
Edito da Ferdinando Palladino nel 2020 • Pagine: 165 • Compra su Amazon
L'amore s'origina negli uomini in modi diversi fra loro. Tutte le sue forme sono il risultato di ciò che ogni uomo si porta dentro, ogni desiderio ed ogni mancanza plasmano il loro modo d'amare e lo rendono diverso, lo rendono speciale. L'amore è un desiderio, un desiderio che come ogni altro nasce dalle mancanze che vivide sbocciano dentro di noi. Cosi sulla base di queste mancanze edifichiamo e costruiamo la nostra personalità e con essa il nostro modo di amare che, in qualche modo, identifica e dice di noi molte, forse troppe cose, che apparentemente celiamo anche a noi stessi. Ventiquattro Rose cerca di esporre ventiquattro modi di amare e con essi le mancanze da cui si originano, ma cerca di farlo con un linguaggio che è quasi poetico, essenziale. Non si tratta di un saggio, ma non si tratta nemmeno di un romanzo, proverà ad essere qualcosa di nuovo ma, che richiama all'antico. Quindi i protagonisti del libro sono tutti i lettori e gli uomini della terra, tutti gli amanti del mondo, con le loro mancanze, e i desideri che li spingono a cercare, a donare, a prendere, a rinchiudersi in sé stessi, a tradire, a combattere.
"Ventiquattro rose è un’opera di difficile inquadramento, tanto che risulta più facile dire ciò che questo testo non è. Non siamo nell'ambito della narrativa, perché mancano dei veri personaggi e un serio tentativo di mettere in piedi una storia propriamente detta. Non siamo nell'ambito della poesia lirica, per quanto il linguaggio tenda all'aulico e per certi aspetti ricordi alcuni tentativi di prosa poetica. Potrebbe avvicinarsi all'ambito della filosofia, ma per quanto si tenti di definire cos'è l’amore, il linguaggio scelto tradisce un intento di questo tipo. Insomma, ci troviamo in una terra di mezzo tra vari generi, e questo non rappresenta certo un demerito, bensì un fattore d’interesse."
Il Comitato di Lettura della XXXII edizione del Premio Letterario Italo Calvino

Ora siam all’ingresso del Giardino, qui tutto comincia, qui iniziano a svelarsi i segreti nascosti nell’animo umano, qui si innalza un canto melodioso, che è un inno all’Amore, una melodia di infinito piacere.
Oh amor, che accavalli la bellezza all’orrore, che trasmuti gli oceani infiniti e le lande desolate, tu o amor, che accarezzi le guance degli amanti e unisci i corpi nel tuo intimo gioco, tu che conquisti tutti i regni e che curi i più meravigliosi giardini, tu amor, che raccogli i cocci di beltade e li unisci insieme, tu che doni piacere a tutte le creature, tu, solo tu o amor, sei il padrone di queste anime perse. Tu sei il filo che ancor lega tutte le cose divise. Tu, solo tu, sei il dono prezioso che rende sopportabile questa vita di stenti. Tu, o amor, sei la bellezza che divampa dai corpi delle creature mortali, tu sei il custode del desiderio, tu sei la passione, il sogno, l’ebbrezza di un bacio infinito.
Per te, son state create le labbra degli uomini, per te le lingue si toccano e si uniscono in un gioco di voluttà, nella ricerca del piacere, nel tentativo di far rapina di tutte le cose belle e preziose. Non mille gioielli tra i più preziosi che ci siano, han tanto valore quanto il tuo bacio sulle labbra degli uomini, non una sola creatura riesce a viver senza di te. Tu, tu sei il signore di tutte le cose, tuo è l’anelito, tua è la brama insita in tutte le creature della terra e del cielo e del mare, in ogni luogo s’estende la tua potestà, al di là di ogni monte, oltre lo sconfinato cielo, e giù ancora nei più profondi abissi, lì dove neanche la luce può giungere, anche lì, o Amore, tu regni.
Ed il tuo regno è libertà, la tua potestà è dolcezza, il tuo volere è la felicità. Così tutte le creature s’immergono in te, di te si riempiono, ti desiderano e bramano l’infinita moltitudine dell’essere: per te sbocciano e son colte Ventiquattro Rose e forse più, che son il simbolo prezioso di ogni tuo volto, il tuo prezioso dono al regno degli amanti, l’anelito prezioso di tutti gli uomini. Ventiquattro Rose dai morbidi e vellutati petali: petali che son fogli macchiati di succulenta brama e di colori immortali, petali che son frammenti di te persi in te stesso, petali che altro non son che manifestazione gravida della tua potenza innanzi a tutte le cose.
Ventiquattro rose, che annunciano la tua volontà alle tue creature, che son manifestazioni delle tue molteplici forme, ventiquattro rose che squadernano per l’universo il significato prezioso della tua lingua elevata, capace di donar piacere a chiunque la comprenda, capace di donar sollievo a chiunque sappia accoglierla dentro di sé. Dunque, o Amore, svela il tuo vero volto, rivela la tua vera natura, sorgi dai corpi dei tuoi figli e risplendi della tua soddisfacente luce: sii, o Amore, il calice prezioso dal qual l’uomo, figlio tuo, trarrà il nutrimento e la vita, da te, mio caro Re, s’origina ogni brama, da te che sei l’anelito primordiale, da te che sei l’ultima sete.
Prima di te, il nulla. Dopo di te, il nulla.
Morte attende colui che punto da una spina, lasci cader pur solo una rosa, o la disprezzi e la getti via. Morte e miseria attendono coloro i quali, dimentichi di te, inizino ad esistere senza brama alcuna, senza alcun desiderio, ligi al dovere e all’obbedienza, privi dell’ego primordiale, privi del primo desiderio: desiderar sé stessi. Le fiamme dolorose della miseria arderanno sui corpi di coloro che han perso di vista i tuoi ventiquattro volti, sofferenza e privazione consumeranno le molli membra degli uomini senza desideri: non ci sarà pietà per tutti coloro che smetteranno di ferirsi con le tue spine, che non desidereranno più labbra da baciare teneramente o da mordere con violenta voluttà.
Morte scenderà su coloro che non vorranno altre lingue con cui unir la propria o altri corpi col quale fonder sé stessi, dolore e afflizione prenderanno il possesso degli uomini che non sapranno più anelar alla bellezza delle cose, che più non desidereranno pur solo un gioco, o un fiore, o una semplice carezza che sappia donar piacere allo spirito e al corpo. Ventiquattro Rose, per dir di te quello che mai è stato detto, Ventiquattro Rose per portar in alto il tuo nome, piantarlo in tutti i giardini della vita: Ventiquattro Rose per ricordar all’uomo che il tuo potere è vario, che la tua natura è molteplice, Ventiquattro Rose, per ricordar all’uomo che il desiderio si nasconde fra le spine dolorose della vita, che sol colui che impara a gestir gli aculei senza rovinar il fiore sarà in grado d’esser felice.
Ventiquattro Rose, o mio Amore, Ventiquattro Rose io ti ho donato, per parlar di te molte volte ancora, per dir di te quel che molti ancor non hanno saputo dire: Ventiquattro Rose per conquistar ogni creatura, Ventiquattro Rose, che son tante eppure troppo poche, Ventiquattro Rose per parlar delle tue innumerevoli spine e di ogni tuo prezioso petalo, o mio Amore. Dirò, o Amore, quel che tu hai sempre voluto dire, quel che per sempre sei stato costretto a tener nascosto dentro di te. Dirò del cielo e delle stelle, dell’acqua e delle terre, dirò degli animali tutti e di tutte le cose inanimate, dirò di te, o prezioso fiore, dirò di te che risiedi nel cuore di tutti gli uomini. Porterò sul monte più elevato il tuo nome, lì vi ergerò il tuo trono, lì pianterò il tuo seme e proteggerò il tuo fiore, lì crescerai, da lì guarderai tutto il mondo e ti compiacerai di esso: a te tutti aspireranno, per te tutti si muoveranno, rinunceranno alla pigrizia e libereranno i loro animi, scaleranno per te il più alto dei monti, per te, o fiore maledetto molti moriranno.
Per te, molti, molti vivranno.

Come è nata l’idea di questo libro?
Come nasce l’idea per un libro? Ci sono una serie di cause alcune che appaiono fondamentali, altre che appaiono superflue. Il motivo principale che mi ha spinto a scrivere questo libro è una ricerca personale dei significati dell’amore che, tuttavia, forse non avrebbe dato adito alla costruzione del libro senza che intervenisse un fattore di osservazione del mondo che mi circondasse e di conseguenza una volontà di donare agli altri ciò che avevo compreso in modo da restituire a loro, ciò che avevo appreso dall’osservazione dei loro comportamenti. Una serie di cause, che unite hanno portato alla creazione del libro. Quel che viveva dentro di me e ciò che osservavo e vivevo al tempo in cui l’ho scritto, mi hanno fatto sentire il bisogno di scrivere questo libro oltre che la volontà di farlo.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Nel momento in cui l’ho iniziato a scrivere, ci ho messo circa un anno se non sbaglio per terminarlo, sicuramente è stato uno dei libri che ho scritto in meno tempo, mi bastava dedicarmi del tempo per riflettere e le parole arrivavano, era come sentire l’amore degli altri, viverlo su di me e cercare di confessare ciò che gli altri non confessavano, volevo dire qualcosa che nessuno aveva mai detto sull’amore, dirlo in un modo in cui nessuno aveva mai fatto e far sentire agli uomini le proprie voci, che troppo spesso reprimono.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Gli autori che sicuramente mi hanno influenzato nello stile di scrittura come anche nei concetti che fanno parte di me sono Franz Kafka, Hermann Hesse e Friedrich Nietzsche ma, negli ultimi tempi ho scoperto la bellezza di Oscar Wilde e Jane Austen.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo in provincia di Napoli
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ho scritto altri due libri e il quarto libro è in scrittura, ho scritto tante altre cose più piccole, racconti, frasi, stralci. Spero di scrivere libri che sappiano donar qualcosa, che siano stilisticamente affascinanti ma, che posseggano grandi significati.