Il libro del giovane professore Tommaso Ariemma intitolato La filosofia spiegata con le serie TV sarà pubblicato in Italia da Mondadori il 27 giugno, con un prezzo di copertina al momento ancora da comunicare. Il costo, per quanto riguarda gli ebook in formato pdf, epub e mobi per Kindle, sarà invece di 7,99 euro.
Serie TV e filosofia: di cosa tratta il libro di Ariemma
Il libro, come forse i lettori avranno intuito, si pone quindi sulla scia dei vendutissimi volumi divulgativi firmati da Luciano De Crescenzo nel corso degli anni.
Per leggere la descrizione ufficiale del libro e le recensioni dei lettori rimandiamo alla scheda di La filosofia spiegata con le serie TV presente su Amazon.
Un estratto dal saggio
Alla ricerca della verità. Parmenide (true) detective
Niente da dire
L’essere umano è un essere strano, a cominciare dalle parole che è capace di dire.
Spesso infatti dice “niente” a proposito di molte cose: come si sente, che cosa è accaduto. Ma sappiamo bene che, sotto queste parole, si nasconde sempre qualcosa. Il niente puro, a rigore, non esiste. E non può essere nemmeno pensato. Siete capaci di pensare il nulla? In realtà si pensa sempre a qualcosa.
Questa semplice verità, che ha enormi conseguenze sulla nostra vita, faccio sempre fatica a farla capire ai miei studenti quando comincio a spiegare la filosofia.
Fa parte delle prime lezioni: capire cosa vuol dire Parmenide, l’enigmatico filosofo, tra i primi della Storia, quando sostiene: “L’essere è e non può non essere”.
Tutte le volte che un professore di filosofia onesto e serio entra in un’aula e si appresta a introdurre la materia, sa che dovrà vincere la diffidenza, se non le risate, dei suoi ragazzi nei confronti dei primi pensatori.
Bertrand Russell, un grande filosofo del Novecento, ha scritto: “In ogni storia della filosofia per studenti, la prima affermazione è che la filosofia cominciò con Talete, il quale diceva che tutto è fatto d’acqua. Questo scoraggia subito il principiante, che si sforza (ma forse non tanto) di sentire quel rispetto per la filosofia che gli studi sembrano richiedere”.
Ora, se il pensiero di Talete può risultare strano, ma ancora avvicinabile, ponendo l’acqua al principio delle cose, con Parmenide invece siamo alla vera sfida.
“L’essere è e non può non essere. Il non essere non è e non è possibile che sia”: sono i principi fondamentali della filosofia di Parmenide. Ma sulle facce degli studenti si leggono non di rado gli ironici “però!”, “bello sforzo!”, “che pensiero profondo!”, gli spazientiti “che vuol dire!”, “incomprensibile”, “inutile”.
Questo perché dinanzi al piccolo, ma grande, abbiamo sempre un atteggiamento di sufficienza. I principi di Parmenide sono in realtà un divieto, il primo comandamento di una vita filosofica.
Ciò che è, è: il pensiero deve accettare questo principio, affrontarlo e mai fingere che non esista. Non deve mai poter dire: il passato non esiste, tu non esisti, ovvero fare di una cosa che è, che esiste, ciò che non è. Questo è il senso della celebre frase “L’essere è, il non essere non è”.
Ma, mentre faccio i salti mortali per spiegare Parmenide, mi dico che la sera, quando rientrano in casa, i miei ragazzi guardano la tv o lo schermo del proprio pc, quindi fine della storia: verranno fagocitati da stupidaggini, altro che Parmenide.
Almeno questo è ciò che pensavo una decina di anni fa, prima di accorgermi che le cose stavano cambiando radicalmente.
L’offerta televisiva, soprattutto quella delle serie tv, negli anni è infatti diventata molto complessa. Oggi i ragazzi possono tornare a casa dopo aver ascoltato una lezione su Parmenide e trovare qualcosa di complesso quanto il filosofo, se non addirittura una sorta di Parmenide sotto mentite spoglie. A un certo punto, le serie tv sono diventate un potente alleato per comprendere la filosofia, e non solo.
Prendiamo, per esempio, una delle serie rivelazione degli ultimi anni: True Detective, ideata da Nic Pizzolatto. Il “Wall Street Journal” l’ha definita un “horror filosofico”.
Questa serie comincia, come molte, con la scena del crimine. E sulla scena ci sono due detective: Rust Cohle e Marty Hart. Non sono ancora amici, ma lo diventeranno.
Sulla scena del crimine c’è anche una ragazza barbaramente uccisa, legata a un albero con delle corna di cervo sulla testa, inginocchiata e marchiata con una spirale, simbolo di una setta satanica.
A differenza di Marty, Rust è un tipo taciturno, poco amichevole, con un passato oscuro. Mentre si dirigono da un posto all’altro della Louisiana, Rust esterna cupe riflessioni sul senso della vita.
La narrazione alterna continuamente passato e presente per cui lo spettatore si trova di fronte un Rust invecchiato di vent’anni, interrogato da altri detective che, sia pur molti anni dopo, si ostinano a far luce sul caso della ragazza uccisa e sugli altri omicidi del serial killer.
Mentre gioca con barattoli di birra, Rust, spiazzando tutti, si lancia in discorsi filosofici che poco o nulla hanno a che vedere con i fatti della storia in questione, come il seguente:
“In questo universo noi elaboriamo il tempo come fosse una linea che avanza, ma al di fuori del nostro spazio-tempo, da quella che sarebbe una prospettiva a quattro dimensioni, il tempo non esisterebbe, e da quella posizione, potessimo raggiungerla, vedremmo il nostro spazio-tempo come appiattito […]. Ogni cosa al di fuori della nostra dimensione è l’eternità, è l’eternità che guarda in basso verso di noi. Per noi è una sfera, ma per loro è un cerchio” (prima stagione, episodio 1).
A chi si sarà ispirato il creatore della serie, per un discorso tanto affascinante quanto enigmatico?
I fan hanno davvero scomodato tutti: scrittori di ogni sorta, perfino fumettisti. Nessuno però è arrivato alla vera fonte del discorso di Rust: il filosofo greco Parmenide.
Infine, per chi fosse interessato all’argomento, ricordiamo che qualche hanno fa Mimesis Edizioni ha pubblicato il volume di Bandirali e Terrone intitolato Filosofia delle serie TV – Dalla scena del crimine al trono di spade.
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