Edito da Edizioni Pendragon nel 2018 • Pagine: 63 • Compra su Amazon
In un quaderno verde, Viera, un'italiana nata nel 1923, ha tenuto appunti e ricordi delle sue esperienze di vita. La figlia Paola ha voluto trascriverle e aggiornarle, perché le persone a lei care possano ricevere la testimonianza di una vita, e trarne insegnamento.
Ho ricordi vaghi della mia prima infanzia.
Quando avevo appena tre anni, ci trasferimmo a Ravenna.
Qui iniziai a frequentare l’asilo del Borgo S. Biagio, diretto dalle suore, dove ebbi i miei primi contatti con bambini e bambine. Mia madre mi ha sempre raccontato di come fossi inizialmente spaesata, ma ricordo che cominciai presto a trovarmi a mio agio con gli altri.
La mia casa di Ravenna era molto modesta; la cucina, che serviva anche da saletta, era grande e la camera da letto si trovava al piano superiore. Per salire vi erano due scale abbastanza lunghe, che ricordo però vagamente, poiché quando le salivo, o le scendevo, ero quasi sempre mezza addormentata. Mia madre, che faceva la magliaia, la sera lavorava e, dopo avermi portato a letto, aspettava che mio padre rientrasse dal lavoro, quasi sempre tardi.
Mio padre, Silvestro, faceva il rappresentante di cereali e di oli lubrificanti. Aveva una bella motocicletta e la mia gioia più grande era quando, di domenica, ci caricava sopra. Io dovevo stare davanti, sul grosso serbatoio, perché, per mancanza di spazio, non potevo andare dietro con la mamma; anche se non stavo comoda, non lo dicevo mai, perché temevo che mio padre si dispiacesse. Il tragitto però era breve: solo 11 chilometri per arrivare al mare, a Porto Corsini, e questo mi ripagava di un viaggio non troppo confortevole. Mi aspettava una giornata di gioia: il bagno (che avrei voluto non finisse mai), le corse sulla spiaggia (mia madre, agile e snella, correva veloce mentre mio padre era sempre ultimo), le capriole sulla sabbia, il gelato, i castelli fatti con tanta pazienza, e poi i pianti perché qualche bambino dispettoso me li distruggeva.
Era il periodo tra i quattro e i sei anni, avevo i capelli neri corti con la frangia, e dopo qualche domenica di sole diventavo talmente nera da sembrare, a detta degli altri e di mia madre, una piccola “negretta”.
A sei anni cominciai la prima elementare.
Avevo una maestra giovane, la signorina Quadri, che ricordo distintamente perché portava la frangia come me. Mi trovai molto bene avendo dei compagni davvero simpatici. Davanti al mio banco c’era un bambino carino e molto bravo, si chiamava Lino. Mi dava sempre un po’ della sua merenda e mi scriveva dei bigliettini con i nostri nomi accompagnati da due cuoricini trafitti da una freccia. Mi sentivo importante perché lui era il più bravo della classe. Rivivo questo ricordo con tenerezza, contenta perché lui mi diceva che un giorno mi avrebbe addirittura sposata. Lo dissi anche a mia madre, lei sorrise senza darvi eccessiva importanza.
Come è nata l’idea di questo libro?
Nasce primo, dal desiderio di mettermi alla prova con altre cose che non siano le poesie, secondo, dalla volontà di realizzare un desiderio di mia mamma di vedere pubblicato il suo libro, terzo, per gli appassionati della storia della seconda guerra mondiale.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Abbastanza, perché quello che aveva scritto mia mamma era un po’ corto, quindi ho dovuto fare delle interviste presso amici e parenti per cercare di ampliare mantenendo il suo stile.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Alda Merini, Emily Dickinson.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo a Bologna e anche in passato.
Dal punto di vista letterario, quali sono i vostri progetti per il futuro?
Sono molti i miei progetti, uno diverso dall’altro, perché la mia scrittura mi viene da dentro e ogni libro sarà diverso dall’altro. Al momento sto finendo un libro appunto, completamente diverso dai precedenti che tratta di ricette. Un libro di ricette romagnole di mia mamma, con l’indicazione sia di come si preparavano una volta sia di come si fanno adesso, con i titoli tradotti in dialetto romagnolo; a ciascun piatto è abbinato un vino, ogni sezione è inframmezzata da proverbi romagnoli, inoltre è presente anche un’introduzione con la descrizione della cultura romagnola a tavola.
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