Il nuovo libro di Nicholas Sparks, La vita in due, sarà pubblicato in Italia il 4 luglio 2017. Il volume, lungo 512 pagine, sarà pubblicato da Sperling & Kupfer con un prezzo di copertina di 19,90 euro (per risparmiare lo si può ordinare online con il 15% di sconto
. Per le versioni digitali nei formati pdf, epub e mobi, il costo è di 10,99 euro. Detto questo, è arrivato il momento di leggere la sinossi dell’attesissimo nuovo romanzo di Sparks, uno degli autori più amati e venduti degli ultimi decenni.
La vita in due: trama del nuovo libro di Nicholas Sparks
Il protagonista del romanzo è Russell Green, un trentaquattrenne con una moglie straordinaria, una bella casa, un’ottima carriera e una figlia di cinque anni. Il povero Russell, nell’arco di pochi mesi, perde moltissimo: il lavoro e la moglie che amava. Quando si ritrova da solo con la figlia London, tuttavia, Russell lega moltissimo con la bambina, e scopre di poter attingere una grande forza da lei, forse proprio la forza di cui ha bisogno per superare la fine del suo matrimonio.
In tutto questo, con il passare dei giorni, Russell comprende sempre più a fondo il privelegio e la gioia di essere genitori, e capisce di poter essere un buon padre. Presto, per lui, si avvicina la prova dell’incontro con una nuova donna.
Per il riassunto ufficiale della trama di La vita in due e per leggere le recensioni dei lettori, rimandiamo alla scheda completa del libro su Amazon.
Un’anteprima dal romanzo
«GLIEL’HO detto oggi», annunciò Vivian.
Eravamo in camera da letto, finalmente soli. Vivian si era infilata il pigiama ed era sotto le coperte. Era metà dicembre e London si era addormentata da neanche un’ora: aveva otto settimane, ma dormiva ancora solo tre o quattro ore di fila. Vivian non si lamentava, però era terribilmente stanca. Bella, ma stanca.
«A chi hai detto cosa?» domandai.
«A Rob», rispose, riferendosi al suo capo nell’agenzia di comunicazione dove lavorava. «L’ho informato ufficialmente che dopo il congedo di maternità non tornerò a lavorare.»
«Oh», risposi, avvertendo la stessa morsa di terrore di quando mi aveva mostrato il test di gravidanza positivo. Vivian guadagnava quasi quanto me e senza il suo stipendio non sapevo se saremmo riusciti a mantenere il nostro stile di vita.
«Mi ha detto che la sua porta è sempre aperta, nel caso cambiassi idea», aggiunse. «Ma io gli ho risposto che non ho intenzione di far crescere London con degli sconosciuti. Altrimenti perché mettere al mondo un figlio?»
«Non devi convincere me», risposi, sforzandomi di mascherare i miei sentimenti. «Io sono d’accordo con te.» O meglio, una parte di me lo era. «Ma sai che questo significa che non potremo uscire a cena come facevamo prima e dovremo limitare le spese superflue, vero?»
«Lo so.»
«L’idea di andare meno spesso a fare shopping ti sta bene?»
«Lo dici come se fossi una che butta via i soldi. Non l’ho mai fatto.»
Per la verità, gli estratti conto della carta di credito a volte dicevano il contrario, al pari del suo armadio straripante di vestiti, scarpe e borse, ma avevo colto il tono piccato della sua voce e non volevo litigare. Invece mi girai verso di lei e l’abbracciai pensando a ben altro. La sbaciucchiai e la mordicchiai sul collo.
«Adesso?» chiese.
«È passato tanto tempo.»
«E il mio povero piccolino sta per scoppiare, vero?»
«Francamente preferirei evitarlo.»
Lei rise e io cominciai a slacciarle il pigiama. All’improvviso si udì un fruscio nel baby monitor. Ci bloccammo entrambi.
Niente.
Ancora niente.
Proprio quando mi stavo convincendo che finalmente avevamo campo libero, il rumore dal monitor partì a tutta forza. Con un sospiro, mi voltai di schiena e Vivian si alzò dal letto. Quando finalmente London si fu calmata, dopo una mezz’ora buona, mia moglie non era dell’umore giusto per un secondo approccio.
Il mattino successivo fummo più fortunati. A tal punto che mi offrii di occuparmi di London quando si fosse svegliata, per permettere a Vivian di dormire ancora un po’. Mia figlia tuttavia doveva essere stanca quanto la madre, perché si svegliò solo dopo la mia seconda tazza di caffè e comunque senza piangere.
Andai in camera sua e la vidi che fissava la giostra appesa sopra la culla, piena di energia, le gambe che si agitavano come pistoni. Le sorrisi e all’improvviso anche lei sorrise.
Non era stato un riflesso automatico. Quelli li conoscevo, perciò non credevo ai miei occhi. Era stato un sorriso vero, reale come la luce del sole, e quando emise un gorgoglio inaspettato, l’inizio già radioso della mia giornata diventò sfavillante.
***
Io non sono un uomo saggio.
Attenzione, non sto dicendo di essere poco intelligente. Ma la saggezza è qualcosa di più dell’intelligenza, perché implica sensibilità, empatia, esperienza, pace interiore e intuizione e, con il senno di poi, era evidente che mi mancavano molti di questi tratti.
C’è un’altra cosa che ho imparato: l’età non garantisce la saggezza più di quanto garantisca l’intelligenza. So che non è un concetto popolare – del resto non consideriamo forse saggi i nostri vecchi anche perché hanno i capelli bianchi e le rughe? – ma sono giunto alla conclusione che certe persone nascono con l’abilità di acquisire la saggezza, mentre altre no, e che in alcuni quindi la saggezza è manifesta fin da giovani.
Prendiamo mia sorella Marge, per esempio. È saggia, e ha solo cinque anni più di me. In realtà è sempre stata saggia, dacché la conosco. Anche Liz lo è. È più giovane di Marge, tuttavia le sue osservazioni sono sempre ponderate e piene di comprensione. Dopo che ho parlato con lei, mi capita spesso di riflettere sulle cose che ha detto. Anche mia madre e mio padre sono saggi. Di recente ci ho riflettuto molto, perché è evidente che, per quanto la saggezza sia un tratto comune nella nostra famiglia, deve aver saltato me.
Se fossi stato saggio, avrei dato retta a Marge nell’estate del 2007, quando mi portò al cimitero dove erano seppelliti i nostri nonni per chiedermi se fossi davvero sicuro di voler sposare Vivian.
Se fossi stato saggio, avrei ascoltato mio padre quando mi domandò se avessi riflettuto bene sull’opportunità di mettermi in proprio e aprire una mia agenzia di pubblicità a trentacinque anni suonati.
Se fossi stato saggio, avrei dato ascolto a mia madre quando mi diceva di stare il più possibile con London, perché i figli crescono in fretta e gli anni perduti non tornano più.
Ma come ho detto, non sono un uomo saggio, e per questo la mia vita ha avuto un crollo verticale. Ancora adesso non so se riuscirò mai a riprendermi.
***
Da dove partire per dare un senso a una storia che non ha alcun senso? Dal principio? E dov’è il principio?
Chi lo sa?
Allora partiamo da qui. Da bambino ero convinto che a diciotto anni mi sarei sentito adulto, e avevo ragione. A diciotto anni stavo già facendo progetti. Il tenore di vita della mia famiglia era sempre stato modesto e io non avevo intenzione di continuare così. Sognavo di creare una mia impresa, di mettermi in proprio, anche se non sapevo bene che cos’avrei fatto. Immaginavo che il college potesse aiutarmi a trovare la mia strada, così mi iscrissi all’Università del North Carolina, ma più passava il tempo, più mi sentivo giovane. Anche dopo la laurea, avevo la sensazione di essere lo stesso ragazzo che era uscito dalle superiori.
Per avere ulteriori informazioni sugli altri libri di Nicholas Sparks vi rimandiamo alla nostra guida bibliografica.