Voleva davvero turbare quella monotonia in cui tutto sommato si sentiva protetta e al sicuro?
È un romanzo sulla ricerca della Meraviglia, questo primo lavoro del biologo Guido Domingo, pubblicato per Pathos Edizioni nel dicembre del 2021. Nato nel 1980, l’autore coltiva l’amore per la natura, la scrittura, la poesia e la musica. In un qualche modo, “Nemmeno una virgola” è testimone e risultato di questa certa e dotata
sensibilità.
Il romanzo, breve, delicato e suggestivo, prende le mosse da un fatto di cronaca realmente accaduto secondo cui un’anziana donna in pensione trova in casa delle vecchie lire di cui non sapeva nulla. Un ritrovamento magico che irrimediabilmente cambia il corso della sua quotidianità.
Nel romanzo, l’anziana in questione è “La Vecchia” e come il resto dei pochi personaggi che ruotano attorno alla sua vita, La Vecchia ha un nome che il lettore non conoscerà mai. La vecchia ha una figlia, un vicino, dei nipoti che non si curano di lei ed è vedova del marito.
Conoscerà un’insegnate e tante vite fa, ha avuto un’amica.
Sola in casa, autonoma nonostante gli acciacchi dell’età, vive a distanza il calore dei rapporti sociali e sembra attenta a non infastidire nessuno.
La incontriamo per la prima volta nascosta dietro una finestra, sulla sua poltrona, intenta ad osservare lo spensierato correre di alcuni bambini nel cortile della sua abitazione. Si domanda
quando sia stata l’ultima volta che abbia corso e non se lo ricorda più.
Da subito, Domingo apre le porte ad un panorama psico-emotivo affatto scontato riguardo le età e che pure si rivela sempreverde: l’avanzare degli anni, il peso di una Forza con cui non ha luogo un confronto perché troppo veloce, troppo tecnologica o poco attenta, il sopravvivere alle perdite che anestetizza i sensi, secca le membra, i muscoli e le ossa, in un consumarsi del tempo in attesa di una morte-libera-tutto.
Questo almeno, il vivere al presente della Vecchia. Il suo pensarsi così. Una donna che non dialoga più, anaffettiva si direbbe, come di rimando le si palesa la Figlia, le cui visite di routine sono fredde, tendenzialmente tese e sbrigative come una tassa da pagare. Le porta la spesa, si lamenta dei suoi figli, conversa con lei senza davvero parlarle e le critica il frigorifero, pieno di ghiaccio e troppo vecchio oramai rispetto la comodità che può offrire “la macchinazione moderna”.
Il vecchio IGNIS, il frigorifero che il defunto Marito della Vecchia aveva comprato coi loro risparmi – e che dunque rappresenta necessariamente un’ancora a una vita passata e che ora si manifesta perduta – si rivela essere l’elemento magico per cui la Vecchia è letteralmente iniziata alla ricerca che Domingo guida con grande sensibilità.
Recensione a cura di Annalina Grasso
Annalina Grasso è una giornalista pubblicista nata a Benevento. Si è laureata in Lettere moderne all’Università Federico II di Napoli con una tesi su Giacomo Debenedetti interprete di Marcel Proust e si è specializzata in filologia moderna a indirizzo linguistico presso la medesima università, con particolare interesse verso la storia della lingua italiana. Ha frequentato un corso di laurea magistrale in Editoria e scrittura presso l’Università Tor Vergata di Roma, un breve corso di studi umanistici alla Sorbona e ad Harvard (incentrati soprattutto sulla Divina Commedia), un corso di media social communication alla Ninja Academy di Milano e un master in arte e organizzazione di eventi culturali (specialmente mostre d’arte). Da anni si occupa di cinema, arte e letteratura e nel 2014 ha fondato il magazine culturale online ‘900letterario, che dirige. Le sue ricerche e studi sono volti alla divulgazione di opere letterarie e cinematografiche meno conosciute.
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