Edito da Il seme bianco nel 2019 • Pagine: 164 • Compra su Amazon
A Borgo Val di Seola, paese dell’Appennino Tosco-Emiliano, una volta esisteva un lago artificiale denominato Pacifico per le sue acque tranquille. Attorno ad esso – tra il 12 e il 13 giugno del 1967 – si sono svolti diversi delitti di cui il lago è stato spettatore e allo stesso tempo custode dei segreti di chi li ha commessi. Il racconto è articolato su diversi piani temporali intersecati e ogni azione viene ripresa da più punti di vista, esattamente come farebbero diverse telecamere, e guidando il lettore pagina dopo pagina si ricostruiranno gli eventi in maniera progressiva e sempre più completa.
L’amica sputacchiò del tabacco, con una smorfia di disgusto. «Non lo so».
«Come sarebbe a dire che non lo sai?» reagì scandalizzata.
«Sarebbe a dire che non so chi è il padre». Lo disse come fosse la cosa più naturale del mondo.
«Sarà figlio di un medico» punzecchiò con sagacia Lidia, pensando d’istinto alla sordida storia con il medico condotto del paese.
«No, direi piuttosto di Federico».
L’amica cercò di associare mentalmente una persona a quel nome, ma non le venne in mente nessuno. «Chi sarebbe Federico?» chiese, aggrottando la fronte.
Adele batté delicatamente la sigaretta per far cadere la cenere. Alzò gli occhi al cielo, pensierosa. «No, non può essere neanche Federico. Forse Venanzio».
Lidia storpiò il grosso naso a patata, sempre più incredula. «Chi? Quel grassone che lavora in banca?».
L’amica annuì, e continuò placidamente l’elenco dei suoi amanti.
«A dire il vero potrebbe essere figlio di Franco».
«Figurati!» esclamò Lidia, gesticolando. «Con quello ci sei stata soltanto una volta e magari non è neanche venuto dentro».
«Vero» confermò, osservando senza interesse la brace della sigaretta.
Dopo poco aggiunse: «Potrebbe anche essere il figlio di don Celeste».
A quel punto Lidia strappò la sigaretta dalle mani dell’amica e l’aspirò con foga, rivolgendo lo sguardo altrove, basita. Diede qualche colpo di tosse, sentendo salire del catarro in gola. «Non ci posso credere». Sgranò gli occhi e fissò l’amica: «Don Celeste?».
«Me lo sono scopato poco prima dell’estate. Proprio qui al lago».
La sua levità era disarmante e Lidia continuò a fissarla senza mutare espressione, completamente inebetita.
«A lui ho detto che il figlio è suo, ma solo per trarne vantaggio».
Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea di base del romanzo è stata quella di creare una storia che il lettore potesse costruire in maniera progressiva: ogni situazione viene descritta da diversi punti di vista e in momenti temporali diversi, come farebbero le inquadrature di diverse videocamere in un film.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
La difficoltà maggiore nello scrivere questo romanzo è stata quella di riuscire nell’intento di narrare e completare le storie dei singoli personaggi intersecandole le une alle altre.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Tra i miei autori preferiti ci sono: Collodi, Moravia, Chiara, Mordecai Richler, Durrenmatt, Houellebecq.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo e lavoro a Ferrara.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Sto cercando un editore per un manoscritto inedito e nel frattempo lavoro all’ultimo romanzo, per la prima volta ambientato nella mia città.
Complimenti il libro è stato bellissimo. Auguro alla scrittrice che sia il primo di una lunga collana.