Giordi: Vuoi che ti risponda?
Cresti: Se vuoi
Comincia con questa annosa domanda il saggio di Antonello Cresti e Roberto Michelangelo Giordi “Il bello, la musica e il potere”, pubblicato da Edizioni Mariù nel luglio 2023. Il libro si propone di indagare sul rapporto tra arte e potere in Occidente, in forma di dialogo, raccontando il declino della nostra società, nella quale funzionalità e logiche commerciali sembrano aver definitivamente soppiantato la Bellezza. Sono molti i temi affrontati dai due autori: la minaccia dell’intelligenza artificiale, il dispotismo dei mezzi di informazione, il degrado estetico delle nuove espressioni musicali, il ruolo della tecnologia nel processo creativo.
Il saggio vuole essere un testo di denuncia e di battaglia che smuova le coscienze interrogandole sullo stato dell’arte e sul senso, o forse non senso, del nostro Occidente in crisi, fornendo l’itinerario da seguire e che apre, definitivamente, le porte a una riflessione critica.
Una proposta ambiziosa quella dei due autori, un tema affrontato con piglio polemico e ironico, i quali si avvalgono si citazioni di studiosi e filosofi per portare avanti la loro tesi: l’arte, la musica, come tutta la cultura dominante, tranne qualche rara eccezione, sembra ormai completamente asservita alla logica globalista disumanizzante di un sistema di mondo, di un pensiero unico difeso dai piani alti, quelli che contano, che tenta in tutti i modi di resistere al proprio ineluttabile tramonto. Questo sistema, che è, come affermata il prefatore Giusti, interamente un sistema di guerra (contro i popoli, le culture, i poveri, la natura, l’ambiente, la dignità umana, la libertà, i nostri corpi, e le nostre emozioni), per sopravvivere ancora, non può che tentare di bloccare ogni forma di creatività, e di vitalità, in quanto solo la paralisi cerebrale dei popoli può consentire la persistenza del dominio vampiristico dell’attuale oligarchia neofeudale.
Il saggio secondo alcuni potrebbe contenere teorie complottistiche come dimostra il seguente passaggio:
“È giusto dire che il bello è educativo perché consolida i valori etici delle nostre società” – “Negli ultimi decenni pare ci sia un piano predisposto dall’alto per educare invece all’abbruttimento collettivo”.
Tuttavia la questione che pongono Cresti e Giordi sono di strettissima attualità e offrono l’occasione per riflettere anche su chi decide e perché, e se effettivamente ci sia un piano studiato per ammaestrare e destabilizzare i cittadini.
Il messaggio che emerge da questo corposo dialogo tra i due autori è quello di lasciarsi guidare dal poprio pensiero critico e da ciò che il cuore e l’anima sanno essere giusto e scegliere il coraggio anziché l’obbedienza. Obbedienza o coraggio? Questo per molti è il dilemma.
Recensione a cura di Annalina Grasso
Annalina Grasso è una giornalista pubblicista nata a Benevento. Si è laureata in Lettere moderne all’Università Federico II di Napoli con una tesi su Giacomo Debenedetti interprete di Marcel Proust e si è specializzata in filologia moderna a indirizzo linguistico presso la medesima università, con particolare interesse verso la storia della lingua italiana. Ha frequentato un corso di laurea magistrale in Editoria e scrittura presso l’Università Tor Vergata di Roma, un breve corso di studi umanistici alla Sorbona e ad Harvard (incentrati soprattutto sulla Divina Commedia), un corso di media social communication alla Ninja Academy di Milano e un master in arte e organizzazione di eventi culturali (specialmente mostre d’arte). Da anni si occupa di cinema, arte e letteratura e nel 2014 ha fondato il magazine culturale online ‘900letterario, che dirige. Le sue ricerche e studi sono volti alla divulgazione di opere letterarie e cinematografiche meno conosciute.