“A volte accade che sia un unico gesto al di fuori dell’usuale, un gesto che poi chiamiamo sbaglio, a cambiare per sempre il corso di una vita.”
“Resta quel che resta” di Katia Tenti è un romanzo ambientato a Bolzano durante la Grande e post-guerra.
Il romanzo si apre con la prima parte negli anni del 1945 per poi terminare con la seconda parte negli anni Ottanta. Le famiglie dei protagonisti partecipano e assistono alla guerra, una guerra che sembra remota leggendo il romanzo. Katia Tenti fa riflettere il lettore sulla situazione odierna, perché sembra che la guerra sia finita e per sempre, invece, si percepisce ancora l’eco delle bombe. Le guerre esistono e possono essere anche invisibili. Ma non è la guerra, il tema di questo romanzo, semmai la scenografia, dove sul palco ci sono i protagonisti che la vivono, le famiglie. Il tema è l’integrazione tra italiani e tedeschi, e quest’ultimi, devono fare i conti con la perdita della propria identità culturale.
Katia Tenti ha costruito abilmente un romanzo corale: protagoniste sono cinque famiglie accomunati da “qualcosa”, i Galli e i Ceccarini, gli Egger, i Marchetti e i Ranieri. Queste famiglie diverse tra loro, portano con sé il disagio sociale e la ricerca di una dignità sul piano lavorativo e sociale: la famiglia Ranieri, che prova a migliorare la propria miseria, la famiglia Marchetti-Galli dal sangue marcio e dal temperamento violento che ha creduto nel fascismo per poi <<alzare gli occhi>> e guardare la realtà, che cela un segreto orribile; infine la famiglia Egger, che si mischia, per certi versi, con il germe del Male, ossia Sante Marchetti, che a sua volta si scontra con la lussuosa famiglia del dottore Alfred Gasser. La figura di Sante Marchetti è stilata come un perfetto fenomeno di devianza sociale della quale l’autrice si è a lungo occupata. In primo piano si ha lo sfondo di una campagna di italianizzazione in epoca fascista e in secondo piano la storia di queste famiglie che portano allo svelamento della verità sul rapimento delle gemelline.
I Marchetti assieme ai Galli e ai Ceccarini sono i Walsche che emigrano a Bolzano in cerca di fortuna. Poi, ci sono i tedeschi, gli Egger e la famiglia del medico Alfred Gasser, che cercano invece di lottare per far permanere la loro lingua e cultura tedesca, in un’epoca dove gli italiani sembrano di voler appropriarsi di tutto.
“Bolzano era due città, tutto era diviso, da una parte gli italiani, dall’altra i tedeschi, e agli italiani era destinato il lato meno appariscente”. (p.279)
Tedeschi e italiani sono agli antipodi non solo nei costumi ma anche nel sito delle loro case. I tedeschi abitano in un luogo pulito e appariscente segno della loro ricchezza, mentre gli italiani, annegano nella miseria, miseria si riassume nel “rito” del “bagno in comune”.
“Nerio aveva vissuto in una topaia senza bagno, ed erano in cinque: e ora che il cesso ce l’aveva c’era gente che lo invidiava. Cos’era il bagno se non una “cosa”? Bene, signora: vada lei a cagare per strada, tra le rotaie della ferrovia, come dovevano fare in molti. Erano i soldi a contare […]” (p.98)
Recensione a cura di Annalina Grasso
Annalina Grasso è una giornalista pubblicista nata a Benevento. Si è laureata in Lettere moderne all’Università Federico II di Napoli con una tesi su Giacomo Debenedetti interprete di Marcel Proust e si è specializzata in filologia moderna a indirizzo linguistico presso la medesima università, con particolare interesse verso la storia della lingua italiana. Ha frequentato un corso di laurea magistrale in Editoria e scrittura presso l’Università Tor Vergata di Roma, un breve corso di studi umanistici alla Sorbona e ad Harvard (incentrati soprattutto sulla Divina Commedia), un corso di media social communication alla Ninja Academy di Milano e un master in arte e organizzazione di eventi culturali (specialmente mostre d’arte). Da anni si occupa di cinema, arte e letteratura e nel 2014 ha fondato il magazine culturale online ‘900letterario, che dirige. Le sue ricerche e studi sono volti alla divulgazione di opere letterarie e cinematografiche meno conosciute.
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