
Edito da Altromondo Editore nel 2021 • Pagine: 752 • Compra su Amazon
Il ritrovamento di un arcaico testo porta a una scoperta così sensazionale da retrodatare la nascita della civiltà a molti millenni prima rispetto a quella assunta dalla dottrina ufficiale e che inquadrerebbe a circa seimila anni fa la formazione in Mesopotamia e nell'antico Egitto delle prime città-stato. Ma il vero mistero che gravita intorno al manoscritto si rivela poi essere non tanto la sua datazione, quanto piuttosto l'orribile verità che, una volta tradotto, avrebbe svelato. Una verità capace di far tremare da cima a fondo le fondamenta del mondo stesso. Nasce così il progetto Genesi, guidato dal professor Mario Bellini e dall'astrobiologa Giulia Ripamonti, impegnato in una corsa contro il tempo nella disperata ricerca dell'unico oggetto che possa fermare la terrificante carneficina che sta per abbattersi sull'intero genere umano.

Un formicolio glaciale le correva lungo la schiena. Tutti i sensi erano all’erta, azionati da quell’istinto primordiale e animale racchiuso dentro di noi e che ci porta a captare del tutto inconsciamente la presenza di un pericolo imminente.
La paura che qualcosa di terribile stia per accadere e che incomba minacciosa sulla nostra stessa esistenza.
Quel qualcosa che la mente cerca disperatamente in ogni modo di mettere a fuoco e di visualizzare senza tuttavia riuscirci. E allora a quel punto esplode l’angoscia sprigionata dal continuo scontrarsi tra la ragione e l’istinto, sempre in eterno conflitto tra loro.
La testa si ostina a cercare qualcosa che non è in grado di rilevare e che solo l’istinto riesce, almeno superficialmente, a fiutare.
L’istinto tipico e innato di una preda che nel corso del suo continuo cercare di sottrarsi al suo carnefice, ha sviluppato tale capacità.
Il leone non si nasconde. L’Uomo sì.
L’uomo scappa.
Scappare era esattamente ciò che in quel momento le suggeriva di fare il suo istinto.
Si sentiva claustrofobica in quella piccola e stretta stradina. Era buia e completamente deserta. Solo da un malconcio lampione proveniva a intermittenza una fioca luce che rendeva la scena, se mai fosse stato possibile, ancor più tetra.
Era stata una sciocca a non farsi accompagnare alla macchina da Antonio. Una vera e propria sprovveduta. Era di ritorno da una cena con i colleghi. Forse aveva bevuto qualche bicchiere di troppo di vino rosso Chianti, il suo preferito.
La qual cosa anche abbinata alla desolazione dello scenario che la circondava la rendeva paranoica senza alcuna ragione. Nonostante questo, non poteva fare a meno di avvertire che nell’aria aleggiava qualcosa di assolutamente sinistro.
Percepiva un’inquietante presenza. Come se lo sguardo di un predatore fosse puntato fisso su di lei.
Oppure, forse, era solo su di giri. Si ripeté per l’ennesima volta la donna, rifugiandosi in quel pensiero con lo scopo di farsi coraggio.
Mancavano ormai solo pochi passi dall’auto che aveva posteggiato in un viottolo
nei pressi di Trastevere e che, a ripensarci con il senno di poi, non considerava più essere stato un colpo di fortuna.
Quando però finalmente si ritrovò davanti alla portiera della sua vettura, sentì i propri nervi che si distendevano mentre si cullò nell’illusa certezza che la sua mente le avesse giocato solo un brutto scherzo. Quella beata sensazione durò solo qualche briciola di secondo svanendo all’istante non appena, con la coda dell’occhio, le parve di intravedere qualcosa scivolare veloce dietro le spalle.
Il fiato le si bloccò nei polmoni mentre la mano si arrestò sospesa in aria proprio un attimo prima che trovasse presa alla maniglia dello sportello.
Il cuore le batteva all’impazzata mentre il corpo era scosso da violenti tremiti.
Si girò guardandosi freneticamente intorno.
Sì questa volta l’ho visto! C’è qualcuno. Pensò angosciata, non appena se la vide comparire davanti. Un’ombra enorme era schizzata come un lampo nascondendosi proprio dietro la sua auto.
Maledizione! Imprecò tra sé la donna.
Cercò di recuperare un po’ di lucidità. Perché l’unica cosa che sentiva in quel momento, a parte la paura, era che doveva andarsene subito via da lì.
Nonostante le gambe le pesassero come dei macigni incollate in una pozza di puro terrore, Giulia dando sfogo a tutta l’energia presente in ogni fibra del suo corpo, riuscì comunque ad aprire la portiera catapultandosi subito in macchina.
Celere chiuse la serratura ma proprio mentre stava per accendere il motore, si sentì colpire da un tanfo nauseante che le riempì le narici.
Un odore terribile come di qualcosa putrefatto la colpì al viso con lo stesso impeto di un violento schiaffo ricevuto in piena faccia.
Non ebbe nemmeno il tempo di riprendersi che nella frazione di un nano secondo sentì quel tanfo rancido alitarle direttamente alla base della nuca.
Un alito malefico che si era nutrito di chissà quali carogne incombeva proprio in quel fatidico istante dietro le spalle alitandole sul collo.
Anche se la mente si rifiutava di voltarsi, istintivamente il suo corpo si girò di scatto e quando vide quello che le si parò crudelmente davanti, sentì il cuore arrestarsi nel petto.
No! Non può essere vero.
I suoi occhi le trasmisero una visione così orribile che il cervello fece fatica, e non poco, ad accettarla opponendosi strenuamente a essa anche soltanto nell’immaginarla come possibile.
Era qualcosa di inaccettabile per il semplice fatto che non poteva esistere.
Di fronte a lei una sagoma, ancora più scura di una notte senza luna e i cui imponenti lineamenti spiccavano come pece rispetto alle stesse ombre che regnavano all’interno dell’abitacolo, la stava fissando con un inquietante ardore.
L’ombra la scrutò con due enormi occhi rosso fuoco, simili a quelli di un Mothman1. Quello sguardo era così paurosamente penetrante che Giulia si sentì scuotere sin nelle ossa.
Rapita e allo stesso tempo persa nello strano stato di ipnosi in cui l’avevano catapultata le due enormi sfere infuocate, Giulia per qualche ragione che non riusciva a spiegarsi, si sentiva paralizzata. Completamente incapace di muoversi. E la cosa più inquietante di tutte era che lei percepiva che tale paralisi non dipendesse tanto dal senso di terrore che istintivamente avvertiva, o comunque avrebbe dovuto provare.
Quanto piuttosto da qualcos’altro che in quel preciso momento proprio le sfuggiva.
C’era qualcosa in quegli occhi. Come se volessero comunicarle una sorta di messaggio che però la sua mente non era in grado di recepire. Anche se il suo inconscio riusciva in qualche arcano modo a intuirne l’urgenza.
Cosa stai cercando di dirmi?
E poi, da quell’attimo di incontrollata inerzia, che parve durare un’infinità, la donna si risvegliò con la pelle accapponata non appena li vide.
Questa volta il terrore l’esplose in petto impadronendosi nuovamente di tutto il suo corpo.
Da quella sagoma oscura, in corrispondenza della linea posta appena al di sotto degli occhi, si materializzarono, così come se fossero apparsi dal nulla, una sfilza di acuminati e frastagliati denti di color giallo marcio. O almeno così le parvero sembrare.
Assomigliavano ai canini di un grosso felino, anche se in realtà erano assai più lunghi di qualsiasi altro predatore di cui la donna avesse memoria. Erano talmente appuntiti che dovevano essere taglienti come lame.
Osservando quella vorace cavità che le ricordava stranamente una sorta di oscura grotta colma di una miriade di acuminate stalattiti e stalagmiti pronte a farla a brandelli, si sentì ormai completamente spacciata.
Il suo corpo si irrigidì nuovamente come se quella istintiva reazione potesse in qualche modo proteggerla dalla morsa di acciaio che da lì a qualche istante l’avrebbe divorata.
Un urlo che fino a quel momento era rimasto strozzato dentro di lei risuonò nella vettura ridondante come una sirena. Nonostante la sua mente non riuscisse a ricostruire logicamente la situazione in cui si trovava, di una cosa Giulia era tuttavia oramai più che convinta.
Stava per morire.

Come è nata l’idea di questo libro?
Sono un appassionato di fantascienza. L’idea è nata dall’esporre eventi realmente accaduti per intrecciarli in una trama dalle tinte spesso oscure. L’obiettivo era di creare una sorta di romanzo fanta-documentario alleggerito da una storia ricca di suspense. Analizzando teorie cosiddette di frontiera, vengono infatti affrontati nel romanzo i principali misteri che da sempre hanno affascinato il genere umano e che fondamentalmente posso riassumersi nelle seguenti domande: chi siamo? da dove veniamo? E soprattutto qual è il futuro che ci attende.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Il romanzo si basa su ricerche che spaziano dalla biologia all’astronomia. Inoltre diversi sono i collegamenti con fatti accaduti nella storia nonché con riferimenti di cronaca anche attuali. Alla luce di ciò scriverlo non è stata un’impresa semplice e ha richiesto diversi anni di ricerca.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
I miei autori di riferimento sono James Rollins, Gleen Cooper, Stephen King, H.P. Lovercraft ed Edgar Allan Poe.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Ho vissuto fino a venticinque anni a Benevento, dopodiché mi sono trasferito a Bergamo città dove attualmente vivo.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
È in fase di editing il mio secondo romanzo “I sette giudici dell’estinzione” che dovrebbe uscire nel mese di settembre/ottobre con Rossini editore.
Libro davvero molto interessante, ne ho letto diversi di fantascientifici, ma questo mi ha tenuto con il fiato sospeso fino alla fine. Bravo all’autore
Un libro ben scelto ti salva da qualsiasi cosa, persino da te stesso.
Un libro ben scelto ti salva da qualsiasi cosa, persino da te stesso.
I libri sono il cibo per la mente e con questo sicuramente oltre a saziarvi stimolerete la vostra curiosità.
Bellissimo il fatto che richiami tantissimi nozioni e teorie reali tutte unite e giustificate in una trama fantascientifica. Grande idea. Sono già in febbricitante attesa del secondo.