Edito da Carla Burlo Hasegawa nel 2020 • Pagine: 166 • Compra su Amazon
Dall’incanto delle Alpi piemontesi alla caotica Bangkok di fine anni ‘70. Una giovane provinciale s’improvvisa trafficante: rischioso fai da te dai risvolti stupefacenti. E quando le cose vanno storte, tanto vale andare a ramengo con filosofia. Humor, delitto, gente balzana. Vicende sospinte da un ritmo impetuoso verso un esito sorprendente.
I
Guarda che con il delirio del matrimonio in Messico io non c’entro.
Sì, c’ero. E chi rifiuta l’invito in una fazenda da sogno, volo spesato e tutto?!
Infatti c’erano cani e porci.
Quando sono arrivati gli sposi avevo davanti quei due fetentoni di soci d’Alfredo:
– Che donnone ’sta sposa!
– La credevo più bella.
– Meno chiatta.
– Più giovane.
– Meno bionda.
– Ma con più capelli.
– Vedi un po’, vedi un po’… ma è un ricchione!
– Statti zitto, scimunito. E’ un trans.
In effetti Sandrone, con quell’abito a meringa color panna, faceva cagare.
Mi sono avvicinata e gli ho dato una pacca sulla schienaccia nuda.
– Oh, Rita!
– Ti trovo in gran forma per essere morto da due anni.
– Bisogna pur morire per poter rinascere!
– E questa pagliacciata del matrimonio?
– Non è una pagliacciata. Nozze a Las Vegas come simbolo di un nuovo inizio, lontani dal gelo delle Alpi, lontani da quel buco di culo che è Querceto al Monte!
Alfredo ed io: dos corazones y una fazenda!–
Balle.
Ho reso onore al banchetto stordita dai mariachi, poi sono andata a cercare Eva e Giusy.
Si stavano strafogando di gelato.
Ci tengo a quelle ragazzotte, siamo unite e solidali, tutte nate negli anni del whiskey facile. Giusy ha già visto il peggio del peggio… eppure non ne è stata corrotta, anzi! Sembra che le difficoltà l’abbiano temprata, inasprita sicuramente, ma anche affinato in lei un indomabile senso di giustizia.
– Rita, assaggia che sballo ‘sto gelato col sugo: sciroppo ai frutti di bosco, cacao e chili piccante piccantissimo! Poco poco e sputo vampazze comu nu dragu!
– Dopo, ora voglio trovare Alfredo.
– Allora spicciati che tra un po’ fanno i fuochi artificiali.
Cerca di qua, cerca di là, i fuochi cominciano e lo scovo nell’antica cucina, ormai deserta.
Sta a mettendo a bollire acqua e salvia perché gli è rimasta la torta nuziale sullo stomaco.
Parliamo tranquilli, lui sorvegliando il pentolino, io rimestando lo squisito sciroppo del gelato rimasto in una boule.
– Volevo ringraziarti.
Grazie per avermi invitata con le ragazze a questa magnifica festa. Ma, soprattutto, ti sono immensamente grata per il gravoso lavoro che hai portato a termine.
– Un modesto pensiero per una splendida donna.
– La tua generosità è preziosa, Alfredo. Non so come potrò mai sdebitarmi…
– Lo so io – sorride sotto i baffetti da sparviero – Tu e le tue amichette tornerete farcite come tre anatre grasse.
– Ma cosa dici?
– Io non faccio niente per niente.
Tornate a casina con tutta la coca che riusciremo ad infilarvi negli appositi pertugi. –
Oh, merda!
Afferro la boule e gliela giro in testa. Proprio il minimo. Si mette ad urlare come un ossesso per il chili negli occhi; con quel miscuglio di lamponi e cacao che sembra una maschera di sangue, è conciato da far pietà.
Per un attimo resto impressionata anch’io!
E poi entra Sandrone:
– Amore, non vieni a vedere… Oh, Cristo! Ma cosa gli hai fatto? Assassina!!!
Ghermisce la prima cosa a tiro, un lungo forchettone acuminato, e mi si scaraventa contro.
Faccio un passo di lato ed il forchettone affonda preciso preciso nel petto di Alfredo.
La sposa balza indietro con orrore.
Il lungo velo sfiora il fornello, incendiandosi in un lampo.
L’abito è in fiamme. Alte lingue appiccano i fasci d’ erbe appesi ad essiccare.
Sandrone è una torcia umana. Il fuoco divampa ovunque.
Esco all’aperto, richiudendo il pesante portone.
Nessuno si è ancora accorto dell’incendio.
Distanti, danno le spalle alla fazenda, tutti presi dallo spettacolo pirotecnico.
Sul banco dei regali mi riprendo Tattoo you, l’ultimo LP dei Rolling Stones.
II
Qualche anno prima, fresca di diploma, al primo impiego da grafica avevo preso in affitto una mansarda: affacciata sulla distesa di tetti antichi, spaziosa e piena di luce, perfetta per dipingere i miei quadri ad olio.
Me l’ero studiata al centimetro, scegliendo tinte ed arredi per un risultato spettacolare.
Il tutto mi era costato un patrimonio, ma avevo fatto centro e quella casa era il mio orgoglio.
Una sera d’agosto stavo ritagliando con cura un bel paio d’orecchie d’asino da applicare su una foto, in testa al mio ex.
– My favourite things – suonava in sottofondo. Coltrane al sax, Elvin Jones batteria, McCoy Tyner al piano: semplicemente divina.
Intanto mi strozzavo dai singhiozzi.
L’amore ricambiato è un toccasana, in caso contrario può mutare in malattia, anche grave, talvolta incurabile, per alcuni mortale.
Al mio stadio ero già discretamente a pezzi, visto che frignavo tutto il giorno da un mese. E in più pareva che la ditta volesse spostare la baracca in Romania.
Poi suonarono e alla porta si presentò un tipo strano.
Sulla trentina, l’aria da modello, ma emaciato e macilento, un manichino trasparente sotto gli abiti costosi.
– Ciao! Sono amico di Mara, posso disturbarti un momento?
– Veramente sarei un po’ presa, comunque accomodati.
– Grazie. Tomaso Ferraris, molto lieto.
Ehi, che mansarda strepitosa! Assolutamente originale, sia per i mobili che nell’uso del colore, un insieme estremamente armonico.
– Molto gentile. M’intendo d’arredo e di pittura.
– Brava! Sono proprio alla ricerca di una ragazza in gamba come te.
Carina e sveglia, per un lavoro facile facile, ma assai redditizio.
– Guarda che se si tratta di roba da puttane puoi alzare i tacchi e levarti dai coglioni.
– Acqua, acqua! Scusami, non riusciresti ad esprimerti con un linguaggio meno scurrile? Potrebbe essere un problema.
– Se non parli così non ti caga nessuno.
– Già il dover “essere cagato” da qualcuno dà la misura della stima che si nutre per se stessi.
– Dacci un taglio. Cosa vuoi?
– Proporti un magnifico viaggio: destinazione Bangkok.
Tutto spesato, hotel 5 stelle per una settimana intera.
– A far cosa?
– A prendere la white!
– La che?
– White. Eroina purissima. Un chilo.
– Cristo! Quanta?
– Un chilo, un chilo.
– E dove dovrei nasconderlo ‘sto chilo?
– Mah, visto che te la consegnano pressata potresti metterla lì.
– E che è, la stiva del Titanic?!
– Un po’ lì e un po’ dietro.
– Ma che schifo!
– Occhio, sofistica, che di sbarbine come te ne trovo a frotte!
Ti sto offrendo la grande opportunità di goderti sette giorni di lusso in un albergo fantastico.
Piscina, night, un sacco di soldi a disposizione da scialacquare sul posto.
Tu sei una fighetta in vacanza, capito? Sei la figlia di papà piena di lira che va a farsi un viaggetto in Thailandia, ok?
– Ma…io non mi buco!
– E ci mancherebbe che te la bucassi tu! Mica devi farlo per l’ero, devi farlo per i soldi.
– Quanti soldi?
– Ven.ti.mi.lio.ni.
– Wow!
– Affare fatto?
– Calma – e mi accendo una sigaretta.
– Fumare fa malissimo – me la sfila delicatamente dalle labbra.
– Scusa.
– Dunque?
– Non ho alcuna intenzione di scarrozzare del veleno che verrà venduto a bambini innocenti!
Tomaso scoppia in una sonora risata.
– Ma queste son leggende metropolitane! Non è necessario far proseliti, la roba te la vengono ad implorare i tossici in ginocchio. E, comunque, il tuo compito sarà quello di portarla a me: 20 milioni alla consegna e si tronca ogni rapporto fra noi.
– Mmm… non credo lo farò.
***
Una settimana dopo eravamo nel cortile di Sandrone a preparare il business.
Stava in una cascinotta fuori mano, con qualche gatto e un po’ di galline. Era piacevole riunirsi attorno al tavolo sotto l’enorme quercia, attrezzati di toma d’alpeggio e bottiglione.
Belloccio, il Sandrone. Viso angelico e occhioni blu, ma anche una trippa…
Tarchiato, per giunta, e con quattro peli biondicci in testa che gli davano proprio un’aria da sfigato.
Ascoltava Tommy tutto compunto.
– Dunque: tu partirai tre giorni prima di Rita.
Ti sistemerai a Bangkok in un buon albergo, ma non troppo chic. Del tipo per uomini soli.
– Per segaioli.
– Diciamo che il tuo ruolo è quello del classico scapolone in cerca di sex adventures. Sei il tipo giusto nel posto giusto.
Il secondo giorno verrà a cercarti il mio amico Cip.
– Ciip?? – sghignazziamo.
– Silenzio! Ti mostrerà mezzo dollaro, tu gli darai questo da far combaciare, come segno di riconoscimento – e ci fa vedere l’altra metà – Consegnerai a lui tutti i soldi, poi vi accorderete su come e quando ti darà la white.
Sandrone annuisce, spingendo con un braccio la gallina rossa giù dal tavolo.
– Io non ho mai volato – rammento – E nemmeno bucato.
– Ancora? Non te la devi bucare!
Tu partirai con i turisti di un viaggio organizzato. Te lo godrai alla grande, ma il giorno precedente alla partenza andrai alle Poste Centrali.
Alle quattro del pomeriggio, nella prima cabina sulla destra, vedrai Sandrone simulare una telefonata. Entrerai dopo di lui a fare altrettanto, in realtà starai recuperando il malloppo che ti ha lasciato nella cabina.–
Semplice, no? Come nei film.
– Okay: prendo la roba, la tengo una notte in hotel ed il giorno dopo me la porto da Bangkok in Italia. Ma se vengo fermata? E se mi perquisisce la Femminile?
– No problem! No, no, no!
Fai conto di atterrare di sera insieme ad un centinaio di passeggeri.
Alla dogana ci sarà un casino e i doganieri, dopo un po’, ne avranno le palle piene. Se ti infili a metà della fila, tanti ne han già controllati, altrettanti gliene restano e faranno veloci.
Tu sorridi, sorridi sempre… Fresca, gioiosa, appena tornata dalle vacanze. Abbronzati più che puoi, e truccati poco, solo un velo di lucidalabbra. Vestiti semplici, ma griffati e un poco trasparenti, da lasciar intuire che non hai nascosto nulla sotto.
Poi, ecco: ti regalo un portafortuna! – e mi mette in mano un brutto ciondolo con yin e yang.
Intanto rivoli di sudore gli colano negli occhi, quindi ci saluta e sgomma altrove.
Sandrone era titubante.
– Hai visto come schizza via quand’è in carenza? Con la Maserati sotto il culo…
Per essere sincero non mi fido poi tanto che vada tutto liscio. Quello fa tutto semplice, e ci credo!
Lui starà a casa a grattarsi la panza, mentre a rischiare saremo noi.
Fra l’altro, i soldi che mette non ha idea di quanto si sudi per guadagnarli: non ha mai fatto un cazzo in vita sua!
Dovesse andar male, con tutte le conoscenze che si ritrova, risulterà estraneo alla faccenda, mentre noi ce la prenderemo nel didietro per quel che ci resta da vivere!
– Però sembra aver le idee chiare sull’organizzazione.
– Certamente. E i soldi fan gola anche a me.
Finalmente realizzerei il mio sogno: costruire una gran baita tirolese per riunirci la meravigliosa comunità.
– Di tossici?
– Ma no! Di pipini!
Collezionava quei fantocci da mettere sul vano posteriore dell’auto, quelli che dondolano la testa dietro al lunotto.
Ne aveva un centinaio, uno più brutto dell’altro, allineati in file ordinate in uno stanzone. Un ventilatore a palla sparava aria per fargli oscillare il capo, spettacolo di un kitch raccapricciante.
Li chiamava “i miei pipini”, li accudiva, li vezzeggiava.
– Fa una carezzina a Birba, Rita.
Senti com’è morbido? E’ di “vero peluches”.
– Sei proprio fuori.
– Non è vero!
– Troppo nebbiolo.
– No, è lo smog! E’ che la vita da vigile urbano mi stressa.
– Eppure non siamo in una grande città.
– Prova a pipparti il gas di scarico di una trentina di bus per gli studenti! Vieni all’una davanti ai licei, poi mi dici.
– E non sei un cane…
– Certo che non sono un cane.
– Nel senso che i cani camminano all’altezza dei tubi di scappamento, quindi le loro passeggiate non sono proprio salutari.
– Anche i bambini nel passeggino, se è per questo, li gasano da piccoli.
– E’ pur vero che siamo troppi…
– Comunque, tornando a noi, se ci andrà bene sarà per pura fortuna, mica per quel deficiente lì.
In effetti Tommy era sempre più fatto. Un giorno mi dice – monta su – e si sfreccia attraverso la campagna rigogliosa. Io canto lieta, inebriandomi d’ aromi estivi.
A Castel Gervasco infila il parco secolare e inchioda sotto un olmo.
– Cretinaaa! – grida.
Un’esile vecchina ci corricchia incontro festosa.
– Rita, questa è mia nonna.
Lei mi sorride e, sfilandosi i guanti da giardiniere, ci precede nel salone.
Spettacolo! Uno spazio fantastico, dominato dal camino monumentale sulle cui mensole stanno in bella mostra una sfilza di statuette dozzinali.
– Cos’è quest’orrore?! Hai di nuovo comprato dai marocchini!
– Mi fanno tanta compassione…
– E tuo nipote, non ti muove compassione tuo nipote? Sempre a buttar via i soldi.
– Ma son soldi miei.
– Sono io quello che ha veramente bisogno – sospira patetico con una mano sul cuore – Non bastava l’infanzia orfano di padre, anche mamma mi ha voluto abbandonare…
– Ma hai trentasei anni! E gliene hai fatte di tutti i colori!
Meritava pur di rifarsi una vita, povera donna.
– Tua nuora ha straziato la mia sensibilità, ferito nel profondo il mio animo delicato, già così fragile…
– La sua unica colpa è stata di non aver trovato il coraggio di educarti.
– Taci, cretina!
Furioso, scaraventa i ninnoli giù dalle mensole e mi trascina in camera sua.
Nella grande stanza ci cammino come sulle uova, poiché il pavimento è occultato da: carte geografiche spiegazzate, libri, cucchiaini, pacchetti di biscotti sia pieni che vuoti, siringhe usate, banconote d’ogni paese, tazzine sporche, profumi, camicie di seta, monete.
– Qui alla vecchia non ci lascio metter piede.
– Non avevo dubbi.
Si siede al bordo del letto sfatto, con le lenzuola puntinate di sangue e prende una sprizza dal pacco da 100 sul comodino. Poi si prepara un buco, io non lo guardo perché mi fa senso.
Dopo un po’ piglia il telefono e, con la schiena appoggiata alla testata, biascica:
– Salve, mater amorosa. Ho bisogno di garze sulla piaga.
– …
– Cento milioni.
– …
– Cento! O vengo ad allietare il tuo nuovo focolare.
Come è nata l’idea di questo libro?
Ero sedotta da una storia, un’avventura troppo bislacca per restare nascosta.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Mah, la stesura sarebbe fluita piacevolmente, se non fosse stato per la stufa a legna. L’ho scritto in inverno. Tutta presa dalla storia, la lasciavo ridursi da stufa crepitante a blocco gelido di ghisa. Un raffreddore dopo l’altro. Il prossimo lo scrivo in agosto.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Sono un’avida lettrice degli autori più vari, non ne ho scelto uno di riferimento in particolare.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Ho vissuto e vivo in Piemonte, con lo zaino sempre pronto ed un profondo legame con l’Oriente.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Zero nirvana 2. Forse.
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