Quanto è importante chiedersi se si è felici? Bisogna chiederselo? Roberta Dell'Acqua, cardio psicologa e psicoterapeuta a indirizzo umanistico-esistenziale, da sempre in prima linea per la promozione del benessere in un’ottica bio-psico-sociale, nel suo saggio Il coraggio di essere felice. Un percorso di rinascita interiore, edito da Alvorada, crede fermamente che bisogna conoscere il proprio benessere psico-fisico.
Costatando quanto sia davvero difficile per le persone volersi bene e desiderare di prendersi cura di sé, il saggio di Roberta Dell’Acqua, pone l’attenzione sulla formazione della disciplina PNEI (psico-neuro-endocrino-immunologia), che studia la persona nella sua integrità, poiché è essenziale in un’ottica di cura e di benessere globale considerare l’organismo in modo olistico e integrato. La sua formazione prevede la conoscenza dell’approccio terapeutico EMDR, molto utile nell’elaborazione dei traumi, della mindfulness, della programmazione neuro quantistica, del Reiki e della meditazione.
Come recita la sinossi del libro, “Il coraggio di essere felice. Un percorso di rinascita interiore” è un saggio sia sul benessere psicologico sia su quello fisico, in cui si l’autrice Roberta Dell’Acqua invita ad amare prima di tutto noi stessi, per poter poi espandere la nostra energia benefica anche agli altri. L’autrice si aiuta con esperienze tratte dalla sua vita privata, con aneddoti presi da diverse tradizioni religiose e con storie ascoltate dai suoi pazienti per spiegare ancora più approfonditamente gli importanti concetti che espone nel suo testo.
Tra le varie tematiche spicca sicuramente la trattazione dei comportamenti dannosi per la nostra psiche che mettiamo in si mettono in atto, sia consciamente che inconsciamente, e che limitano il nostro sviluppo personale; Roberta Dell’Acqua ci spinge quindi a riflettere sui pensieri e le azioni che compiamo nella nostra quotidianità e che determinano il nostro destino, invitandoci a fare una selezione di ciò che davvero ci fa bene e che ci può far evolvere sia intellettualmente che spiritualmente.
Sono innumerevoli le personalità del mondo dell'arte, della filosofia, della scienza, della sociologia, della psicologia e della letteratura che hanno tentato – ognuno con la propria formazione professionale e bagaglio culturale – a rispondere al millenario quesito: “Che cos’è la felicità?”
Roberta Dell’Acqua sembra essere d’accordo con quanto affermava Zygmunt Bauman, ovvero che la vita felice viene dal superamento dei problemi, dal risolvere le difficoltà. Secondo il grande sociologo teorico della “società liquida”, bisogna affrontare le sfide, fare del proprio meglio. Si raggiunge la felicità quando ci si rende conto di riuscire a controllare le sfide poste dal fato, ci si sente persi se aumentano le comodità. L’autrice è infatti convinta che è indispensabile essere consapevoli che ogni persona avrà momenti delicati da affrontare, dove ogni sintomo, ogni comportamento disfunzionale e deviante, sarà un modo per resistere ad una prova, per tentare di anestetizzare il dolore, per nascondere la paura di cambiare e la fatica di accettare le parti scomode di sé. Il dolore serve sempre. Dopo esser quasi affogati nel nostro mare di lacrime, tocchiamo un punto del fondale che è quello che ci permette di risalire. E quando emergiamo, saremo più forti, persone migliori e anche più in grado di essere di aiuto agli altri, dando ascolto al nostro daimon, alla voce della nostra anima.
La voce dell’anima per i credenti è la coscienza, scintilla divina che dovrebbe fare chiarezza sulle nostre azioni, ma il concetto stesso di anima risulta ancora problematico: da un lato con gli apparati sviluppati dalla scienza non si riesce ad “attrezzare” con significati una collezione di particelle; dall’altro (contro il dualismo) risulta priva di senso fisico la nozione di un’anima separata. D’altronde la “natura” non può essere identificata con la collezione di particelle che esploriamo in laboratorio.
Si nota l’approccio umanistico di Roberta Dell’Acqua nella trattazione di problemi psicologici, aspetto non di poco conto, in quanto l’autrice non rischia di scivolare nello sterile riduzionismo naturalistico, senza tralasciare le concezioni teologiche. Semmai riesce ad essere trasversale, ad arrivare ad una vasta platea di lettori che ancora si chiedono cosa siano l’amore, l’anima, la paura e in che misura siano utili le neuroscienzie e la fisica quantistica che ha insegnato che ogni atto di misura introduce una “novità”.
Recensione a cura di Annalina Grasso
Annalina Grasso è una giornalista pubblicista nata a Benevento. Si è laureata in Lettere moderne all’Università Federico II di Napoli con una tesi su Giacomo Debenedetti interprete di Marcel Proust e si è specializzata in filologia moderna a indirizzo linguistico presso la medesima università, con particolare interesse verso la storia della lingua italiana. Ha frequentato un corso di laurea magistrale in Editoria e scrittura presso l’Università Tor Vergata di Roma, un breve corso di studi umanistici alla Sorbona e ad Harvard (incentrati soprattutto sulla Divina Commedia), un corso di media social communication alla Ninja Academy di Milano e un master in arte e organizzazione di eventi culturali (specialmente mostre d’arte). Da anni si occupa di cinema, arte e letteratura e nel 2014 ha fondato il magazine culturale online ‘900letterario, che dirige. Le sue ricerche e studi sono volti alla divulgazione di opere letterarie e cinematografiche meno conosciute.
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