The Walk, il libro: il film di Robert Zemeckis ora nei cinema italiani si basa sulla storia vera di Philippe Petit, artista francese e noto funambolista. Lo stesso Petit è autore del libro che tratta la storia poi tradotta sul grande schermo dal regista di Ritorno al futuro e Forrest Gump.
Il libro The Walk di Philippe Petit è edito in Italia da Ponte alle grazie (in precedenza edito anche da TEA con il titolo Toccare le nuvole). Nell’edizione Ponte alle grazie che riprende, in copertina, la locandina del film, il libro conta 253 pagine, ha un prezzo di 15 euro in brossura ed è acquistabile in offerta su tutti i principali store online con lo sconto del 15%.
Per chi ha visto il film la storia è nota: il 7 agosto del 1974 una folla di abitanti di New York si blocca con lo sguardo fisso verso il cielo, dove un uomo attraversa il vuoto tra le Torri Gemelle camminando su un filo a oltre 400 metri da terra. Un’impresa che ha richiesto grande pianificazione, l’aiuto di molteplici complici, il superamento di grandi difficoltà fino al compimento dell’atto romantico estremo e incredibilmente suggestivo.
The Walk, il libro: un estratto dal testo dell’edizione Ponte alle grazie 2015
Poeta ribelle?
A circa quattro anni incomincio a provare disprezzo per i miei simili: mi arrampico su qualunque cosa me ne possa allontanare. A sei anni annuncio: “Da grande voglio diventare regista teatrale!” e imparo da solo a fare i giochi di prestigio.
Studio per dieci anni disegno, pittura, scultura, scherma, stampa, falegnameria, teatro ed equitazione, sempre con grandi maestri; faccio miei la concentrazione, la tenacia, il rispetto per i ferri del mestiere e la passione.
La reazione dei miei genitori alla mia ostinata individualità è di affrancarmi legalmente da loro a diciassette anni. Divento giocoliere e funambolo autodidatta.
A diciott’anni sono già stato espulso da cinque scuole per aver borseggiato i miei insegnanti e manipolato carte da gioco sotto il banco. Mi rifiuto di dare esami per dimostrare che so leggere, scrivere e fare di conto, così metto a repentaglio le mie opportunità di fare lo spazzino o lavorare in banca. Me ne vado di casa e divento un artista di strada, un giocoliere abusivo; vengo spesso arrestato… dovunque.
Nessuno desidera assumermi, perché ostento un’assurda arroganza; per un certo tempo faccio di tutto per non cambiare. Diventa fondamentale scrivere, giocare a scacchi, imparare il russo, la corrida, scoprire l’architettura e l’ingegneria, inventarmi nascondigli, costruire case sugli alberi, esercitarmi a scassinare serrature; mi abbandono alla mia sete di conoscenza, affino il mio perfezionismo.
Questa catena di eventi mi porta a immaginare un cavo metallico teso in segreto da qualche parte e a esibirmi su un palcoscenico irraggiungibile e autoimposto, nel totale disprezzo per l’autorità costituita.