Il nuovo romanzo storico di Arturo Bernava, Le risate del mondo edito dalla casa editrice Il Viandante, è una lettura che può facilmente annoverarsi fra i romanzi corali: un libro denso di personaggi, ognuno con una propria psicologia e peculiarità, che rende la lettura intensa, piacevole ma, soprattutto, viva ed emozionante. La storia si svolge a Chieti durante la Seconda Guerra Mondiale e, precisamente, nel 1943; anno noto per il proclama di Badoglio riguardante l’Armistizio di Cassibile. La trama del testo si apre subito con un mancato matrimonio: quello fra Italia Michelli e Osvaldo Pierantozzi. Italia è una presunta vedova di guerra, mentre Osvaldo appartiene a una classe sociale abbiente e quindi superiore; per di più l’uomo coltiva dei legami all’interno del partito fascista. Il prete, Don Michele Criscuolo detto “Tiscrocco”, rifiuta categoricamente questa unione senza proferire gli effettivi motivi di questa sua posizione estrema.
‘’Don Michele Criscuolo, detto Tiscrocco per la sua abitudine a usare prima le mani e poi la testa, era portato dai fulmini. E non quelli atmosferici, che pure quella mattina saettavano copiosi nel cielo, ma quelli della sua mente elettrica, resa ancora più fremente dal matrimonio che di lì a poco avrebbe dovuto celebrare. Non lo approvava, non lo approvava per niente! E non solo lui, a dirla tutta. Anche la sposa non era contenta, ma non era quello il punto, visto che nnessuno si era preoccupato di chiedere il parere della povera ragazza’’.
Il parroco, infatti, non dà spiegazioni circa la sua decisione con la disperazione conseguente di Benemerita Carrisi, madre di Italia, che invece auspicava nell’unione con Osvaldo Pierantozzi e la figlia per fronteggiare la miseria e la fame in cui verteva la famiglia. Essendo Osvaldo un buon partito accalappiarlo era l’unica cosa da fare. La notizia, per quanto apparentemente triste, dona sollievo alla novella sposa Italia che nel suo cuore non ha dimenticato il marito Ottavio Valdi, disperso in Russia, sognando ancora di poterlo ritrovare. La peculiarità di questo romanzo storico, tuttavia, è la maestria con cui confluiscono numerosi generi in una sola trama. La lettura si apre con un mancato matrimonio, un topos che ricorda molto I promessi sposi, nell’immaginario comune, ma fluisce in seguito in concatenazioni concentriche in cui si susseguono elementi noir, gialli, thriller: una dimensione che rapisce il lettore mantenendo quest’ultimo ben saldo al libro, fino all’ultima pagina.
Recensione a cura di Annalina Grasso
Annalina Grasso è una giornalista pubblicista nata a Benevento. Si è laureata in Lettere moderne all’Università Federico II di Napoli con una tesi su Giacomo Debenedetti interprete di Marcel Proust e si è specializzata in filologia moderna a indirizzo linguistico presso la medesima università, con particolare interesse verso la storia della lingua italiana. Ha frequentato un corso di laurea magistrale in Editoria e scrittura presso l’Università Tor Vergata di Roma, un breve corso di studi umanistici alla Sorbona e ad Harvard (incentrati soprattutto sulla Divina Commedia), un corso di media social communication alla Ninja Academy di Milano e un master in arte e organizzazione di eventi culturali (specialmente mostre d’arte). Da anni si occupa di cinema, arte e letteratura e nel 2014 ha fondato il magazine culturale online ‘900letterario, che dirige. Le sue ricerche e studi sono volti alla divulgazione di opere letterarie e cinematografiche meno conosciute.
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