Marlon James con Breve storia di sette omicidi trionfa al Man Booker Prize 2015: lo scrittore giamaicano ha raccolto lodi entusiastiche durante la premiazione, giunta dopo che il libro aveva già conquistato un ampissimo consenso tra la critica a stelle e strisce.
Breve storia di sette omicidi “arriverà a essere visto come un classico del nostro tempo“, ha dichiarato il presidente della giuria del Booker Prize 2015 Michael Wood. Irvine Welsh lo ha definito uno “strepitoso romanzo sul potere, sulla corruzione e sulla menzogna”.
Qui potete trovare la scheda completa del libro su Amazon, libro edito in Italia da Frassinelli. La trama del romanzo di Marlon James copre circa vent’anni di storia, partendo dal tentato omicidio ai danni di Bob Marley avvenuto nel 1976 e continuando a seguire le vicende di numerosi personaggi collegati a quell’evento. Si tratta di un poderoso tomo di 686 pagine definito dal New York Times come “un monumento alla grande ambizione e al prodigioso talento del suo autore”.
James Marlon, insegnante universitario nel Minnesota, nato a Kingston nel 1970, ha pubblicato altri due romanzi, The Book of Night Women e Il diavolo di John Crow (quest’ultimo pubblicato in Italia da Dalai editore nel 2008). Con la vittoria del Booker Prize 2015 Marlon James entra nell’albo d’oro del riconoscimento affiancandosi ad autori come Ian McEwan (vincitore con Amsterdam), J.M. Coetzee (vincitore con Vergogna e La vita e il tempo di Michael K) e Julian Barnes (premiato per Il senso di una fine).
Breve storia di sette omicidi, incipit del romanzo di Marlon James
Ascoltate.
I morti non smettono mai di parlare. Forse perché la morte non è affatto morte, è solo stare chiusi in castigo dopo la scuola. Sai da dove vieni ed è sempre da lì che torni. Sai dove vai anche se pare che non ci arrivi mai e sei morto e basta. Morto. Suona definitivo, invece è una parola che avrebbe bisogno di una forma progressiva. Incontri uomini morti molto prima di te, che camminano continuamente pur non avendo una meta, e li ascolti ululare e sibilare perché siamo tutti spiriti o pensiamo di essere tutti spiriti, ma siamo tutti morti e basta. Spiriti che scivolano dentro altri spiriti. A volte una donna scivola dentro un uomo e grida come al ricordi di quando faceva l’amore. Gemono e si lamnetano forte, ma è come un fischio che entra dalla finestra o un bisbiglio sotto il letto, e i bambini pensano che sia un mostro. Ai morti piace stare sdraiati sotto i vivi per tre ragioni. (1) Stiamo sdraiati per la maggior parte del tempo. (2) Da sotto, il letto sembra il coperchio di una bara, ma (3) Sopra c’è del peso, del peso umano dentro cui puoi scivolare e renderlo più pesante, e ascolti il battito del cuore mentre lo guardi pompare e senti il sibilo delle narici quando i polmoni comprimono l’aria e gli invidi perfino il minimo respiro. Io non ho ricordo di bare.
Ma i morti non smettono mai di parlare e a volte i vivi li sentono.
Lascia un commento