Il nuovo libro di Andrea Vitali, Le mele di Kafka
, uscirà il 12 maggio 2016 per Garzanti; il romanzo sarà lungo 240 pagine e sarà presentato con un prezzo di copertina di 16,40 euro (per la versione Pdf, ePub e mobi de Le mele di Kafka non abbiamo ancora informazioni ufficiali). Il romanzo di Vitali si ispira a un aneddoto legato al soggiorno a Lucerna dello grande scrittore di Praga.
Le mele di Kafka: trama del libro di Andrea Vitali
Abramo Ferrascini sa come si boccia e nelle competizioni a due, con il giusto partner, può diventare imbattibile. Abramo di Bellano ha affinato le sue capacità grazie a Mario Stimolo, allenatore per passione nonché gestore del circolo dei lavoratori, ormai ex giocatore dopo un incidente con una pressa che gli è costato un braccio. Abramo conquista la semifinale del campionato provinciale di bocce ma suo cognato Eraldo, residente a Lucerna, è in fin di vita. Secondo i medici potrebbero restargli 48 ore di vita e la moglie di Abramo vuole assolutamente raggiungere Lucerna per rivedere il cognato. Ce la farà Abramo ad andare e tornare in tempo per la semifinale?
Tra gli ultimi libri di Andrea Vitali ricordiamo La verità della suora storta e Nel mio paese è successo un fatto strano. I romanzi del medico-scrittore di Bellano riscuotono un successo sempre crescente tra i lettori italiani ed è facile prevedere un’ottima accoglienza per l’ultimo lavoro di Vitali. Al momento non sono disponibili online anteprime de Le mele di Kafka (in uscita, lo ricordiamo, il 12 maggio 2016), ma aggiorneremo l’articolo inserendo un estratto dal testo non appena risulterà disponibile.
Un estratto dall’inizio del romanzo
Il telefono, di bachelite, nero, a muro, stava in fondo al corridoio d’ingresso. Aveva un suono imponente, martellava le orecchie.
«Par i campàn del dòm!» diceva spesso la perpetua.
Era quasi mezzanotte, gli sgoccioli di domenica 16 novembre 1958, quando irruppe nella quiete della canonica.
Considerando che prevosto e perpetua dormivano al secondo piano, che per scendere al primo c’era una scala di trenta gradini, dopodiché tutto il corridoio prima di arrivare alla cornetta, quella notte la perpetua stabilì un notevole primato riuscendo a dire «Pronto!» dopo solo cinque squilli.
Il prevosto, uscito dalla sua camera con la certezza di essere già battuto sul tempo, non scese nemmeno le scale. Si appoggiò alla ringhiera, in ascolto.
La voce della perpetua rimbombava.
«Pronto pronto pronto!»
Poi tacque.
E attaccò.
Con rabbia, gesto secco.
«Ma chi era?» chiese il prevosto.
«Boh», rimbombò la perpetua.
Aveva capito niente.
Prima una vocetta lontana lontana… un uselìn…
«Poi solo zzzz… zzzz…»
Il prevosto scrollò le spalle.
«Buonanotte allora.»
Uno sbaglio, poteva capitare.
Forse la perpetua aveva un udito di cane, percepiva gli ultrasuoni.
O forse era lui che stava diventando duro d’orecchio.
Vallo a sapere…
Sta di fatto che la gara per arrivare primi al telefono la vinceva sempre lei.
Non che fosse una gara dichiarata, che tra lui e la perpetua ci fosse una sfida.
Però il prevosto non gradiva che chiunque chiamasse in canonica dovesse spiegare il perché e il percome alla perpetua visto che rispondeva lei per prima e faceva domande precise.
E nemmeno temeva la lingua della donna, una fuga di notizie. Era certo che, di qualunque cosa si trattasse, la perpetua ne avrebbe parlato con lui e nessun altro. Con il resto del mondo, muta come un sasso. Ciononostante, una volta ogni tanto gli sarebbe piaciuto vincerla, quella specie di gara non dichiarata che partiva allo squillare del telefono. E che, tra l’altro, era sempre motivo di stupore nel vedere come la sua perpetua, al richiamo del telefono, dimostrasse un’agilità insospettabile, manco le arrivasse una scossa elettrica.
Stava suonando la mezzanotte, anche la perpetua si riavviò. Ma tra il decimo e l’undecimo tocco, il telefono ricominciò a squillare.
Il prevosto aveva appena richiuso la porta della sua camera, la perpetua era a metà del corridoio.
Due squilli, non uno di più.
«Ma pronto!»
Il prevosto riprese la via e decise che questa volta doveva scendere: poteva anche essere qualcuno in vena di scherzi stupidi, e allora ci avrebbe pensato lui a sistemarlo a dovere.
Ma gli bastò arrivare a un paio di passi dalla perpetua per capire che non si trattava di uno scherzo.Cosa seria invece.
La perpetua teneva la cornetta con entrambe le mani e aveva in viso un’espressione contratta come se stesse camminando contro vento. Era tutta concentrata nel cercare di capire quello che la vocetta all’altro capo del filo le stava dicendo.
«Sì, sì.»
…
«O capì.»
…
«Ossignur!»
Il prevosto cominciò ad avvertire un filo di inquietudine. Però non c’erano in giro malati gravi che avessero bisogno del suo conforto prima del trapasso, figurarsi se non l’avesse saputo!
Cosa poteva essere successo allora?
Fece un altro mezzo passo verso il blocco unico formato da telefono e perpetua, ma quest’ultima, con un’impennata del capo, lo fermò spianando poi la fronte.
Insomma, quando uno è al telefono…
«Va bene, va bene», disse.
E aggiunse: «Subito, subito… però…».
Ma dall’altra parte avevano già riattaccato. La perpetua impiegò qualche secondo prima di capire che la comunicazione era terminata. Staccò la cornetta dall’orecchio, caldo e pervaso da un lieve ronzio, il rumore della corrente elettrica.
«Si può sapere cosa c’è?» chiese il prevosto.
«Sta male l’Eraldo», rispose la perpetua.
L’Eraldo?
Chi era?
«Chi è?» chiese il sacerdote.
Lascia un commento