Edito da Le Mezzelane Casa Editrice nel 2019 • Pagine: 206 • Compra su Amazon
"Voleva solo amare" è una storia emozionante raccontata tramite il diario di un ragazzo gay siriano fuggito dal proprio Paese per non rischiare la vita. Racconta la storia d'amore tra due ragazzi, ma non si ferma a questo: percorre i lati più intimi del sentimento umano e della sofferenza che prova il protagonista a essere rifiutato da suo padre per il proprio orientamento sessuale. È il diario di una vita, di un amore, di dubbi e di un viaggio di ritorno verso casa, con la speranza di ricostruire il rapporto con suo padre. Il diario viene trovato casualmente da un ragazzo italiano che lo legge, si appassiona e cerca di incontrare l'autore. Questo percorso lo porterà ad aprire la mente, a scoprire una realtà diversa e a incontrare persone nuove. È un romanzo che fa riflettere, sorridere, commuovere e che ci aiuta a capire l'importanza delle piccole cose e dei legami più intimi.
Mi capita tra le mani una foto in bianco e nero di due persone con in braccio una bambina. Sullo sfondo un paesaggio desertico e alcuni vecchi edifici. «Sono i tuoi genitori?» le chiedo.
Rasha si ferma di colpo, guarda la foto che stringo fra le dita e fa un sorriso malinconico. La prende in mano e ne studia ogni particolare, come se la vedesse per la prima volta.
«Sì, sono i miei genitori. Da piccola ero innamorata di mio padre, era il mio principe azzurro, ma la malattia l’ha portato via quando avevo ancora bisogno di lui. Ricordo ancora quella mattina: mia madre era in lacrime e io non capivo cosa fosse successo perché fino a quel momento mi avevano nascosto le sue condizioni di salute. Con un filo di voce mi disse che mio padre se n’era andato per sempre. In quel momento sentii il mondo crollarmi addosso e corsi subito in camera sua sperando che non fosse vero. Era disteso sul letto, con gli occhi chiusi, un sorriso appena accennato e una mano sotto al cuscino con la quale stringeva questa foto che teneva sempre con sé. Sembrava stesse dormendo. Cominciai ad accarezzarlo e per alcuni istanti non realizzai che non avrei più sentito la sua voce, non avrei più sentito le sue mani calde sfiorarmi il viso come faceva sempre e che non avrei più visto i suoi occhi. Lui era un esempio d’amore infinito, trattava me e mia madre come fossimo la cosa più preziosa e importante e con molta probabilità lo eravamo davvero. Da quel giorno è cambiato tutto, mia madre cadde in depressione e io cominciai ad avere paura della vita.»
«In che senso paura della vita?» domando.
«A sedici anni si dovrebbero avere i problemi tipici di quell’età, non sentirsi soli. Bisognerebbe scoprire i propri limiti sapendo che c’è sempre qualcuno che può aiutarti e che è pronto a proteggerti. Senza un padre e con una mamma in depressione, la vita fa paura perché si può contare solo sulle proprie forze. Non si ha però l’età per poterlo fare e si teme che al primo passo falso si possa cadere senza che qualcuno ci aiuti a rialzarci. Mostravo a mia madre di essere forte ma ogni sera mi addormentavo piangendo. La vita fa paura quando si hanno progetti e non si ha idea di come affrontare il futuro.»
Come è nata l’idea di questo libro?
Quando ho iniziato a scriverlo non avevo un’idea precisa ma solo la voglia e il bisogno di mettere nero su bianco i miei pensieri. L’idea precisa di cosa volevo raccontare mi è venuta dopo aver visto la foto di alcuni ragazzi omosessuali condannati a morte in Iran. Un’immagine che non può lasciare indifferenti.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Per me è stato più difficile iniziare a scriverlo, finirlo poi è stato più facile del previsto perché a un certo punto le pagine sembrava quasi si scrivessero da sole, lasciavo andare la mente e le idee scorrevano come un fiume in piena.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Non posso dire di avere degli autori di riferimento, leggo un po’ di tutto sulla base delle trame più accattivanti. Se dovessi indicare invece degli autori che mi piacciono particolarmente potrei dire: Isabel Allende (Paula è il mio libro preferito), Oriana Fallaci e Albert Espinosa.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Vivo in un comune con meno di 10.000 abitanti in provincia di Vicenza. Vivere in un paese di queste dimensioni ha i suoi pregi e i suoi difetti ma non so se lo cambierei con una città più grande.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Il mio primo obiettivo è quello di far conoscere questo mio romanzo d’esordio, poi vorrei continuare a scrivere altri romanzi rimanendo sempre fedele alla tematica LGBT.
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