L’albero dei rosari di Maurizio Valtieri è un romanzo a tratti crudo e a momenti estremamente delicato. Ha la capacità di esprimere ed imprimere un verismo unico nel suo genere. La penna scorrevole di Valtieri agevola lo sviluppo dell’intricato giallo che si snoda tra le pagine. Il protagonista, Davide, di ritorno da un viaggio avventuroso e amoroso in Messico, si ritrova per volontà della madre all’interno di un istituto religioso costretto a seguire un ciclo di terapia per essere ricondotto alla “normalità”, attraverso la cosiddetta Terapia Riparativa dell’Omosessualità. La tematica seppur “forte” non deve generare pregiudizi. D’altronde esistono solo due categorie di libri, i libri che ci piacciono e quelli che invece preferiamo chiudere appena letta qualche riga. Spesso la differenza tra un libro bello ed uno brutto non sta nella storia in sé, ma in come viene raccontata.
“È subito collisione di due mondi separati e distinti, tutti in bilico tra il bene e il male, alla vigilia di uno scandalo che sta per travolgere la Chiesa di Roma. Ostaggio del potente e reazionario Ordine de “I Soldati di Cristo Re”, per la prima volta, Davide capisce che una parte di mondo lo considera malato, un giocattolo rotto, che va riparato a tutti i costi.”
Un’avventura da leggere tutta d’un fiato, ma che lascia spazio anche ad ampie riflessioni. L’autore ci racconta il libro in un’intervista.
Questo titolo L’albero dei rosari potrebbe trarre in inganno ed è sicuramente una sorta di provocazione. Ma perché hai scelto proprio questo nome per il tuo libro?
Albero dei rosari è il nome non scientifico di una pianta ad alto fusto, con i noccioli dei suoi frutti in passato venivano appunto ricavati dei rosari da preghiera. Inoltre, quasi ogni sua parte è velenosa per l’uomo e può causare la morte. Per me, dunque, è una metafora sulla religione: capace di elevare lo spirito, ma anche potente arma di repressione e sofferenza, a seconda dell’uso che se ne fa.
Si tratta di una storia vera?
Sì, prende spunto da una storia vera, che mi è stata raccontata una sera durante una cena. In seguito ho voluto incontrare i protagonisti della vicenda per avere un quadro generale e, infine, ho romanzato il tutto, cambiando nomi e luoghi, aggiungendo personaggi e lavorando di fantasia.
Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?
Ho voluto denunciare una forma di prevaricazione, di bullismo potrei dire, che spesso viene esercitata all’interno della famiglia, da quelle persone che dovrebbero fare quadrato intorno a noi, senza preoccuparsi del comune sentire e andando oltre i propri pregiudizi. Non mi esprimo sulle scelte degli adulti maggiorenni, ma mi batto, affinché dei giovani, che davanti alla legge non possono ancora decidere per sé, non vengano costretti a pratiche coercitive di qualunque genere.
La cura riparativa è ancora praticata?
Le terapie riparative sono tutt’oggi sfortunatamente praticate, nonostante le continue condanne dei vari ordini di psicologi e psicoterapeuti. Si avvalgono, come dicevo, della complicità delle famiglie e delle figure religiose sul territorio. Quando va bene, danno scarsi e passeggeri risultati, frequentemente, invece, creano danni enormi alle persone. Ciò che vi è di profondamente sbagliato in queste terapie sta nel loro nome, ovvero l’idea mostruosa che ci sia qualcosa o peggio qualcuno da riparare.
Un’ultima domanda personale di carattere filologico. Io credo che il confine tra “normalità” e “diversità” sia solo un problema di terminologia o al massimo un problema di statistica. In quanto tutto ciò che è dalla natura creato è per forza di cose naturale. Anche i suoi esseri e i gesti che essi compiono sono per conseguenza logica naturali. Esistono poi azioni malvagie e azioni benevole e queste sono certamente due categorie differenti. Le azioni malvagie, creano disagio, vergogna, negano la vita e la libertà. Le azioni benevole sono cariche di libertà, fraternità e uguaglianza e quindi favorevoli alla vita. Non pensi anche tu dunque che molto spesso certi problemi di “divisione” tra le persone siano dettati anche da un utilizzo degenerato a volte persino demonizzato di certi termini?
Sono perfettamente d’accordo. Aggiungerei che anche le azioni malvagie o benevole sono naturali, per il semplice fatto di esistere. Non è una questione di maggioranza, come qualcuno strumentalmente potrebbe affermare, anche un unico differente elemento, tale e solo nell’universo, in quanto presente è naturale. Le divisioni, le categorie, la morale alle quali siamo abituati sono solo mezzi di ordine sociale: invenzioni per imporre regole, determinare gerarchie, agevolare il controllo della specie tout-court, a seconda delle esigenze e dei momenti storici. Non si possono eliminare, perché esse attengono pericolosamente all’homo sapiens da sempre, ma si può e si deve fare in modo che non diventino strumenti di imposizione di un pensiero su un altro.
L’albero dei rosari di Maurizio Valtieri, edito da Diamond editrice, è in vendita sul sito dell’editore e su diverse librerie online italiane, tra cui IBS.
Foto Credito Simone Salvatori per Four Frame Studio
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