
Edito da Porto Seguro Editore nel 2020 • Pagine: 146 • Compra su Amazon
Erano partiti per un viaggio, la loro ultima avventura. Marco e Mattia, quest’ultimo costretto su una sedia a rotelle per una grave malattia, erano amici da una vita, legati da un rapporto indissolubile. Biglietti alla mano e la strada come compagna, partono sul maggiolino di Marco, da Roma verso Liverpool per la partita della loro squadra del cuore. Un racconto capace di toccare le corde dell’animo, a cavallo tra la libertà e la vera amicizia.

Marco sistemò il suo amico sopra il letto e si diresse in bagno per una doccia. Quando uscì, Mattia stava dormendo e indeciso se svegliarlo o lasciarlo riposare optò per la seconda opzione. Lo coprì con una copertina che trovò nell’armadio e spense la luce. Lui uscì dal B&B rimanendo sotto la tettoia per non bagnarsi di nuovo. Si guardò intorno cercando di scorgere un pub o qualcosa di simile ma non trovò nulla se non un kebab all’angolo tra la via dove si trovava lui e la via principale. Preferì rimanere digiuno, piuttosto che rischiare di passare l’intera giornata di domani in bagno. Alla reception una deliziosa ragazza indiana lo guardava sorridendo di tanto in tanto.
«Siamo lontani dal centro?» chiese Marco in un inglese maccheronico, ma tutto sommato efficace. La ragazza, che sull’etichetta argentata appuntata sul petto aveva scritto Jasmine, gli rispose che il centro della movida era distante poco più di un paio di miglia. Facilmente raggiungibile a piedi percorrendo la strada principale senza lasciarla mai. Troppo lontano per quella sera, stava già cominciando a sentire la stanchezza del viaggio. Salutò dando la buonanotte a Jasmine, che ricambiò con un sorriso sincero e dolce, ed entrò in camera sua.
Mattia non si era mosso di un centimetro, ma quando Marco accese la luce vide un qualcosa di scuro macchiare la coperta. Si avvicinò e scorse una piccola pozza di sangue uscire dal naso dell’amico.
«Ehi, Mattia svegliati!» Lo scuoteva con la mano sulla spalla ma senza esito.
«Dai Mattia, apri gli occhi, ti cola il sangue dal naso devi pulirti.» Questa volta il suo amico aprì prima un occhio, poi l’altro, cercando di mettere a fuoco il volto che aveva davanti.
«Non volevo svegliarti, ma stai sporcando tutto il letto.»
«Dio mio, perdonami.» Si portò istantaneamente una mano sul naso come a tamponare il flusso e cercò con lo sguardo un pacchetto di fazzoletti. Gliene passò uno Marco.
«Devo prendere il Proboriv» mentre lo diceva si tastò la tasca dei jeans. Ne tirò fuori una scatola bianca e gialla con all’interno due lastrine avvolte nell’alluminio. Rimanevano cinque pasticche. Più che sufficienti per il viaggio di ritorno, così almeno sperava Mattia.

Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea di scrivere questa storia è venuta dopo una partita di calcio, la semifinale di Champions del 2018. Volevo scrivere la storia di due amici che, legati da un’amicizia forte e indissolubile, affrontano un viaggio pieno di sorprese e insidie, per assistere a questa partita per loro importantissima.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
La storia è nata da sola e da sola ha proseguito il suo cammino. Mi sono spesso sorpreso nel constatare come i personaggi vivessero di vita propria. Man mano che scrivevo era come se le parole uscissero da sole. Era come se fossi guidato da Marco e Mattia e mi dicessero loro cosa dovevo scrivere e in che modo.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Ho due autori di riferimento, per i quali ho viaggiato molto per andare a vedere dove e come vivevano. Uno è ancora vivo ed è Stephen King. Sono cresciuto leggendo i suoi romanzi che non erano proprio indicati per un bambino. Il secondo autore è un premio nobel della letteratura, Ernest Hemingway!
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Ho sempre vissuto e lavorato a Roma. Ma ho viaggiato spesso prima della pandemia, e questo mi ha permesso di scoprire nuovi posti, culture ed esperienze che poi ho riportato nei miei racconti.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Da poco ho autopubblicato una raccolta di poesie romanesche che ho scritto durante il primo lockdown del 2020. Ma non so stare con le mani in mano, e da qualche giorno ho ripreso a scrivere una cosa che fino a qualche settimana fa pensavo fosse impossibile: il seguito di You’ll never walk alone. Spero di riuscire a portare a termine questo progetto. Sarebbe bellissimo.