gocce di sangue arterioso che provengono da un vissuto e da una formazione complessa.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Mi ha stremato… stremato di indicibile piacere e logorato nel profondo. La ricerca storiografica e filologica propedeutica alla stesura del manoscritto è stata davvero impegnativa. Ho viaggiato per l’Italia per mesi, nei fine settimana, per poi raccogliere le miriadi di fogli e foglietti di appunti, abbozzare la struttura generale, progettare i capitoli, impiantare le scene… e accorgermi che non avevo ancora fatto nulla. Un’odissea. Un’incredibile, indescrivibile ed irripetibile storia d’amore.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Alexander Dumas (padre), Sthendal, Alessandro Manzoni, Omero…
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Sono nato nella “spia dello Ionio”, Mottola, paese della Bassa Murgia pugliese ad una trentina di km da quella che fu capitale della Magna Grecia, ho frequentato il locale liceo scientifico per poi continuare e completare i miei studi in Ingegneria tra la Calabria e la Svizzera. Sin dagli anni liceali, oltre a formarmi in campo logico-scientifico-tecnologico, ho coltivato la passione umanistica per le Lettere ed in particolare per la Storia e Filosofia. È in questo periodo che, seguendo forse le orme paterne, ho anche iniziato a scrivere poesie e aforismi.
Dal punto di vista letterario quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Sto completando un saggio sugli ingegneri del passato. Anche questo progetto lo sento quasi un’impellente necessità. Sono un ingegnere e da sempre, ancor prima degli anni dell’università, sono stato affascinato dalle vite incredibili di alcuni ingegneri… di ogni tempo. Non so se ha letto il mio PraisING – Elogio dell’Ingegnere… Questo nuovo progetto, se vuole, deriva da quest’ultimo ed in qualche modo lo completa. Poi, chissà, mi piacerebbe ritornare a scrivere un libro di poesie, dopo il discreto successo registrato da Like a butterfly (tradotto anche in inlgese) e 9 miliardi di oscillazioni di cesio.
Veramente ottimo, libro letto tutto d’un fiato
Grazie mille Lorenzo. Contento che ti sia piaciuto
Intrigante, adoro gli autori emergenti, dove posso acquistarlo?
Ciao Davide, Lo puoi trovare online un po’ dappertutto (Amazon, Google, Feltrinelli, Libraccio, Ibs, ecc.).
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Quando l’ho acquistato non mi aspettavo piu di tanto, noi italiani spesso associamo i capolavori aglj scrittori stranieri, non può nascere in casa nostra un “dan brown”, è invece è nato, ed orgogliosamente è nato al sud. La storia del seducente Tristano ti inchioda alla sedia e non puoi, non devi lasciarlo. L’autore scrive molto bene, in modo appassionato. Il libro è ricco di riferimenti storici e leggendolo ci si fa accompagnare dolcemente nel 1482 e sembra di vedere le scene, sentire i profumi, udire le voci. I miei complimenti all’autore, promessa emergente sul panorama italiano.
Grazie tante Maria, troppo troppo buona ! Il libro sta andando veramente molto bene e piace anche alla critica specializzata. Sono contento. Un abbraccio e ancora grazie.
PS
Forse Dan Brown se fosse nato in Italia non avrebbe riscosso il (meritato) successo avuto. Non credi?