}Ho sposato una vegana in Pdf, ePub e mobi per Kindle: dove trovare l’ebook nei vari formati? Non sempre è possibile acquistare il formato giusto online, poiché talvolta il formato Pdf non viene commercializzato (anche se spesso si può semplicemente utilizzare l’ePub, al suo posto). Ecco i link a dove scaricare Ho sposato una vegana in Pdf, ePub e mobi a prezzo inferiore rispetto alla versione cartacea del romanzo, nonché un estratto dal nuovo libro di Fausto Brizzi.
Ho sposato una vegana in Pdf, ePub e mobi per Kindle: dove trovare l’eBook nei diversi formati
Ho sposato una vegana di Fausto Brizzi in Pdf: stando alle nostre ricerche online l’ebook non sembra essere in vendita nel formato Pdf, nella maggior parte dei casi è comunque possibile “ripiegare” sull’ePub.
Ho sposato una vegana in ePub: l’ebook in questo formato può essere scaricato a questo indirizzo su LaFeltrinelli.
Ho sposato una vegana in mobi per Kindle può essere invece scaricato a questa pagina su Amazon.
Citazioni da Ho sposato una vegana di Fausto Brizzi: l’incipit
Il primo appuntamento
Shakespeare non ce l’ha mai voluto raccontare, ma anche Giulietta e Romeo, molto tempo prima di incasinarsi con i veleni, si erano dati un appuntamento segreto in un baretto vicino all’arena di Verona; e di certo anche Topolino e Minnie, prima di annoiarsi mortalmente (dài, su, si annoiano, è evidente), andarono in un drive-in a vedere un film poliziesco perché lui è fissato; perfino Roger e Jessica Rabbit, prima che il coniglione venisse incastrato in quella storiaccia di delitti e salamoia, si erano incontrati in un chiosco di Cartoonia per sbocconcellare un hot dog traboccante di senape. È inevitabile. Tutte le coppie del mondo sono salpate per il loro viaggio d’amore con un primo appuntamento. Programmato, fortuito, combinato o al buio che sia, è il momento piú eccitante, uno spettacolo teatrale senza copione e senza spettatori, con solo due personaggi, impegnati a evidenziare i loro pochi pregi e nascondere gli innumerevoli difetti. A volte ci riescono benissimo e Cupido scocca la sua languida freccia, a volte no.
Cupido, di certo, mancò in pieno il bersaglio durante la prima sospirata cena con Claudia, la mia futura moglie. Fu una serata cosí disastrosa che ricordo ogni dettaglio e ogni frase come fosse ieri. Dopo una fugace conoscenza alla festa di alcuni amici comuni, ero riuscito a convincerla a cenare insieme. Accettò credo piú per educazione che per reale interesse nei miei confronti. Al contrario, io ero molto interessato a lei, perciò avevo scelto con cura il palcoscenico: un ristorantino romantico del centro storico, specializzato in carne alla brace, salumi di cinta senese e mozzarelle di bufala, che sono la prova che Dio esiste e abita a Caserta. Non volevo certo fare brutta figura. Andai a prelevare Claudia a casa sua in perfetto orario. Avevo addirittura fatto lavare la Corolla, un evento epocale e traumatico per la mia sgarrupata e fedele automobile. Per l’intero tragitto evitai di anticipare alla mia commensale qualcosa riguardo all’eden gastronomico nel quale l’avrei catapultata. Volevo che fosse una sorpresa. E lo fu.
Appena diede un’occhiata alla carta, impallidí sotto il fard ma, da consumata attrice, fece finta di essere indecisa su cosa mangiare tra le tante prelibatezze. Cosí, quando arrivò il cameriere, contravvenendo a ogni regola del galateo fui io a ordinare per primo. Avevo un certo appetito e chiesi un antipasto a base di pata negra e formaggi misti, delle fettuccine all’uovo al ragú di cinghiale e un trionfo di arrosticini con patate al forno. Tanto per gradire.
Claudia non batté ciglio e si limitò a chiedere un piatto di scarola, uva passa e pinoli, seguiti allegramente da un’insalata verde scondita. Pensai: «Che palle, la solita attrice attenta alla linea che fa la dieta permanente». Solo dopo pochi minuti, mentre m’ingozzavo di squacquerone, Claudia mi rivelò la terribile verità.
– Ah, a proposito, io sono vegana.
Lo disse come se fosse un’informazione scontata. Quasi fosse sottinteso: «Ma come, non lo sapevi?»
E no che non lo sapevo, porca pupazza, se no, per sedurti, ti avrei portato qui, nella Disneyland dell’insaccato?
Restai immobile qualche secondo, con uno sbaffo di formaggio sulla bocca. In quel momento capii che era possibile, per un essere umano, prevedere il futuro: io, novello Nostradamus, sapevo infatti per certo che quella sera Claudia e io non avremmo fatto l’amore. Non ci sarebbe stato nemmeno un avvicinamento tra la sua cavità orale vegana e immacolata e le mie labbra carnivore e voraci. Raggiungere l’agognata meta erotica avrebbe comportato per me le stesse difficoltà di scalare l’Everest zoppo e senza bombole d’ossigeno. Appoggiai la forchetta nel piatto e, con un filo di voce, le chiesi:
– Ma vegana vegana?
La domanda era davvero poco arguta. Essere vegano è uno status, non è un aggettivo. È come essere magri, bassi, calvi o morti. Nessuno ti domanderebbe mai: «Ma tuo cognato è calvo calvo?» Oppure: «Ma tua suocera è morta morta?»
Calvo vuol dire calvo. Morto vuol dire morto. Vegano vuol dire vegano. Punto.
Claudia, giustamente, rispose:
– No, una volta a settimana vado a caccia nei boschi, catturo un capriolo, lo strangolo e me lo faccio allo spiedo.