Trama di La forma dell’acqua di Andrea Camilleri: Il primo omicidio letterario in terra di mafia della seconda repubblica – un omicidio eccellente seguito da un altro, secondo il decorso cui hanno abituato le cronache della criminalità organizzata – ha la forma dell’acqua («”Che fai?” gli domandai. E lui, a sua volta, mi fece una domanda. “Qual è la forma dell’acqua?”. “Ma l’acqua non ha forma!” dissi ridendo: “Piglia la forma che le viene data”»). Prende la forma del recipiente che lo contiene.
E la morte dell’ingegnere Luparello si spande tra gli alambicchi ritorti e i vasi inopinatamente comunicanti del comitato affaristico politico-mafioso che domina la cittadina di Vigàta, anche dopo il crollo apparente del vecchio ceto dirigente. Questa è la sua forma. Ma la sua sostanza (il colpevole, il movente, le circostanze dell’assassinio) è più antica, più resistente, forse di maggior pessimismo: più appassionante per un perfetto racconto poliziesco.
ACQUISTALO CON IL 15% DI SCONTO LEGGI RECENSIONI SU AMAZONLa mànnara, fino a qualche tempo prima, aveva rappresentato per quelli che allora poco nobilmente si chiamavano munnizzari, un travaglio di tutto riposo: in mezzo a fogli di carta, buste di plastica, lattine di birra o di cocacola, cacate mal ricoperte o lasciate al vento, ogni tanto spuntava uno sperso preservativo, che uno poteva farci pensiero, se ne aveva gana e fantasia, e immaginarsi i particolari di quell’incontro. Da un anno a questa parte però i preservativi erano un mare, un tappeto, da quando un ministro dal volto buio e chiuso, degno di una tavola lombrosiana, aveva estratto, da pensieri ancora più bui e chiusi del suo volto, un’idea che subito gli era parsa risolutiva per i problemi dell’ordine pubblico nel sud. Di quest’idea aveva fatto partecipe il suo collega che dell’esercito si occupava e che pareva nèsciri paro paro da un’illustrazione di Pinocchio, quindi i due avevano risolto d’inviare in Sicilia alcuni reparti militari a scopo di «controllo del territorio», in modo d’alleggerire carabinieri, poliziotti, servizi d’informazione, nuclei speciali operativi, guardie di Finanza, della stradale, della ferroviaria, della portuale, membri della Superprocura, gruppi antimafia, antiterrorismo, antidroga, antirapina, antisequestro, e altri per brevità omessi, in ben altre faccende affaccendati. In seguito a questa bella pensata dei due eminenti statisti, figli di mamma piemontesi, imberbi friulani di leva che fino al giorno avanti si erano arricreati a respirare l’aria fresca e pungente delle loro montagne, si erano venuti a trovare di colpo ad ansimare penosamente, ad arrisaccare nei loro provvisori alloggi, in paesi che stavano sì e no a un metro d’altezza sul livello del mare, tra gente che parlava un dialetto incomprensibile, fatto più di silenzi che di parole, d’indecifrabili movimenti delle sopracciglia, d’impercettibili increspature delle rughe. Si erano adattati come meglio potevano, grazie alla loro giovane età, e una mano consistente gli era stata data dai vigatesi stessi, inteneriti da quell’aria sprovveduta e spaesata che i picciotti forasteri avevano. A rendere però meno duro il loro esilio ci aveva pensato Gegè Gullotta, uomo di fervido ingegno, fino a quel momento costretto a soffocare le sue naturali doti di ruffiano nelle vesti di piccolo spacciatore di roba leggera. Venuto per vie tanto traverse quanto ministeriali a conoscenza dell’imminente arrivo dei soldati, Gegè aveva avuto un lampo di genio e per rendere operativo e concreto quel lampo si era prontamente rivolto alla benevolenza di chi di dovere onde ottenere tutti gli innumerevoli e complicati permessi indispensabili. A chi di dovere: a chi cioè il territorio realmente controllava e non si sognava nemmeno lontanamente di rilasciare concessioni su carta bollata. In breve, Gegè poté inaugurare alla mànnara il suo mercato specializzato in carne fresca e ricca varietà di droghe sempre leggere. La carne fresca in maggioranza proveniva dai paesi dell’est, finalmente liberati dal giogo comunista che, come ognun sa, negava ogni dignità alla persona umana: tra i cespugli e l’arenile della mànnara, nottetempo, quella riconquistata dignità tornava a risplendere. Non mancavano però femmine del terzo mondo, travestiti, transessuali, femminelli napoletani e viados brasiliani, ce n’erano per tutti i gusti, uno scialo, una festa. E il commercio fiorì, con grande soddisfazione dei militari, di Gegè, e di chi a Gegè aveva accordato i permessi ricavandone giuste percentuali.
Per la bibliografia completa dell’autore siciliano rimandiamo alla pagina di Wikipedia dedicata ad Andrea Camilleri.
Tutti i libri con Montalbano sono stupendi