Perché leggere Shantaram di Gregory David Roberts? In 7 punti abbiamo cercato di enucleare i motivi che ci spingono a consigliare ai lettori il volume di Roberts, edito in Italia da Neri Pozza (qui la scheda completa sullo store Amazon con prezzo, trama e recensioni dei lettori).
2) Roberts non indugia in lunghissime descrizioni, ma il suo lungo romanzo riesce a rendere bene la vita e l’atmosfera di Bombay: profumi, povertà estrema, vistosa opulenza, violenza, amore e amicizia fraterna, Shantaram propone al lettore un mix che risulta verosimile e impressionante.
3) Il romanzo è scritto da un ex studente di filosofia, poi rapinatore, poi detenuto, quindi fuggiasco, quindi ancora detenuto. Non si faccia l’errore di credere, tuttavia, che sia un libro divenuto un successo per le vicissitudini dell’autore: Shantaram è il libro di uno scrittore vero. La prosa (a parte qualche piccola ingenuità che si nota di tanto in tanto) è snella e vivida, le situazioni immersive, il ritmo incalzante.
4) Nel libro si apre lo spazio, non di rado, per delle riflessioni filosofiche che appaiono originali e suggestive, basti pensare alla teoria della complessità di Khaderbai e a come questa guidi le azioni del capo di una delle organizzazioni criminali più importanti di Bombay.
5) In Shantaram vi sono tantissimi personaggi e l’agile prosa di Roberts riesce a tenere insieme questa massa a dir poco variegata di figure. All’inizio alcuni personaggi possono apparire fin troppo pittoreschi, ma anche in questi casi col passare delle pagine Roberts riesce a “recuperarli”. Si va dal povero Prabaker dall’incredibile sorriso alla bellissima Karla, europea invischiata in traffici oscuri e dal cuore duro, dal francese Didier, che nasconde il suo acume e la sua pericolosità con i suoi modi da ubriacone a Khaderbai, il grande filosofo-leader criminale. E poi ancora Madame Zhou, Abdullah, Jhonny Cigar, Lisa Carter, Ulla, i genitori di Prabaker, Nazir… uomini e donne di diverse nazionalità, dai caratteri più disparati, tutti uniti nello scenario unico di Bombay.
6) Shantaram è in grado di emozionare: i pericoli sono moltissimi, la morte è spesso dietro l’angolo, le passioni bruciano e a Bombay succede davvero di tutto. Roberts, peraltro, non manca di inserire colpi di scena e decessi che stringono il cuore al lettore.
7) In Shantaram Roberts non si tira indietro quando c’è da descrivere la violenza e l’orrore. Non mancano le scene forti, ma ciò che è più importante, la baraonda di eventi narrati non scivola nell’autocommiserazione, nell’indulgenza né nel gusto per l’orrido: i fatti sono narrati così come sono e spetta al lettore, come è fondamentale che sia, il ruolo di giudice dei personaggi e delle azioni compiute.
In estrema sintesi, Shantaram è un libro dal ritmo incalzante, denso di avvenimenti, dalla prosa valida e dall’ambientazione suggestiva. Nell’edizione italiana il romanzo conta 1177 pagine ma il volume non risulta pesante (e d’altronde altrimenti non avrebbe venduto milioni di copie in tutto il mondo).
Consigliamo quindi di leggere Shantaram e ricordiamo, prima di chiudere, che Neri Pozza ha di recente pubblicato l’atteso seguito del romanzo: L’ombra della montagna.
Edito da Neri Pozza nel 2006 • Pagine: 1177 • Compra su Amazon
Il bus della scalcagnata Veterans’ Bus Service, una compagnia di veterani dell’esercito indiano, è appena arrivato al capolinea di Colaba, la zona di Bombay dove si concentrano gli alberghi a buon mercato. Greg è il primo a mettere piede sul predellino e a farsi largo tra la folla di faccendieri, venditori di droga e trafficanti d’ogni genere in attesa davanti alla portiera. Ha una chitarra a tracolla, un passaporto falso in tasca e un turbinio di pensieri ed emozioni in testa. Nel tragitto dall’aeroporto a Colaba ha pensato di essere sbarcato in una città dopo una catastrofe. Davanti ai suoi occhi si è spalancata una distesa sterminata di miserabili rifugi fatti di stracci, fogli di plastica e carta, stuoie e stecchi di bambù. In preda allo stupore, Greg ha visto donne bellissime avvolte in stoffe azzurre e dorate incedere a piedi nudi in quella rovina, e uomini dai denti candidi e dagli occhi a mandorla, bambini dalle membra incredibilmente aggraziate. Ovunque, poi, aleggiava un odore acre e intenso. Quell’odore in cui, a Bombay, fiuti di colpo l’aroma del mare e il metallo delle macchine, il trambusto, il sonno, la lotta per la vita, i fallimenti e gli amori di milioni di esseri umani.
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