Il Premio Bancarella Cucina 2015 viene assegnato a Joe Bastianich e Sara Porro per il libro Giuseppino – Da New York all’Italia: storia del mio ritorno a casa.
A contendersi il premio letterario Bancarella della Cucina 2015 erano in sei. I libri di cucina finalisti di questa edizione, oltre al testo vincitore, Giuseppino di Bastianich e Porro edito da UTET, erano Unti e Bisunti di Chef Rubio, edito da Sperling e Kupfer, XXL, 50 piatti che hanno allargato la mia vita di Paolo Marchi, edito da Mondadori, Storia della cucina italiana di Alberto Capatti, edito da Guido Tommasi, Mangiato Bene di Roberta Schira, libro edito da Salani, e per finire Il genio del gusto – Come il mangiare italiano ha conquistato il mondo di Alessandro Marzo Magno, edito da Garzanti.
Giuseppino di Bastianich e Porro, racconta la vita dello chef e si presenta come un autentico dietro le quinte del Bastianich-personaggio: è un libro ricco di curiosità e aneddoti sull’amato giudice di Masterchef. Il libro entra nell’albo d’oro del premio che aveva visto vincitore, nel 2014, Un anno in cucina con Marco Bianchi, edito da Ponte alle grazie.
Riportiamo una citazione dal libro di Bastianich in cui si racconta il suo rapporto con l’Italia, che solo col tempo è passato dall’odio all’amore.
Giuseppino, il libro di Joe Bastianich, una citazione dal testo
Da bambino odiavo l’Italia. La odiavo con un sentimento vigoroso e divorante, quel modo distillato di sentire – bianco/nero, on/off – che hanno i bambini. La odiavo ancor prima di esserci mai stato.
L’Italia, e più precisamente l’italianità dei miei genitori, e dei miei nonni prima di loro, rappresentava nella mia mente tutto ciò che non andava nella mia famiglia. Tutto quello che mi imbarazzva in loro, avevo deciso, era colpa dell’Italia.
Odiavo, per esempio, il marcato accento dei miei. Mio padre arrivò in America che aveva già vent’anni, perciò non lo perse mai. Se oggi negli Stati Uniti avere un accento è in genere rispettato, allora era invece considerato un limite all’assimilazione: un altro ostacolo nell’infinita check-list di pratiche e abitudini che andavano assorbite – o quantomeno, scimmiottate – per essere Veri Americani.
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