Edito in Italia il 25 gennaio 2018, I cercatori di ossa di Michael Crichton è un volume che non può mancare nella biblioteca dei fan dello scrittore d’avventura: si tratta di un importante inedito, pubblicato dopo dieci anni dalla scomparsa dell’autore, che appare come un precursore del famosissimo Jurassic Park. Vediamo insieme la trama di I cercatori di ossa e un’anteprima dall’incipit del libro.
I cercatori di ossa: trama del libro di Crichton
1876, stato del Wyoming: Cheyenne è l’ultimo baluardo della Frontiera, da dove cercatori d’oro e cacciatori di taglie partono per attraversare le terre dell’Ovest, le temibili Badlands, infestate da fuorilegge e indiani Sioux. Durante la notte da un treno vengono scaricate misteriose apparecchiature, sotto lo sguardo attento e determinato di un elegante uomo di città. È il professor Othniel C. Marsh, paleontologo e direttore di un’importante spedizione scientifica che promette di sconvolgere il mondo intero portando alla luce il primo fossile di dinosauro che la storia ricordi. Tra gli studenti al seguito di Marsh c’è William Johnson, ventenne rampollo di buona famiglia e fotografo in erba che, aggregatosi alla spedizione all’ultimo minuto, intende così onorare una scommessa in tutta comodità. Ma si sbaglia. Quello che Marsh e i suoi stanno cercando è talmente eccezionale che da Philadelphia un’altra missione scientifica si è già messa sulle loro tracce, capitanata dal professor Edward D. Cope. Incalzato dalla rivalità con l’avversario, Marsh rivela presto la sua vera natura, dimostrandosi disposto a intimidire, minacciare e corrompere pur di dare il proprio nome alla più grande scoperta del secolo. E quando entrambe le spedizioni restano senz’acqua e senz’armi a centinaia di miglia dal mondo civilizzato, Cope e Marsh scomparsi senza lasciare tracce, William si trova a essere l’involontario protagonista di questo scontro tra spregiudicati esploratori che cambierà la sua vita per sempre.
ACQUISTALO CON IL 15% DI SCONTO LEGGI RECENSIONI SU AMAZONWilliam Jason Tertullius Johnson, figlio maggiore del costruttore navale di Philadelphia Silas Johnson, entrò allo Yale College nell’autunno del 1875. Secondo il preside della scuola che aveva frequentato a Exeter, Johnson era «dotato, attraente, atletico e in gamba», ma, aveva aggiunto, anche «testardo, pigro e terribilmente viziato, con una spiccata indifferenza per tutto ciò che esula dal suo piacere. Se non trova uno scopo nella vita, rischia di cadere vergognosamente nell’indolenza e nel vizio».
Queste parole avrebbero potuto descrivere migliaia di ragazzi americani della fine del XIX secolo, ragazzi con padri intraprendenti che intimidivano, grande disponibilità di denaro e nessun modo particolare di passare il tempo.
Durante il primo anno a Yale, William Johnson si comportò proprio come aveva previsto il preside. In novembre fu messo in libertà vigilata per gioco d’azzardo e di nuovo in febbraio, dopo un incidente per ubriachezza e lo sfondamento della vetrina di un negozio di New Haven. Silas Johnson pagò il conto. A dispetto di una condotta così degenere, Johnson manteneva un atteggiamento cortese e persino timido con le ragazze della sua età, perché con loro non aveva ancora avuto successo, anche se trovavano buoni motivi per ronzargli intorno malgrado l’educazione loro imposta. Sotto tutti gli altri aspetti Johnson restava uno scavezzacollo. In un pomeriggio di sole di inizio primavera sfasciò lo yacht del suo compagno di stanza andando a incagliarsi nel Long Island Sound. La barca affondò in pochi minuti. Soccorso da un’imbarcazione di passaggio, alla domanda di cosa fosse successo aveva risposto agli increduli pescatori di non sapere condurre una barca perché sarebbe stato «tremendamente noioso impararlo, e in ogni caso pareva una cosa piuttosto semplice». Di fronte al suo compagno ammise di non avere chiesto il permesso di usare lo yacht perché «era una tale scocciatura venirti a cercare».
Quando gli fu presentato il conto per la barca distrutta, il padre di William si lamentò con gli amici: «Di questi tempi, far studiare a Yale un giovane gentleman ha costi proibitivi». Figlio esemplare di un immigrato scozzese, Silas Johnson tentava di tenere nascosti i comportamenti eccessivi del suo rampollo. Nelle sue lettere incitava di continuo William a prefiggersi un obiettivo nella vita, ma il ragazzo sembrava più che contento della propria superficialità viziata e quando annunciò l’intenzione di trascorrere l’estate in Europa, il padre commentò: «La prospettiva mi fa cupamente temere per le mie finanze».
Fu quindi una sorpresa per la sua famiglia quando William decise di punto in bianco di recarsi nell’Ovest durante l’estate del 1876. Non fornì mai pubblicamente una spiegazione di questo cambiamento di programma, ma i suoi compagni di Yale ne conoscevano la ragione: aveva deciso di farlo per una scommessa.
Così scriveva nel diario che redigeva scrupolosamente:
Probabilmente ogni giovane ha un acerrimo rivale in un momento o nell’altro della sua vita e io, durante il primo anno a Yale, avevo il mio. Harold Hannibal Marlin aveva la mia stessa età, diciotto anni. Era bello, atletico, sciolto nel parlare e ricchissimo. In più veniva da New York, che considerava superiore a Philadelphia sotto ogni aspetto. Lo trovavo insopportabile e il sentimento era pienamente ricambiato.
Marlin e io eravamo in competizione per ogni cosa: in classe, sul campo da gioco, nelle bravate notturne da studenti. Ognuno di noi doveva sempre dimostrare di essere il migliore, in qualsiasi situazione. Discutevamo senza tregua, assumendo sempre la posizione opposta a quello dell’altro.
Una sera a cena Marlin sentenziò che il futuro degli Stati Uniti stava nell’Ovest in via di sviluppo. Replicai che non era vero, che il futuro della nostra grande nazione non poteva certo dipendere da un immenso deserto popolato da tribù aborigene selvagge. Marlin ribatté che non sapevo di cosa parlavo, perché non c’ero mai stato. E questo era un tasto dolente: lui nell’Ovest c’era stato, o almeno era arrivato fino a Kansas City, dove viveva suo fratello, e non perdeva occasione di affermare la propria superiorità quanto a viaggi.
Quella non ero mai riuscito a intaccarla.
«Andare nell’Ovest non è un’impresa. Qualsiasi cretino può andarci», dissi.
«Ma non tutti i cretini ci sono andati… perlomeno non tu.»
«Non ho mai avuto la minima voglia di andarci.»
«Ti dirò cosa penso», ribatté Hannibal mentre controllava che gli altri stessero ascoltando. «Penso che tu abbia paura.»
«Che assurdità.»
«Oh sì. Un bel viaggetto in Europa è più nelle tue corde.»
«Europa? L’Europa è per i vecchi e gli studiosi incartapecoriti.»
«Senti cosa ti dico: quest’estate girerai l’Europa, magari con un parasole.»
«Anche se ci vado, non significa…»
«Aha! Visto?» Marlin si girò per chiamare a testimoni gli altri della tavolata. «Ha paura. Ha paura.» Sorrise con quella sua aria saputa e condiscendente che lo rendeva odioso e che non mi lasciò scelta.
«Per dirla tutta», replicai freddamente, «avevo già deciso di fare un viaggio nell’Ovest quest’estate.»
Questo lo colse di sorpresa, il ghigno compiaciuto che aveva sulle labbra si congelò.
«Davvero?»
«Certo. Vado con il professor Marsh. Ogni estate porta con sé un gruppetto di studenti.» C’era stato un annuncio sul giornale la settimana prima, me ne ricordavo vagamente.
«Cosa? Quel grassone di Marsh? Il professore delle ossa?»
«Proprio lui.»
«Ti metti in viaggio con Marsh? Gli alloggi sono spartani e dicono anche che fa lavorare duro i suoi ragazzi. Non sembra proprio roba per te.» Strinse gli occhi. «Quando parti?»
«Non ci ha ancora comunicato la data.»
Marlin sorrise. «Non hai mai nemmeno considerato il professor Marsh e non andrai mai con lui.»
«E invece sì.»
«E invece no.»
«Guarda che è già deciso.»
Marlin sospirò con la sua aria di sufficienza. «Mi gioco mille dollari che non andrai.» Si era perso l’attenzione della tavolata, ma con quella frase la riconquistò immediatamente. Mille dollari erano una somma esorbitante nel 1876, anche per due ragazzi molto ricchi.
«Mi gioco mille dollari che quest’estate non andrai nell’Ovest con Marsh», ripeté Marlin.
«Scommessa accettata, signore», dichiarai. E in quel momento mi resi conto che, non per colpa mia, avrei trascorso l’intera estate in un deserto rovente a dissotterrare vecchie ossa in compagnia di un noto lunatico.
Per la biografia e la bibliografia dello scrittore rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Michael Crichton.
Lascia un commento