La rete di protezione di Andrea Camilleri arriverà in libreria il 25 maggio 2017, come di consueto pubblicato da Sellerio, con un prezzo di copertina di 14 euro (che diventano 9,99 se si acquista la versione eBook in pdf, epub o mobi). Il romanzo può essere ordinato nelle maggiori librerie online con il 15% di sconto.
Come sempre l’uscita di un nuovo libro con protagonista il commissario siciliano rappresenta un evento per il panorama editoriale italiano, ed è fin troppo facile prevedere che La rete di protezione, appena edito, balzerà subito al primo posto della classifica dei libri più venduti im Italia. Ecco il riassunto della trama dell’atteso nuovo romanzo con protagonista Montalbano.
Contenuti
La rete di protezione: trama del libro
Per i dati completi del libro, la trama ufficiale di La rete di protezione e le recensioni degli utenti, rimandiamo alla scheda completa del libro su Amazon.
Un’anteprima del nuovo romanzo di Andrea Camilleri
La sveglia si misi a sonare di malo.
Montalbano, ancora con l’occhi chiusi, stinnì ’na mano verso il commodino e, tastianno, circò d’astutarla scantannosi che la rumorata arrisbigliasse a Livia che gli dormiva allato.
Ma le sò dita ’ncontraro un bicchieri che prima s’arrovisciò e po’ cadì ’n terra.
Santiò. E subito sintì a Livia che arridacchiava. Si girò verso di lei.
«Ti ha svegliato la…?».
«No, lo ero da un pezzo».
«Davvero? E che facevi?».
«Cosa volevi che facessi? Aspettavo la luce del giorno e ti guardavo».
Montalbano pinsò che la sò testa, taliata di darrè, doviva essiri un paisaggio monotono.
«Lo sai che negli ultimi tempi mentre dormi talvolta ti capita di fischiettare?» spiò Livia.
A ’sta rivelazioni, Montalbano, va’ a sapiri pirchì, s’irritò.
«Come faccio a saperlo se dormo? E poi sii più precisa: fischietto canzonette, opere liriche o cosa?».
«Calma, non ti sarai offeso, spero! Mi spiego meglio: certe volte emetti una specie di fischio».
«Col naso?».
«Non lo so».
«La prossima volta stacci attenta se fischio col naso o con la bocca e poi me lo dici».
«Ma fa differenza?».
«Sì, grandissima. Mi ricordo di avere letto qualcosa su un tale che aveva un fischio al naso che poi si rivelò un sintomo letale».
«Ma dai! A proposito, ho fatto un brutto sogno».
«Me lo vuoi raccontare?».
«Stavo seduta a leggere in una verandina identica alla nostra che però dava sulla banchina del porto. A un tratto sento delle voci concitate e alzo gli occhi. Vedo un uomo che grida aiuto inseguito da un altro che gli intima di fermarsi. Quello che scappa ha in testa un foulard, una bandana, qualcosa annodato sotto il mento. L’inseguitore ha una larga cintura nella quale sono infilati una gran quantità di lunghi coltelli. A un certo momento l’inseguito si trova davanti la fiancata di un barcone. Ha un attimo d’esitazione e l’inseguitore ne approfitta per lanciargli un coltello che raggiunge l’uomo alla nuca, la trapassa e, uscendo dalla gola, l’inchioda contro il legno della fiancata. Una cosa orribile. Allora l’inseguitore si ferma e si mette a lanciare altri coltelli verso la vittima disegnandone il contorno del corpo. Poi, di colpo, si volta verso di me avanzando di un passo. E qui, per fortuna, mi sono svegliata».
«Ieri sera ci abbiamo dato dentro coi polipetti!» fu il commento di Montalbano.
«E tu hai sognato?» addimannò Livia.
Fu in quel priciso momento che la sveglia sonò. Ma com’era possibili? Se l’aviva fatto cinco minuti prima!
Ancora ’ntronato dal sonno il commissario raprì l’occhi e subito accapì d’essiri sulo nel letto. Livia non c’era, si nni stava a Boccadasse. Si era ’nsognato tutto, compreso il sogno di Livia.
Si susì, annò ’n cucina, si priparò la solita cicaronata di cafè e po’ annò a ’nfilarisi sutta alla doccia. Tanticchia cchiù tardo, si nni stava a fumarisi la sicaretta che accompagnava il cafè assittato nella verandina. La jornata s’apprisintava di prima qualità. Ogni cosa pariva pittata di frisco, tanto era addrumata di colori.
Non aviva nisciuna gana di annare a Vigàta, o almeno in quella che fino a qualichi jorno avanti era stata Vigàta. Pirchì in realtà ora il paìsi aviva cangiato completamente di facci, era, come dire, arretrato nel tempo, tornanno ad essiri la Vigàta dell’anni Cinquanta.
A Montalbano la facenna dava fastiddio assà pirchì gli pariva tutto fàvuso, come se fusse stato dintra a ’na festa maschirata di cannalivari.
La storia era principiata quattro o cinco misi avanti quanno che «Televigàta» aviva ’nvitato i sò ascoltatori a circari ’n casa i vecchi filmini superotto, che erano stati tanto di moda intorno alla mità del secolo passato, e a mannarli ’n redazioni. Ci avrebbiro po’ fatto ’na trasmissioni, ’na speci di «Come eravamo» e di come s’apprisintava il paìsi nell’anni Cinquanta.
Va’ a sapiri pirchì e va’ a sapiri pir como, l’iniziativa aviva avuto un successo clamoroso. Forsi a scascione del fatto che la cosa era addivintata un motivo di divertimento per la genti che se la scialava a vidiri la trasformazioni che il tempo aviva fatto a loro stissi o ai loro figli quanno erano ancora nicareddri. Picciliddri che parivano beddri come angileddri scinnuti allura allura do cielo si erano stracangiati in òmini anziani, sdintati, malatizzi, senza capilli, e fìmmine che erano state la luciUno
La sveglia si misi a sonare di malo.
Montalbano, ancora con l’occhi chiusi, stinnì ’na mano verso il commodino e, tastianno, circò d’astutarla scantannosi che la rumorata arrisbigliasse a Livia che gli dormiva allato.
Ma le sò dita ’ncontraro un bicchieri che prima s’arrovisciò e po’ cadì ’n terra.
Santiò. E subito sintì a Livia che arridacchiava. Si girò verso di lei.
«Ti ha svegliato la…?».
«No, lo ero da un pezzo».
«Davvero? E che facevi?».
«Cosa volevi che facessi? Aspettavo la luce del giorno e ti guardavo».
Montalbano pinsò che la sò testa, taliata di darrè, doviva essiri un paisaggio monotono.
«Lo sai che negli ultimi tempi mentre dormi talvolta ti capita di fischiettare?» spiò Livia.
A ’sta rivelazioni, Montalbano, va’ a sapiri pirchì, s’irritò.
«Come faccio a saperlo se dormo? E poi sii più precisa: fischietto canzonette, opere liriche o cosa?».
«Calma, non ti sarai offeso, spero! Mi spiego meglio: certe volte emetti una specie di fischio».
«Col naso?».
«Non lo so».
«La prossima volta stacci attenta se fischio col naso o con la bocca e poi me lo dici».
«Ma fa differenza?».
«Sì, grandissima. Mi ricordo di avere letto qualcosa su un tale che aveva un fischio al naso che poi si rivelò un sintomo letale».
«Ma dai! A proposito, ho fatto un brutto sogno».
«Me lo vuoi raccontare?».
«Stavo seduta a leggere in una verandina identica alla nostra che però dava sulla banchina del porto. A un tratto sento delle voci concitate e alzo gli occhi. Vedo un uomo che grida aiuto inseguito da un altro che gli intima di fermarsi. Quello che scappa ha in testa un foulard, una bandana, qualcosa annodato sotto il mento. L’inseguitore ha una larga cintura nella quale sono infilati una gran quantità di lunghi coltelli. A un certo momento l’inseguito si trova davanti la fiancata di un barcone. Ha un attimo d’esitazione e l’inseguitore ne approfitta per lanciargli un coltello che raggiunge l’uomo alla nuca, la trapassa e, uscendo dalla gola, l’inchioda contro il legno della fiancata. Una cosa orribile. Allora l’inseguitore si ferma e si mette a lanciare altri coltelli verso la vittima disegnandone il contorno del corpo. Poi, di colpo, si volta verso di me avanzando di un passo. E qui, per fortuna, mi sono svegliata».
«Ieri sera ci abbiamo dato dentro coi polipetti!» fu il commento di Montalbano.
«E tu hai sognato?» addimannò Livia.
Fu in quel priciso momento che la sveglia sonò. Ma com’era possibili? Se l’aviva fatto cinco minuti prima!
Ancora ’ntronato dal sonno il commissario raprì l’occhi e subito accapì d’essiri sulo nel letto. Livia non c’era, si nni stava a Boccadasse. Si era ’nsognato tutto, compreso il sogno di Livia.
Si susì, annò ’n cucina, si priparò la solita cicaronata di cafè e po’ annò a ’nfilarisi sutta alla doccia. Tanticchia cchiù tardo, si nni stava a fumarisi la sicaretta che accompagnava il cafè assittato nella verandina. La jornata s’apprisintava di prima qualità. Ogni cosa pariva pittata di frisco, tanto era addrumata di colori.
Non aviva nisciuna gana di annare a Vigàta, o almeno in quella che fino a qualichi jorno avanti era stata Vigàta. Pirchì in realtà ora il paìsi aviva cangiato completamente di facci, era, come dire, arretrato nel tempo, tornanno ad essiri la Vigàta dell’anni Cinquanta.
A Montalbano la facenna dava fastiddio assà pirchì gli pariva tutto fàvuso, come se fusse stato dintra a ’na festa maschirata di cannalivari.
La storia era principiata quattro o cinco misi avanti quanno che «Televigàta» aviva ’nvitato i sò ascoltatori a circari ’n casa i vecchi filmini superotto, che erano stati tanto di moda intorno alla mità del secolo passato, e a mannarli ’n redazioni. Ci avrebbiro po’ fatto ’na trasmissioni, ’na speci di «Come eravamo» e di come s’apprisintava il paìsi nell’anni Cinquanta.
Va’ a sapiri pirchì e va’ a sapiri pir como, l’iniziativa aviva avuto un successo clamoroso. Forsi a scascione del fatto che la cosa era addivintata un motivo di divertimento per la genti che se la scialava a vidiri la trasformazioni che il tempo aviva fatto a loro stissi o ai loro figli quanno erano ancora nicareddri. Picciliddri che parivano beddri come angileddri scinnuti allura allura do cielo si erano stracangiati in òmini anziani, sdintati, malatizzi, senza capilli, e fìmmine che erano state la luci del paìsi, ora erano vicchiareddre che potivano mittirisi a fare la quasetta.
Po’, appresso, si era scoperto che tutto ’sto mutuperio in realtà aviva ’no scopo priciso: tutto il materiali doviva sirviri come traccia a ’na truppi tilevisiva che sarebbi vinuta ’n paìsi per fari quella che oggi s’acchiama ’na ficzion.
Gli ultimi libri di Camilleri con Salvo Montalbano
Il primo libro con Montalbano di Camilleri, intitolato La forma dell’acqua, risale al 1994. Da allora lo scrittore siciliano ha pubblicato decine di libri con il medesimo protagonista, dei quali qui ricordiamo gli ultimi cinque:
- Un covo di vipere (2013)
- La piramide di fango (2014)
- Morte in mare aperto e altre indagini del giovane Montalbano (2014)
- La giostra degli scambi (2015)
- L’altro capo del filo (2016)
Per la bibliografia completa e l’elenco di tutti i volumi della serie del commissario di Vigàta rimandiamo alla pagina di Wikipedia dedicata ad Andrea Camilleri.
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