
Edito da Amazon KDP nel 2020 • Pagine: 153 • Compra su Amazon
Fagnano Olona, piccolo paese in provincia di Varese, dove pare non succeda mai nulla: solo fatti di straordinaria normalità.
Amore, guerra, amicizia, paura, determinazione, vita.
Dieci storie vere di Fagnanesi.
Dieci racconti che parlano universalmente a tutti.
Dieci frammenti di vita.
Una ragazza va alla ricerca di stelle, un viaggio nelle storie e nei ricordi. Una mappatura della volta celeste di questo paesino, che offre a tutti i viaggiatori del cielo.

Certamente tutto ciò mi ha permesso di imparare molto sia sull’importanza delle storie sia sull’importanza di ricordare.
Queste persone vissero la propria giovinezza immersa nella guerra; il periodo in cui si dovrebbe maggiormente ridere, scherzare, sbagliare, rischiare, sognare, lo passarono a combattere e a uccidere. Quando tornarono, nonostante per l’età avrebbero ancora potuto eventualmente vivere la spensieratezza della gioventù, col passato di violenza che avevano alle spalle e i ricordi di morte che si impossessavano del loro sonno, come avrebbero mai potuto lasciarsi andare al divertimento?
La guerra si era divorata tutto, ma la cosa peggiore era che non avrebbe più permesso loro di riprendersi quanto avevano perso, ma anzi avrebbe inevitabilmente influenzato anche il futuro.
Nessuno di loro raccontò mai quello che avevano visto, quello che avevano subito o quello che avevano fatto. Probabilmente era troppo doloroso, magari sapevano che non sarebbero riusciti a spiegare a parole quanto era effettivamente successo, oppure addirittura se ne vergognavano. Non posso saperlo, né mai potrò.
Leggendo libri di testimonianze della Seconda guerra mondiale, mi sono accorto che gli unici che di fatto hanno poi raccontato erano persone di una cultura medio-alta: Primo Levi era laureato in chimica, Mario Rigoni Stern era un caporalmaggiore dell’esercito, Egisto Corradi era un giornalista laureato in Economia e Commercio, Emilio Lussu era un politico. Pochissime sono le testimonianze su persone qualunque, contadini o lavoratori di fabbrica. Questo è significativo, vuol dire che le persone di cultura hanno capito quanto fosse importante informare le persone su avvenimenti di tale scempio, tant’è che all’inizio veniva loro impedito di raccontare e parlare alla gente. Tutto l’orrore andava nascosto e soprattutto negato, le persone non potevano sapere la verità: era troppo cruda da essere accettata.
Significativo è il finale di “diecimila gavette di ghiaccio” di Giulio Bedeschi:
– La popolazione non vi deve vedere: è l’ordine – spiegò seccamente al più vicino grappolo d’uomini che si affannavano sbracciandosi dal finestrino.
– Non abbiamo la peste, noi! Siamo gli alpini che tornano dalla Russia, cavallo vestìo da omo! – gli gridò esasperato Scudrera, mentre il treno già si muoveva.
– Che alpini o non alpini! Ma vi vedete? – urlò allora ai rinchiusi il ferroviere; – vi accorgete sì o no, Cristo, che fate schifo?
Proprio per questo motivo BISOGNA ricordare, per non darla vinta a coloro che speculano sulle nostre dimenticanze.
Ricordare che alcune cose sono successe; perché, per quanto tremende siano state, è importante non dimenticarle, non permettere che l’oblio renda tutto di nuovo possibile. Dimenticare non dà la certezza che ciò che si è cancellato non si verifichi più: se dal dimenticare si passa al dimenticare di essersi dimenticati, la storia inevitabilmente si ripeterà, proponendo nuovamente tutte quelle scene di massacro di cui l’umanità intera non può che vergognarsi.
Ricordare è importante per dar valore a tutti quelli che non ci sono più, a quelli che sono morti nella speranza di regalarci un futuro migliore. Noi non possiamo dimenticarci di questo dono così prezioso e talvolta poco considerato.
Dimenticare deriva dal latino: de “via da” e mens-mentis “mente” cioè letteralmente “uscir di mente”, perdere la memoria in un ambito di ricordo mentale.
Ricordare, invece, deriva dal latino: re “di nuovo” e cor-cordis “cuore” cioè “riportare al cuore”, che in antichità veniva considerato centro della memoria.
Ci si dimentica con la testa, ma ci si ricorda col cuore.

Come è nata l’idea di questo libro?
Passando per i loculi del cimitero del mio paese e notando una signora portare dei fiori a una tomba ho pensato a come le persone siano scrigni di storie e racconti di cui la maggior parte andrà perduta. Chissà quella signora cosa ricorda della sua vita che meriterebbe essere raccontata! Da questa riflessione è nata l’idea di poter raccogliere queste storie e crearne una sorta di “rubrica” per cui le persone interessate mi avrebbero raccontato la propria storia, io la avrei riscritta in prima persona, in forma romanzata e avrei accompagnato ad ogni storia una componente fotografia e documentaria che testimoni la veridicità dei racconti. Così ho mandato una mail al comune e dopo più di due anni di lavoro, finalmente sono riuscita a pubblicare.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Il libro ha richiesto molto impegno. Le storie che andavo narrando erano vere, non potevo trasformarle a mio piacimento, oltre al fatto che sentivo anche una responsabilità: le persone mi affidavano le proprie storie personali! Avevo il dovere di riconsegnarle in un rivestimento degno di loro. Inoltre anche la ricerca della parte fotografica ha richiesto più impegno di quanto immaginassi.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Inevitabile il confronto con E.L.Masters, più come idea che come stile. Per tipologia di stesura credo ci siano spunti da diversi autori: in alcuni dialoghi la Austen, in alcune espressioni emotive Hugo. Una parte interessante del mio libro sono anche citazioni: all’inizio di ogni storia ho inserito una citazione che riguardi il racconto, tra queste ci sono Dante, Leopardi, Goethe, Flaubert, gli 883, Walt Disney e altri.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Ho solo 19 anni e non mi sono mai traferita. Abito a Fagnano Olona, paesino in provincia di Varese in cui sono ambientate le storie del mio libro.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Sono studentessa dell’Università degli Studi di Milano nel corso di Lettere Moderne, mi piacerebbe restare nel mondo della scrittura, magari anche giornalistica, chissà?
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