Un romanzo sul calcio delle serie inferiori e sul grigiore della periferia napoletana, dove non esiste netta distinzione tra bene e male e dove la delinquenza è un fenomeno trasversale, che tocca tutti e contagia ogni animo.
“Cagliosa” è un romanzo composto in lingua coraggiosa e incisiva, uno speziato miscuglio di napoletano antico e contemporaneo, gergo tecnico calcistico e forme da prosa letteraria. Franza è uno scrittore che ha una sua inconfondibile voce, dote preziosa nel panorama del romanzo italiano. Si distacca dalla tradizione storica partenopea, dallo stile sentimentale della celebrata Elena Ferrante e dal realismo esasperato di Saviano per raccontare le inquietudini e le illusioni della strada, tra giovani che considerano il futuro qualcosa di troppo lontano e che hanno poca coscienza del passato. I protagonisti di “Cagliosa” vivono in un presente fatto di normali paradossi e di eterni rischi. Giocano a calcio per sfogare la loro aggressività, interpretano ogni partita come una battaglia, dove tutto può succedere.
Proprio seguendo partita dopo partita il campionato di una squadra di provincia iscritta a un torneo minore si entra a contatto con la vita disordinata di personaggi dai soprannomi ridicoli e dai trascorsi spesso spaventosi. Potrebbero assomigliare ai ragazzi di vita di Pasolini, se non fosse per la fredda disperazione che anima i caratteri presenti nelle pagine di “Cagliosa”. Nella periferia napoletana raccontata da Franza non c’è spazio per la spensieratezza o per i sogni di grandezza. Anche il gioco si trasforma in un’esperienza di violenza e cattiveria, tutti si mostrano rabbiosi e cinici per non passare per vittime.
Il calcio viene raccontato come un inutile e confuso affanno, un insensato sforzo di prevaricazione su nemici apparenti. In “Cagliosa” i calciatori “giocano a far male”, non gioiscono per la vittoria ma per l’offesa inflitta all’avversario. Una metafora della vita follemente competitiva ed esagitata dei tempi attuali?
Recensione inviata da Paolo Altavilla
Edito da Ortica editrice nel 2019 • Pagine: 324 • Compra su Amazon
Giovanni detto Vangò ruba motorini per conto di un carrozziere e nel tempo libero gioca a calcio nella squadra del suo quartiere: il Rione Incis Club, formazione di dilettanti iscritta al girone C della Terza Categoria provinciale napoletana. Ventidue sono le partite del torneo, e ventidue sono i capitoli del libro, attraverso cui Giovanni misura i propri limiti e il suo abbrutimento, subendo l'inutile ferocia dei compagni di squadra, l'ottusità dell'allenatore, i vincoli di un'esistenza da schiavo. Qualcosa sembra cambiare il giorno in cui incontra una bella giornalista sportiva, la sua nuova, impossibile ossessione. Stimolato da un sentimento inedito, il ragazzo comincia a rendersi conto di dover evolvere. Ma come? Sullo sfondo, prosegue il campionato della Incis, tra risse, scorrettezze, acide rivalità, figuracce e futili rivalse. Non ci sono campioni né sportivi, e ogni personaggio rivela senza vergogna la propria deficienza morale. Ciononostante, lontani dai riflettori, su campi polverosi e invasi dall'erbaccia, Giovanni e compagni combattono per resistere alla forza centrifuga del non senso, per sopravvivere a loro stessi.
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