Il nuovo romanzo di Jeffery Deaver, Il valzer dell’impiccato, sarà pubblicato il 18 maggio 2017 da Rizzoli con un prezzo di copertina di 20 euro per la versione cartacea e un costo di 9,99 euro per gli ebook in versione pdf, epub e mobi. Vediamo la trama e un’anteprima dalla nuova opera dello scrittore statunitense.
Contenuti
Il valzer dell’impiccato: la trama
La trama del libro si svilupperà tra New York e Napoli. Il romanzo ha inizio quando un uomo viene prelevato di forza vicino Central Park e fatto salire su di un’auto. Unico testimone della scena? Una bambina.
Lincoln Rhyme e Amelia Sachs, seppur presi dai preparativi per il matrimonio, devono tornare in azione. Presto la squadra elabora un profilo del sequestratore e lo battezza Il Compositore, dato che le sofferenze inferte alle vittime sembrano richiamare alla mente una macabra melodia. La caccia all’uomo si rivelerà tutt’altro che semplice, costringendo i protagonisti a raggiungere l’Italia e Napoli in particolare, dove dovranno lavorare a contatto con gli investigatori della Penisola.
Per i lettori interessati ad altri dati, alla trama ufficiale e alle recensioni dei lettori rimandiamo alla scheda completa del romanzo su Amazon.
Un estratto da Il valzer dell’impiccato
«Mamma.»
«Un minuto.»
Procedevano spedite lungo la strada tranquilla dell’Upper East Side, il sole basso in quella fresca mattina autunnale. Foglie rosse e gialle tracciavano spirali cadendo dai rami sparuti.
Madre e figlia, gravata dalla zavorra che adesso i bambini si portano a scuola.
Ai miei tempi…
Claire mandava messaggi come una forsennata. La domestica – chi l’avrebbe detto? – si era ammalata. No, forse si era ammalata, il giorno della cena! La cena. E Alan doveva lavorare fino a tardi. Forse.
Come se avesse potuto contare su di lui, a ogni modo.
Din.
La risposta dell’amica: SCUSA, CARMELLA IMPEGNATA STSERA.
Gesù. Un’emoji in lacrime accompagnava il messaggio. Perché non digitare la stramaledetta A in «stasera»? Quanto si risparmiava, un prezioso millisecondo? Troppa fatica mettere il verbo essere?
«Ma, mamma…» Il tono cantilenante di una bambina di nove anni.
«Un minuto, Morgynn. Te l’ho già detto.» La voce di Claire era benevolmente neutra. Neanche un po’ arrabbiata, né irritata o stizzita. Pensò alle sessioni settimanali: seduta sulla sedia, non distesa sul divano – il bravo dottore non aveva neanche un divano nel suo ufficio –, Claire attaccava con le sue nemesi, la rabbia e l’impazienza, e aveva lavorato con tenacia per evitare di sbottare o alzare la voce quando la figlia diventava irritante (anche quando si comportava così di proposito, cosa che, calcolava Claire, equivaleva a un quarto delle ore di veglia della bambina).
E sto facendo un lavoro dannatamente buono.
Ragionevole. Matura. «Un minuto» ripeté, intuendo che la bambina stava per parlare.
Claire rallentò fino a fermarsi e prese a scorrere la rubrica del telefono, persa nel vortice dell’imminente disastro. Era presto, ma il giorno si sarebbe dileguato in fretta e la cena le sarebbe piombata addosso come un TIR. Non c’era proprio nessuno, a Manhattan, che potesse aiutarla nel servizio? Una misera cena per dieci persone! Ma insomma, quanto poteva essere difficile? Una persona qualsiasi.
Era combattuta. Sua sorella?
Macché. Non era invitata.
Sally, del club?
Niente da fare: fuori città. E per di più una stronza.
Morgynn aveva rallentato e Claire si accorse che si stava voltando. Le era caduto qualcosa? A quanto pareva, sì. La bambina corse indietro a raccoglierlo.
Meglio che non fosse il telefono. Ne aveva già rotto uno. Riparare lo schermo era costato centottantasette dollari.
Ma insomma. Bambini…
CAPITOLO 1
«Mamma.»
«Un minuto.»
Procedevano spedite lungo la strada tranquilla dell’Upper East Side, il sole basso in quella fresca mattina autunnale. Foglie rosse e gialle tracciavano spirali cadendo dai rami sparuti.
Madre e figlia, gravata dalla zavorra che adesso i bambini si portano a scuola.
Ai miei tempi…
Claire mandava messaggi come una forsennata. La domestica – chi l’avrebbe detto? – si era ammalata. No, forse si era ammalata, il giorno della cena! La cena. E Alan doveva lavorare fino a tardi. Forse.
Come se avesse potuto contare su di lui, a ogni modo.
Din.
La risposta dell’amica: SCUSA, CARMELLA IMPEGNATA STSERA.
Gesù. Un’emoji in lacrime accompagnava il messaggio. Perché non digitare la stramaledetta A in «stasera»? Quanto si risparmiava, un prezioso millisecondo? Troppa fatica mettere il verbo essere?
«Ma, mamma…» Il tono cantilenante di una bambina di nove anni.
«Un minuto, Morgynn. Te l’ho già detto.» La voce di Claire era benevolmente neutra. Neanche un po’ arrabbiata, né irritata o stizzita. Pensò alle sessioni settimanali: seduta sulla sedia, non distesa sul divano – il bravo dottore non aveva neanche un divano nel suo ufficio –, Claire attaccava con le sue nemesi, la rabbia e l’impazienza, e aveva lavorato con tenacia per evitare di sbottare o alzare la voce quando la figlia diventava irritante (anche quando si comportava così di proposito, cosa che, calcolava Claire, equivaleva a un quarto delle ore di veglia della bambina).
E sto facendo un lavoro dannatamente buono.
Ragionevole. Matura. «Un minuto» ripeté, intuendo che la bambina stava per parlare.
Claire rallentò fino a fermarsi e prese a scorrere la rubrica del telefono, persa nel vortice dell’imminente disastro. Era presto, ma il giorno si sarebbe dileguato in fretta e la cena le sarebbe piombata addosso come un TIR. Non c’era proprio nessuno, a Manhattan, che potesse aiutarla nel servizio? Una misera cena per dieci persone! Ma insomma, quanto poteva essere difficile? Una persona qualsiasi.
Era combattuta. Sua sorella?
Macché. Non era invitata.
Sally, del club?
Niente da fare: fuori città. E per di più una stronza.
Morgynn aveva rallentato e Claire si accorse che si stava voltando. Le era caduto qualcosa? A quanto pareva, sì. La bambina corse indietro a raccoglierlo.
Meglio che non fosse il telefono. Ne aveva già rotto uno. Riparare lo schermo era costato centottantasette dollari.
Ma insomma. Bambini…
Poi Claire riprese a scorrere la rubrica, pregando per la comparsa provvidenziale di una cameriera. Ma guarda quanti nomi. Devo ripulire questo dannato elenco contatti. Non ne conosco la metà, e una bella fetta dell’altra metà non mi va a genio. Partì un altro messaggio implorante.
La bambina tornò al suo fianco e disse con decisione: «Mamma, guarda…».
«Ssh.»
Altri libri di Jeffery Deaver
Il nuovo romanzo rientra nel lungo e amato ciclo di Lincoln Rhyme, la saga iniziata con Il collezionista di ossa nel 1997 e giunta ormai, dopo venti anni di pubblicazioni, al tredicesimo volume.
Il penultimo libro della serie di Jeffery Deaver, intitolato Il bacio d’acciao, era stato pubblicato da Rizzoli nel 2016. Deaver è famoso inoltre per i cicli di John Pellam e di Kathryn Dance. Rimandiamo a Wikipedia per la bibliografia completa dello scrittore.
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