Edito da Amazon Publishing nel 2018 • Pagine: 404 • Compra su Amazon
Un'intricata ragnatela di eventi avvolge le vite degli abitanti della cittadina canadese di Numeesville e, poco a poco, rivela verità sconcertanti.
In un tetro gioco del destino, Sophie Park, in fuga dalla gabbia del proprio presente, si ritrova ad annegare nel torbido passato della sua città natale. Qui infatti tornano a galla particolari ignorati di una morte misteriosa che l'ha segnata profondamente.
La donna si rifiuta di credere all'ipotesi di molti che si sia trattato di un suicidio e fa di tutto per riaprire quel caso, archiviato come irrisolto dieci anni prima.
Ed è allora che una voce si solleva più forte delle altre, quella di colei che sa, anche se mai avrebbe voluto sapere...
L’INIZIO DELLA FINE
Freddo, sgomento, impotenza. Non sento più il dolce calore della vita. Sono scomparsi gli inebrianti profumi del mio bosco. Un silenzio irreale mi avvolge. I colori familiari che hanno accompagnato la mia esistenza sono sbiaditi in un attimo. Dentro di me c’è solo il doloroso rimpianto per ciò che lascerò per sempre. Milioni di parole affollano la mia mente, ma non riesco, non posso parlare. Cosa mi hai fatto? Le tue mani mi toccano per l’ultima volta; mi sfiorano, ma non mi accarezzano; mi stringono, ma non mi coccolano; mi accompagnano, ma non mi conducono in nessun luogo, se non qui. Quelle mani che mai avrei pensato mi avrebbero fatto del male; le stesse che credevo di conoscere così bene e che sanno tutto di me, alla perfezione. Mai e poi mai avrei creduto sarebbero state capaci di posarsi sul mio corpo in questo modo. Ti guardo e i tuoi occhi inespressivi mi feriscono nel profondo. Non una lacrima, non un ripensamento, non uno sguardo di compassione. Ma chi sei? Eppure io ti ho amato tanto. Possibile che mi sia sbagliata a tal punto? Nella vita mai nulla è lasciato al caso e so che ogni persona che incontriamo sulla nostra strada ha un suo ruolo; forse il tuo era proprio questo: dirmi addio per l’ultima volta. Nonostante tutto non posso odiarti e custodirò i ricordi più belli che ho di te, perché so che alla fine, tra noi due, chi soffrirà di più sarai tu… sì, proprio tu che in questo istante mi stai fissando con indifferenza, mentre scompaio ai tuoi occhi. Ma sarò per sempre con te… sarò dentro di te. Il gelo dell’acqua nera mi accoglie. Non sento alcun dolore. Il riflesso della luna piena sulla superficie del lago si fa sempre più lontano, la luce delle stelle si attenua mentre le tenebre si impossessano di me. Le forze mi hanno abbandonato e, inerme, guardo la tua figura sulla sponda: sei immobile e osservi il mio corpo, ciò che vedi scomparire negli abissi però è solo quel che resta della Beth terrena che conoscevi. ” Io non sono più lì!” vorrei urlare a squarciagola. Adesso tocca a me volare via, proprio come quella cometa di passaggio nel firmamento, ma ti prometto che tornerò da te, prima o poi, e ti stupirai di quanto sarà bella la mia luce. UNO Una Volvo 4×4 nera parcheggia davanti alla villa sulle rive del Black Lake. La figura al volante esita per un attimo prima di scendere, poi apre lentamente la portiera. Uno sciame di pensieri le affollano la mente mentre l’aria fredda entra nell’abitacolo e lei si ritrova paralizzata, con lo sguardo fisso sulla casa. È esattamente come se la ricordava, con l’ampio porticato e il vecchio dondolo in legno, le imposte verdi scolorite, la porta con la zanzariera che tante volte ha varcato e sentito scricchiolare. Tutto tace intorno, in lontananza si sentono solo il fruscio delle foglie mosse da una leggera brezza e il familiare suono di clacson che fanno le oche pronte a iniziare la loro migrazione verso luoghi più caldi, percorrendo ogni autunno e ogni primavera sempre le stesse rotte, in direzione sud verso gli Stati Uniti e verso nord dal Messico. Il tempo sembra essersi fermato. Tutto è proprio come una volta. Quanti ricordi legati a questo luogo. La giovane donna è cresciuta poco lontano da qui, ma le sembra ieri quando, bambina, correva e giocava spensierata con le sue amiche lungo la riva del lago e nei boschi retrostanti che conosceva a menadito. Le loro risate riempivano l’aria e risuonavano allegre nella radura. Ai tempi del liceo poi avevano passato ore intere sedute sul pontile lì di fronte, con le gambe a penzoloni, a chiacchierare e farsi confidenze da adolescenti. Dopo l’incidente tutto però era cambiato e quel luogo, che per tanti anni era stato sinonimo di tranquillità per gli abitanti della zona, d’improvviso era diventato infinitamente triste, avvolto da un’aura scura. ” Forse ho sbagliato a tornare qui. Avrei dovuto cercare un altro luogo per ritrovare me stessa” pensa. La donna dalla figura esile è quasi tentata di risalire in macchina e andarsene, magari tornare a Calgary da dove è venuta, ma scarta presto l’idea, ripensando a ciò che si è lasciata alle spalle. Non vuole più essere Sophie Blake. Niente e nessuno riuscirà a rispedirla a quella vita in cui una sensazione di perenne inadeguatezza l’ha pesantemente accompagnata per anni. Si decide: recupera la borsa sul sedile del passeggero, apre la portiera posteriore e fa cenno di scendere a Luna, una splendida lupa cecoslovacca, nonché sua silenziosa compagna di viaggio e di vita. Durante il tragitto il cane è stato buono e in attesa, ma ora inizia a scalpitare per poter correre ed esplorare nuovi odori. Sophie cerca le chiavi di casa, appena ritirate dallo studio immobiliare e sorride rivedendo, nella mente, l’espressione incredula dell’agente che gliel’ha affittata. «È davvero sicura di volersi trasferire proprio in quella casa, signora Blake?» le ha chiesto zelante Kaya Kerring che, fortunatamente, le ha dato l’impressione di non averla riconosciuta. Sophie ha notato subito come il tempo abbia segnato il volto della donna, i suoi tratti somatici da nativa americana infatti si sono induriti e le rughe d’espressione le danno un’aria più corrucciata di quanto lei ricordasse. È evidente che stia perdendo qualche colpo, un tempo avrebbe ricordato il suo nuovo cognome e rilevato ogni minimo particolare per poi riportarlo, a modo suo, a tutto il resto del paese. Soprannominata ” il segugio siksika”, la donna sapeva sempre tutto di tutti, passato, presente e forse anche futuro; Sophie, da ragazzina, la prendeva in giro sostenendo che avesse un metodo d’archiviazione mentale unico al mondo che riguardava ogni singolo abitante di Numeesville, pari a quello che utilizzava al Black County Historical Museum di cui era direttrice. «Abbiamo altre opzioni da proporle» ha continuato l’anziana signora, «se solo volesse prenderle in considerazione… Sa, nessuno ha mai voluto affittare quella casa sul lago per lunghi periodi in tutti questi anni, dicono che vi si respiri un’aria… strana.» Un misto di preoccupazione e curiosità è comparso sul suo volto. «In realtà teniamo il mandato solo come forma di cortesia nei confronti del proprietario perché è un amico di vecchia data del titolare, ma deve sapere che, circa dieci anni fa, il signor Madison ha perso moglie e figlia nell’arco di pochissimo tempo e le malelingue in città affermano che la proprietà sia maledetta! So che non è molto professionale da parte mia dirle queste cose, ma lei è una persona così carina che mi sentirei in colpa se non la informassi e…» «Non si preoccupi, starò benissimo. Non sono un tipo impressionabile e poi conosco i luoghi e le dicerie su quella casa, venivo qui in vacanza da piccola, ospite da alcuni parenti» le ha mentito Sophie nel tentativo di liquidarla in fretta. «Per me è come tornare a casa dopo tanti anni. La ringrazio comunque per il suo interessamento, signora Kerring.» «Davvero?» La donna ha corrucciato la fronte. «Quindi sa cosa è accaduto! Che strano, non ricordo nessuno che si chiamasse Blake qui in paese, la mia memoria ormai mi gioca sempre più spesso brutti scherzi» ed era evidente che cercasse in tutti i modi di scrutare il viso dietro gli occhiali da sole che Sophie aveva appositamente evitato di togliere. «A ogni modo, se sta bene a lei… ecco le chiavi. Ci vediamo con calma nei prossimi giorni per la firma del contratto allora.» «Assolutamente sì, stia tranquilla» l’ha rassicurata, mettendo così fine al melodrammatico racconto. Però adesso che è qui, sola e infreddolita, Sophie non si sente più così sicura. Le ombre del passato prima o poi busseranno alla sua porta e lei dovrà affrontarle, tuttavia non si lascia scoraggiare. Nessuno sa che è tornata, nemmeno la sua cara amica Claire. Ha preferito arrivare in punta di piedi perché, dopo quanto le è accaduto e le decisioni che ha preso, si sente ancora troppo insicura di ciò che vuole fare della propria vita. Non è pronta a rispondere alle domande che, presto o tardi, le verranno poste. Ora ha solo bisogno che la sua piccola città natale le doni un po’ di quella tranquillità di cui tanto necessita. ” Ce la posso fare!” si ripete come un mantra che la incoraggi a darsi una mossa. Comincia a fare freddo, ormai il sole sta tramontando e deve sbrigarsi a portare dentro i bagagli, vuole prepararsi una delle sue irrinunciabili tisane rilassanti e, soprattutto, scaldare per bene la casa oppure stanotte rischierà di morire assiderata. A fine Ottobre le temperature notturne scendono ben sotto lo zero, chissà se sarà in grado di dar vita al vecchio camino del soggiorno. Il padre di Beth, Zackary Madison, si lasciava scappare sempre qualche imprecazione quando, nelle fredde sere invernali, sua figlia lo implorava di accenderlo. La ragazzina adorava organizzare le sue ” cene speciali”, come le chiamava lei, invitando Sophie e Claire: fingendo di essere in campeggio, le tre amiche si divertivano ad abbrustolire marshmallows, mangiare popcorn e chiacchierare fino a tarda sera. Il padre usciva sempre per andarsene al pub in paese, così non doveva sopportare il vociare di quelle ochette, come le considerava lui. Beth e il suo sorriso solare, le sembra di vederla ancora lì, sul portico, che la invita a entrare: sarebbe una donna bellissima oggi… Sophie scuote la testa per scacciare i ricordi e tornare al presente. Recupera le valigie dal bagagliaio e s’incammina verso l’ingresso, mentre Luna è ancora in esplorazione. Prima di infilare la chiave nella serratura si volta per un istante a guardare il lago, custode silenzioso del passato. Il sole colora l’acqua di un arancione intenso e sembra tuffarvisi, preannunciando l’arrivo della notte. DUE Due mani vigorose si scaldano tenendo stretta una tazza di tè fumante, in seguito alla passeggiata di ritorno dal paese e nonostante i guanti di lana infatti erano quasi assiderate. La temperatura diventa sempre più rigida di giorno in giorno, soprattutto verso sera, ma a Jack Johns piace percorrere a piedi la distanza che separa il centro di Numeesville dalla sua abitazione, attraverso il sentiero nel bosco che gli evita di utilizzare l’auto, per di più ama stare in mezzo alla natura e al suo apparente silenzio. Il soggiorno è illuminato solo dal fuoco del camino e la fiamma tremante crea una danza di luci sulle pareti perlinate. L’uomo, in piedi davanti alla finestra, guarda fuori e osserva il Black Lake. Il lago, con i riflessi color smeraldo, è tranquillo come sempre e le Montagne Rocciose che gli fanno da cornice vi si rispecchiano maestose. La valle circostante è dominata da impenetrabili foreste di conifere, perlopiù abeti, che si estendono come una coperta sempreverde e si fermano ai piedi dei versanti grigi di roccia; sulle cime i ghiacciai perenni fanno da padroni, si allungano con lingue bianche giù per i pendii e, a quest’ora della giornata, si dipingono di rosa. È il tramonto, il momento del giorno che Jack predilige e ritaglia per sé: può dare libero sfogo ai ricordi di un passato ormai lontano, una solitaria parentesi alla fine delle lunghe giornate di lavoro all’ambulatorio. Improvvisamente qualcosa attira la sua attenzione e l’uomo volge lo sguardo a destra, un’auto scura si è fermata davanti alla casa dei Madison, poco distante dalla sua, fatto insolito per questo periodo dell’anno.
Come è nata l’idea di questo libro?
Il progetto di questo libro è nato una mattina, davanti a una tazza di the: siamo due amiche e avevamo già collaborato per la pubblicazione di un primo romance, scritto da Simona ed editato da Ilaria. L’ottima sinergia creatasi tra noi e il buon successo di “Istantanee da cuore” ci ha incentivato a decidere di avventurarci nella stesura a quattro mani di un thriller. Siano partite da un’idea embrionale che pian piano è diventata una storia ricca di personaggi e suspense. Per noi è stata una vera ed emozionante avventura… Ci siamo messe in gioco al 100%.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
“Le verità di Numeesville” ci ha impegnate per più di un anno e mezzo, tra ricerche, stesura e revisione. Naturalmente lo scrivere in due ha implicato un lavoro di confronto continuo per permettere ad entrambe di lasciare la propria impronta su tutto il testo e rendere la scrittura il più omogenea e fluida possibile. Certo non è stato facile, ci è capitato qualche volta di trovarci in disaccordo , ma il tutto si è sempre risolto con un accordo costruttivo per entrambe. D’altronde due teste che lavorano su una stessa idea sono un bene per molti aspetti (come l’attenzione ai dettagli, la ricchezza dei contenuti, un maggior controllo del testo) mentre per altri per altri versi possono essere un limite, come per esempio i tempi di stesura e la delineazione di personaggi o fatti.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Ognuna ha i suoi gusti letterari: Simona ama molto lo stile di Paullina Simons e in generale autori che raccontano storie d’amore travagliate, anche se il libro che l’ha fatta innamorare da ragazzina della lettura e che le resterà per sempre nel cuore é “Momo” di Michael Ende. Ilaria si diletta con gialli, thriller e polizieschi (Reichs, Cornwell, Patterson, Grisham o Nesbo), ma anche con romanzi di vario genere (Sparks, Kinsella, Casati Modignani, Mazzantini), storici (K.Follet, Manfredi), opere di autori contemporanei emergenti o ancora i grandi classici della Austen o della Brönte. Insomma un bel mix!
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Viviamo entrambe ad Arese, in provincia di Milano. Simona è nata e cresciuta qui, mentre Ilaria è nata a Milano e si è trasferita più volte, ma ha sempre vissuto tra la grande città e il suo hinterland.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
A breve termine abbiamo in programma, presumibilmente entro la prossima primavera, la pubblicazione della versione per ragazzi del nostro thriller che sarà presentato in due volumi. Subito dopo c’è in cantiere un nuovo progetto a quattro mani, ma non vogliamo anticipare nulla per il momento. Poi… chissà! Sicuramente continueremo a collaborare, lavoriamo molto bene insieme, ci intendiamo e compensiamo nella giusta misura per lasciarci reciprocamente lo spazio necessario ad esprimere la nostra vena creativa.
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