
Edito da Franco Filiberto nel 2019 • Pagine: 209 • Compra su Amazon
Chi è realmente Nakamura Himari? E Fabio Assili è veramente uno studente squattrinato? Davvero Sarah Connors è una violinista che sogna i grandi palcoscenici? I gemelli Bonafede sono proprio ciò che dicono? E cosa unisce queste persone? Perché le loro vite sono così collegate fra loro come i frammenti di vetro colorato di un caleidoscopio che ad ogni piccolo movimento si dispongono in modo diverso per generare nuove e differenti combinazioni? La risposta è lì, in via Roma al numero 18. O forse no, la risposta è già dentro ognuno di noi.

A Marianna bastò uno sguardo. «Certo, sono le coordinate bancarie del mio conto corrente.»
«Bene. Come ha saputo di questo suo nuovo lavoro?»
«Dal giornale. Da un annuncio economico.»
«Può dirmi di che giornale si tratta e la data di pubblicazione?»
«Non ricordo. Era un giornale locale. Mi dispiace ma non me lo ricordo, sono passati più di venti giorni, come faccio a…»
«Lei compra il giornale e non ricorda quale giornale compra?»
«No, io non compro giornali, li leggo sul computer, ma quello era una copia omaggio. L’ho trovato fuori dalla porta.»
«Una copia omaggio. Controlleremo. Quindi, per riassumere: lei ha trovato un giornale fuori dalla porta, lo ha letto e ha trovato un annuncio. Ha telefonato ed è stata assunta. È così?»
«Più o meno. Non ho telefonato, ho mandato una mail. Loro mi hanno telefonato.»
«Quando dice loro, a chi si riferisce esattamente?»
«La Eyesdelta. Mi hanno chiamata e io sono andata all’appuntamento per un colloquio.»
«Dove e con chi ha avuto questo colloquio?»
«Ho parlato con la dottoressa Bettin, Anna Bettin, e il colloquio si è svolto in via Roma al numero 18.»
L’ispettore finì di annotare l’indirizzo e sospirò «Bene, vedo che qualcosa se la ricorda.»
Marianna aveva la sensazione di annaspare nel vuoto, non capiva perché ci fosse così tanto interesse concentrato su di lei, sul suo lavoro, su come lo aveva trovato. Non capiva. Avrebbe voluto chiedere di nuovo e con maggiore insistenza la ragione di quella convocazione ma non ebbe il tempo di farlo.
«Naturalmente lei non sa perché la signora Nakamura non si è presentata all’appuntamento, o sbaglio?»
«No, io…»
«Né sa chi sia, vero?»
«No, le ripeto, io avrei dovuto solo consegnarle…»
«La lettera, già. Il suo nuovo lavoro, me lo ha detto. Beh, la signora Nakamura è un ingegnere bioinformatico e, a quanto mi dicono, ha ideato un software che farebbe fare grandi progressi alla ricerca medica. La Kimoto, il colosso farmaceutico giapponese, dice che questo software è scomparso e, con esso, la signora Nakamura.»
«Non so che dire.»
L’ispettore rifletté per qualche istante, poi disse: «Già. A proposito del suo appuntamento. La signora non è potuta venire perché è morta.»

Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea è nata leggendo un annuncio pubblicitario che offriva lavoro. Mi sono chiesto quante persone differenti per età, sesso, posizione sociale e vissuto personale lo avrebbero letto e quante avrebbero risposto. Persone diverse, unite da un semplice trafiletto su un giornale. La cosa mi ha incuriosito e ho iniziato a elaborare la storia.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Non faccio mai scalette, suddivisioni per capitoli o schemi quando mi accingo a scrivere un libro. Semplicemente penso a lungo come affrontare la stesura e una volta che personaggi e trama hanno preso forma nella mia mente, inizio a scrivere. A questo punto tutto è abbastanza semplice.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Anche se il mio genere preferito è il giallo, mi piace leggere quasi ogni tipo di romanzo. Fra gli autori che amo maggiormente ci sono i “nordici” con una predilezione per Jo Nesbo e poi Murakami Haruki e le sue storie un po’ oniriche, ma anche Antonio Manzini, Roberto Costantini e il Grande Andrea Camilleri. A quali di questi faccio riferimento? A tutti e a molti altri, perché in ognuno di loro, nei loro scritti, c’è sempre e comunque qualcosa da imparare.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo a Pisa, in una casa in campagna, con mia moglie e tre cani. Vivo in Toscana da quando ero un adolescente e ogni mio spostamento, breve o lungo che fosse, mi ha sempre riportato a Pisa.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
A giorni uscirà una raccolta di racconti intitolata “Di nuvole, brugole e altri misteri”, una specie di ‘scorribanda’ nel mondo del giallo, del noir, del soprannaturale e della follia. Ho un debito verso un personaggio che è stato il protagonista dei miei primi due gialli, il commissario Pandolfi. Credo che prossimamente lo richiamerò in servizio e completerò la trilogia che lo vede protagonista.
Lascia un commento