Il libro di Stephen King, 22-11-63, uscirà in una nuova edizione in Italia il 12 aprile 2016 nella collana Pickwick di Sperling & Kupfer. Il romanzo gode di grande attenzione al momento, dopo la messa in onda della serie TV prodotta da J.J. Abrams negli Stati Uniti; il volume, lungo 780 pagine, sarà proposto da Sperling con un prezzo di copertina di 15 euro.
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22-11-63 di Stephen King, la trama del romanzo
La trama di 22-11-63 di Stephen King ha come protagonista il professor Jake Epping di Lisbon Falls (Maine), frequentatore abituale della tavola calda di Al, il quale nasconde nella dispensa un portale temporale verso il 1958. Quando Jake viene a sapere dell’esistenza del portale rimane sconvolto eppure si lascia coinvolgere nell’idea che ossessiona il suo amico: cambiare tutto fermando Oswald il 22 novembre del ’63 per salvare Kennedy, e quindi suo fratello Bob, e quindi Martin Luther King (evitando le rivolte razziali cambiando il corso degli eventi); e quindi anche, chissà, la stessa guerra del Vietnam. All’altro capo del portale c’è una fabbrica tessile di Lisbon Falls alle ore 11 e 58 del 9 settembre del 1958, al ritorno nel presente dopo il viaggio risultano trascorsi solo due minuti. Jake inizia così una nuova vita nel 1958 con il nome di George Amberson, vivendo avventure destinate a cambiare non solo la sua vita, ma la storia.
22-11-63, il libro e la serie TV
La prima puntata della mini-serie TV tratta da 22-11-63 (11.22.63 nella grafia americana) è andata in onda il 15 febbraio 2016 su Hulu. La serie statunitense vede tra i produttori esecutivi J.J. Abrams e Stephen King ed è composta da otto episodi da circa 55 minuti ciascuno. La serie dovrebbe debuttare in Italia su Fox l’11 aprile 2016.
Jake Epping nella serie TV è interpretato da James Franco, mentre Al Templeton è interpretato da Chris Cooper. Nel cast troviamo anche Cherry Jones nel ruolo di Marguerite Oswald, Sarah Gadon in quella di Sadie Dunhill e Lucy Fry nel ruolo di Marina Oswald. Bridget Carpenter cura la sceneggiatura di diversi episodi tra cui il primo, tra i registi troviamo Kevin Macdonald, che ha diretto la prima puntata, e lo stesso James Franco, che ha diretto la quinta puntata. L’ultimo episodio della serie 22-11-63 andrà in onda negli States il prossimo 4 aprile.
22-11-63, un estratto dal romanzo di Stephen King
NON sono mai stato un uomo facile alle lacrime.
Un giorno, mia moglie mi disse che il mio «gradiente emotivo pari a zero» era il motivo principale per cui mi stava lasciando. Come se il tizio che aveva conosciuto alle riunioni degli Alcolisti Anonimi non c’entrasse per niente. Christy disse che avrebbe forse potuto perdonarmi per non aver pianto al funerale di suo padre: lo conoscevo soltanto da sei anni e non potevo capire che uomo fantastico e generoso fosse stato (quando s’era diplomata le aveva regalato una Mustang decappottabile, tanto per fare un esempio); ma quando non avevo pianto a quelli dei miei genitori (morti a due anni di distanza l’uno dall’altra, papà di cancro allo stomaco e mamma fulminata da un attacco di cuore mentre passeggiava su una spiaggia della Florida), Christy aveva iniziato a capire la faccenda del «gradiente». Nel gergo degli AA, non ero in grado di «sentire i miei sentimenti».
«Non ti ho mai visto versare una lacrima», affermò col tono piatto di chi sta mettendo la parola fine a una relazione. «Nemmeno quando mi hai detto che, se non mi disintossicavo, tra noi due era finita.»
Sei settimane dopo quella conversazione, Christy fece le valigie, prese la macchina e andò a vivere con Mel Thompson dall’altra parte della città. «Ragazzo conosce ragazza dagli AA», ecco un’altra battuta che gira in quell’ambiente.
Non piansi quando la vidi partire. Non piansi quando rientrai nella nostra casetta, comprata con un mutuo da svenarsi. La casa che non aveva visto nascere nessun bambino, e che ormai non lo avrebbe visto più. Mi sdraiai sul letto che adesso era tutto mio e mi coprii gli occhi con un braccio, solo col mio dolore.
Senza lacrime.
Eppure, non ho nessun blocco emotivo. Su questo, Christy aveva torto. Un giorno, quando avevo undici anni, mia madre mi attese sull’uscio al ritorno da scuola. Mi disse che il mio collie, Tag, era stato investito e ucciso da un’auto. Chi la guidava non si era nemmeno disturbato a fermarsi. Non piansi quando lo seppellimmo, anche se mio padre mi aveva detto che potevo farlo, non c’era nulla di male, nessuno mi avrebbe considerato una mammoletta; ma piansi quando mi diedero la notizia. In parte perché era la mia prima esperienza con la morte, ma soprattutto perché era compito mio assicurarmi che stesse al sicuro, chiuso nel nostro cortile.
E piansi quando il medico di mamma mi chiamò per spiegarmi cos’era successo quel giorno sulla spiaggia. «Mi dispiace, non c’è stato niente da fare», disse. «A volte capita all’improvviso. Noi dottori tendiamo a vederla come una benedizione.»