
Edito da VJ Edizioni - Milano nel 2020 • Pagine: 180 • Compra su Amazon
Un Uomo, una Donna. Un Amore.
L'Amore, come dice il sottotitolo: "Oltre la vita".
Una vita in cui i protagonisti sono investiti da ogni sorta di avversità, come un piccolo vascello in mezzo ad una burrasca che si genera improvvisa da un un mare piatto ed un cielo limpido.
Quel cielo limpido che Annastella e Marcello, ma anche Teresa e Angela, riusciranno sempre a trovare dentro e fra loro, a dispetto, appunto, dell'imprevedibilità della vita.
La vita, talvolta dura e implacabile, che presenta sempre il conto è costretta a piegarsi di fronte alla forza che i protagonisti creano e della quale si servono sempre: l'Amore.
Questo romanzo racconta la storia di un ideale, immortale - Oltre la vita - perché un ideale no ha bisogno della vita, non teme la vita, sconfigge la vita!
Questa è la storia del più grande ideale di sempre.

Miele e tabacco
Annastella viveva ormai stabilmente incapsulata nel sarcofago della sua solitudine. All’imbrunire, una cupa tristezza si addensava intorno a lei, come creta dimenticata al sole. Osservava con trepida partecipazione l’agonia delle residue luci, che sembravano aggrapparsi con disperata caparbietà alle punte delle stelle appena comparse. Le vedeva arrendersi, sfrangiarsi, inghiottite inevitabilmente dal buio della notte. Attendeva quel momento con ansia, poiché da lì iniziava la sua attesa, nella speranza di riconquistare la vita perduta, anche per un solo istante, solo per concedersi la possibilità di chiedere perdono, se colpa avesse commesso, e ottenere salvezza. Era tutto ciò che le restava e che poteva desiderare. Assisteva alla lotta eterna e sempre uguale – luce contro tenebre – dalla piccola terrazza del suo appartamento, letteralmente incastonato nel labirintico centro-storico della città. Quella città che le era prodigiosamente esplosa negli occhi – mille anni prima? – fulgida di sole, incorniciata dall’azzurra lucentezza del mare, a cui aveva sentito di appartenere al primo sguardo….
Capitolo II
La strega rossa
Era una sera particolarmente rovente da tagliare il fiato, senza un alito di vento. Dalla terra si alzavano rigurgiti bollenti carichi di umidità che facevano appiccicare addosso i vestiti come fossero sudari. La luce opalescente del tubo al neon legato alla meglio sopra il banco, collegato a una presa di corrente “volante”, conferiva al frutto un particolare colore porpora, vivido e accattivante, macchiettato dal nero dei semi. La piccola Annastella era stretta alla mano di sua madre senza trovare, tuttavia, conforto in quel contatto, né consolazione nel brivido refrigerante ricevuto dalla polpa della grande fetta di anguria in cui aveva affondato con rabbia la faccia, producendo una spettacolare confusione di rosso su rosso.
– Perché mi dicono che sono brutta e strega e non vogliono giocare con me, mamma? – chiedeva spesso con ansia.
– Per invidia e per ignoranza piccola mia – si sentiva rispondere – il buon Dio ti ha dato i colori della passione e del coraggio. Ti ama in modo particolare e per questo ti ha fatto un po’ diversa dagli altri, per distinguerti meglio. Devi essere fiera di te! Sei la bambina più bella del mondo, sai?
Sì, e forse era vero – perché alla mamma bisogna credere sempre – ma lei avrebbe preferito che il buon Dio l’avesse fatta simile e non diversa dalle altre bambine. Quella sera non poteva togliersi dalla testa la cantilena odiosa e lacerante come la lama di un kris indonesiano, che il solito gruppetto di ragazzini – la sua ossessione – incrociato per strada al suo rientro a casa, le aveva vomitato addosso.
– Stregabrutta-stregarossa ti rompiamo tutte l’ossa… Stregarossa-stregabrutta ti spelliamo viva e tutta. Stregabrutta-stregarossa…
Capitolo III
L’incontro
Quell’anno, la primavera non era ancora riuscita a intiepidire il lungo strascico invernale sebbene le giornate cominciassero a essere radiose e finalmente asciutte. Era il mese di aprile.
Annastella viveva con fulgore il suo ventiquattresimo anno compiuto da poco e frequentava il quinto anno di medicina nella prestigiosa Università di Bologna. Le promesse dell’adolescenza si erano confermate in lei, modellando un purissimo gioiello di grazia e armonia femminile, valorizzato dalle diversità, caratteristiche dell’età infantile, che avevano causato motivi di scherno e tanta pena alla gracile bambina.
Da alcune ore, la stregabrutta-stregarossa, faceva tutt’uno, con il Trattato di Anatomia Patologica nella sala lettura della grande biblioteca universitaria. I rintocchi perentori della vicina torre dell’orologio annunciarono mezzogiorno e la strapparono dall’osservazione dell’immagine di un fegato ingrossato.
Ancora prima di vederlo ne avvertì la presenza e, obbedendo a una sorta di attrazione magnetica, simile a polvere di ferro impotente a resistere al richiamo, ruotò la testa verso quella forza. Lui sedeva al lato opposto dell’enorme tavolo alla sua estrema sinistra. Indossava una giacca di lana color mogano a quadrettini verde militare su una camicia di velluto dell’identico colore dei quadretti. Sotto il colletto aperto della camicia s’intravedeva una maglietta a girocollo del colore della giacca.
Rimase affascinata dalla logica simmetria contenuta in quella combinazione cromatica e dall’armoniosa coerenza che l’insieme formava con la testa dell’uomo su cui fece procedere la sua attenzione. Era leggermente reclinata, sostenuta da indice e medio della mano destra all’altezza della tempia. I capelli castano scuro, arruffati sulla fronte, facevano contrasto con la barba – sale e pepe – spuntata cortissima. Notò il caldo colore della pelle che trasmetteva una confortevole sensazione di sole e vento tiepido di scirocco…

Come è nata l’idea di questo libro?
Il romanzo nasce dall’osservazione del mondo e dalla triste constatazione che l’Amore sia interpretato dall’umanità sempre più come un bene di consumo effimero, transitorio e intercambiabile! Da qui una storia d’Amore “esemplare” che affonda idealmente le sue radici nel “Mito” della condizione originaria dell’umanità, che Platone narra neo Convito per bocca di Aristofane.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
La storia si svolge in un arco temporale di mezzo secolo. Segue la vicenda amorosa esclusiva e tragica di una donna, Annastella e un uomo, Marcello. Le difficoltà maggiori risiedono sia nella tecnica narrativa affidata ai ricordi e quindi in continuo movimento spazio/temporale; sia nella definizione dei personaggi che si costruiscono attraverso il loro dialogo interiore accomunato alle loro azioni esistenziali.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Da Tomasi di Lampedusa a Moravia, Montale, Levi, Umberto Eco, James Joyce, Proust, Kafka…Per citarne solo alcuni.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo stabilmente a Genova. In passato, brevi soggiorni in Lombardia e Francia.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
In poesia continuare la ricerca di struttura e nuovo linguaggio poetico; in narrativa vorrei cimentarmi nel racconto noir e investigativo.
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