Vediamo alcune belle frasi da L’eleganza del riccio di Barbery Muriel, un libro divenuto un caso editoriale nel 2006 prima in Francia e poi altrove, con ottima diffusione anche in Italia. Il romanzo ha inoltre raccolto diversi riconoscimenti tra cui il Premio Georges Brassens 2006, il Premio Rotary International e il Prix des Libraires.
Le frasi da L’eleganza del riccio di Muriel qui citate sono tratte dal testo edito da Edizioni e/o e tradotto da Emanuelle Caillat e Cinzia Poli; gli estratti che seguono danno un’idea delle citazioni filosofiche e letterarie presenti nel testo e della leggerezza che ne anima la forma.
L’eleganza del riccio, frasi e citazioni dal libro di Barbery Muriel
Un primo estratto dal capitolo sesto intitolato “Tonache”:
La seconda domanda, dunque: che cosa conosciamo del mondo?
A questa domanda rispondono gli idealisti come Kant.
Che cosa rispondono?
Rispondono: non un granché.
L’idealismo è quel convincimento secondo cui noi possiamo conoscere solo ciò che appare alla nostra coscienza, quell’entità semidivina che ci salva dalla condizione di bestie. Noi del mondo conosciamo ciò che può dirne la nostra coscienza, perché questo le appare – e nient’altro.
Facciamo un esempio a caso, prendiamo un simpatico gatto di nome Lev. Perché? Perché con un gatto credo sia più facile. Vi chiedo: come potete essere certi che si tratti di un gatto e addirittura sapere che cos’è un gatto?”.
Una citazione dal capitolo nono: “Nel Natale del 1989 Lucien era molto malato. Non sapevamo ancora quando sarebbe arrivata la morte, ma eravamo legati dalla certezza della sua imminenza, legati dentro noi stessi e legati l’un l’altro da questo vincolo invisibile. Quando la malattia entra in una casa non si impossessa soltanto di un corpo, ma tesse tra i cuori un’oscura rete che seppellisce la speranza. Come una ragnatela che avvolgeva i nostri progetti e il nostro respiro, giorno dopo giorno la malattia inghiottiva la nostra vita. Quando rincasavo, avevo la sensazione di entrare in un sepolcro e avevo sempre freddo, un freddo che niente riusciva a mitigare, al punto che negli ultimi tempi, quando dormivo al fianco di Lucien, mi sembrava che il suo corpo assorbisse tutto il calore che il mio era riuscito a trafugare altrove”.
L’eleganza del riccio, incipit del romanzo di Muriel
Ecco come inizia il primo capitolo, intitolato “Chi semina desiderio”:
«Marx cambia completamente la mia visione del mondo» mi ha dichiarato questa mattina il giovane Pallières che di solito non mi rivolge nemmeno la parola.
Antoine Pallières, prospero erede di un’antica dinastia industriale, è il figlio di uno dei miei otto datori di lavoro. Ultimo ruttino dell’alta borghesia degli affari – la quale si riproduce unicamente per singulti decorosi e senza vizi -, era tuttavia raggiante per la sua scoperta e me la narrava di riflesso, senza sognarsi neppure che io potessi capirci qualcosa. Che cosa possono mai comprendere le masse lavoratrici dell’opera di Marx? La lettura è ardua, la lingua forbita, la prosa raffinata, la tesi complessa.
A questo punto, per poco non mi tradisco stupidamente.
«Dovrebbe leggere L’ideologia tedesca» gli dico a quel cretino in montgomery verde bottiglia.
Per capire Marx, e per capire perché ha torto, bisogna leggere L’ideologia tedesca. È lo zoccolo antropologico sul quale si erigeranno tutte le esortazioni per un mondo migliore e sul quale è imperniata una certezza capitale: gli uomini, che si dannano dietro ai desideri, dovrebbero attenersi invece ai propri bisogni. In un mondo in cui la hybris del desiderio verrà imbavagliata potrà nascere un’organizzazione sociale nuova, purificata dalle lotte, dalle oppressioni e dalle gerarchie deleterie.
“Chi semina desiderio raccoglie oppressione” sono sul punto di mormorare, come se mi ascoltasse solo il mio gatto.
Il libro è in vendita su un gran numero di negozi online tra cui Amazon.
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