Il rompiscatole di Giampaolo Pansa è in uscita l’11 febbraio 2016 per Rizzoli nella collana Saggi italiani; il nuovo libro del giornalista e scrittore italiano sarà lungo 400 pagine e avrà un prezzo di copertina di 20 euro (per la versione eBook il costo sarà invece di 9,99 euro). Vediamo di cosa tratta l’ultimo lavoro di Pansa.
Il rompiscatole di Giampaolo Pansa: L’Italia raccontata da un ragazzo del ’35
Il sottotitolo del libro Il rompiscatole di Pansa è “L’Italia raccontata da un ragazzo del ’35“. Il nuovo volume saggistico del giornalista italiano è un “racconto di se stesso”, con particolare focus sulla parte professionale della propria vita. Come scrive lo stesso Pansa: “Ho lavorato in tanti giornali, un buon posto di vedetta per osservare l’Italia. L’ho narrata e la narro seguendo un’inclinazione che, nel passare degli anni, si è accentuata: quella del rompiscatole. Un signore che non gli va né di comandare né di obbedire. E cerca di vedere le cose con un occhio insolito. Inoltrandosi su terreni che nessuno voleva esplorare, come è accaduto per la guerra civile e il sangue dei vinti”. Il volume riguarda anche la famiglia di Pansa e la storia dei suoi componenti: il primo capitolo è dedicato al padre Ernesto, il secondo alla madre Giovanna, il terzo alla nonna Caterina. Arrivato agli ottant’anni Pansa decide di potersi permettere di raccontare la sua storia, la storia di una vita in cui il giornalista ha “avuto spesso paura”, ma nella quale in fondo si è “persino divertito”, con l’augurio che “Il rompiscatole diverta anche quanti lo leggeranno”.
Il rompiscatole di Giampaolo Pansa, un breve estratto dalla pagina introduttiva dedicata ai lettori
A chi legge
Ho compiuto ottant’anni il primo giorno di ottobre del 2015. E ho pensato di potermi permettere un’autobiografia o, per usare una parola meno pomposa, un racconto di me stesso. Quello di ex ragazzo del 1935.
Vi avverto che qui troverete poco o nulla della mia vita privata. Gli amori adulti, le passioni, gli errori, i mutamenti, le cadute inevitabili nel corso di un tempo molto lungo sono rimasti fuori da queste pagine. Per rispetto verso chi mi ha accompagnato e per il pudore che difende sempre i sentimenti più intimi.
La mia autobiografia è soprattutto la mia storia professionale. Un giorno qualcuno ha detto: ciò che rimane della nostra vita è quello che abbiamo scritto. Immagino che anche per me sarà così. Mi è sempre piaciuto scrivere. In tanti anni di giornalismo ho pubblicato migliaia di articoli e una sessantina di libri. Eppure il desiderio di mettere in fila delle parole non mi ha mai abbandonato. Anzi, con il trascorrere del tempo è cresciuto invece che diminuire.
La mattina mi alzo presto e uno dei primi impegni della giornata è accendere il computer. Poi mi dedico a una lettera da spedire a un amico, oppure inizio un nuovo articolo o un capitolo di un libro. Qualche volta mi capita di pestare sulla tastiera per ricostruire l’ultimo sogno che ho fatto all’alba. Il rompiscatole è nato in questo modo, quasi per caso. Ma anche perché riflettevo da tempo su una faccenda che non riguarda soltanto me.
La faccenda è che viviamo in un’epoca prigioniera di un atteggiamento che mi incute paura. È la distruzione della memoria, sia collettiva sia personale. Il mondo è alle prese con mutamenti tanto colossali da obbligarci a lasciar perdere il passato. Per limitarci a scrutare il futuro, nel vano tentativo di immaginare quale sarà. Ci tormentano molte domande. La nostra esistenza scorrerà tranquilla oppure dovremo fare i conti con prove difficili? Ci aspetta un inferno oppure un’epoca serena? Che senso ha avuto la nostra vita? E sino a quando durerà?